Immigrazione, Barroso a Berlusconi: "Rispettate i diritti umani"
l'Unità.it
Rispettare i diritti umani nel contrasto dell’immigrazione illegale. È quanto ha chiesto il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Durao Barroso. "Fermate le morti stop ai respingimenti" è l’appello promosso da Libertà e Giustizia.
Rispettare i diritti umani nel contrasto dell'immigrazione illegale. È quanto ha chiesto il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Durao Barroso al premier Silvio Berlusconi e al primo ministro maltese a Mifsud Bonnici secondo quanto riferito dallo stesso Barroso al gruppo dei Socialisti e Democratici dell'Europarlamento.
Le parole di Barroso, al termine dell'audizione, sono state rese note dal capogruppo del Pd David Sassoli. L'europarlamentare ha spiegato, quindi, che pur nelle differenze di posizione politica con Barroso, apprezza questa presa di posizione, che è in linea con le «critiche formulate dal centrosinistra all'operato del governo italiano» sulle politiche dell'immigrazione.
Il presidente del gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D) Martin Schulz ha però criticato il presidente della Commissione per non essere stato abbastanza duro nei confronti di Silvio Berlusconi, in occasione degli attacchi del premier ai portavoce dell'esecutivo comunitario. «Ho criticato -ha riferito Schulz- il fatto che Barroso non abbia risposto in modo sufficientemente forte a Berlusconi, sebbene questa persona mostri una totale mancanza di rispetto delle regole democratiche». Invece, ha spiegato ancora il capogruppo, «avrebbe dovuto dirgli: 'Stai zittò».
09 September 2009
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L'appello: «Fermate le morti stop ai respingimenti»
Un appello dettato dai «recenti tragici episodi di migranti morti o lasciati morire a pochi chilometri dalle nostre coste». Promosso da Libertà e Giustizia e firmato da intellettuali, filosofi, personaggi di primo piano come Umberto Eco, Salvatore Settis, lo storico Carlo Ginzburg, il filosofo Lecaldano. Per chiedere al governo italiano di ristabilire alcune regole fondamentali. Prima di tutto: «Cancellare la norma che trasforma l’ingresso irregolare nel nostro paese in un reato». Secondo: «Garantire la presenza di operatori internazionali in grado di valutare la legittimità delle domande di asilo presentate dai migranti e di verificare le condizioni della loro ospitalità nei centri predisposti dal governo libico». Terzo: «Liberare da ogni conseguenza penale o economica, come il sequestro del natante, qualunque imbarcazione che presti soccorso in mare a migranti in difficoltà». Le morti in mare, le navi fantasma lasciate senza soccorso non sono «tragiche fatalità», scrivono i firmatari. «Le cifre delle morti in mare sono così imponenti da chiedersi se non vi sia una responsabilità oggettiva delle leggi che, nell’intento primario di scoraggiare l’immigrazione clandestina, hanno reso troppo oneroso e al limite dell’eroismo esercitare l’elementare dovere del soccorso dei naufraghi o dei natanti in difficoltà». Un ripensamento, dunque, è la richiesta. E un intervento urgente del governo per ristabilre alcune regole fondamentali e invertire una tragica tendenza. Perché «è convinzione dei firmatari della presente lettera che la legislazione attualmente vigente in Italia e gli accordi internazionali sottoscritti dal nostro paese con la Libia siano tra le cause che incrementano le morti nel canale di Sicilia e rendono impossibile esercitare la richiesta di asilo ai perseguitati politici o ai profughi da situazioni belliche».
Ecco il testo integrale:
«I recenti tragici episodi di migranti morti o lasciati morire a pochi chilometri delle nostre coste impongono una riflessione alla società civile. Non si tratta di tragiche fatalità. Al cinismo dei mercanti di uomini si è aggiunta l’indifferenza o la paura di intervenire di chiunque avvisti un natante in difficoltà. Il soccorso in mare si è ormai trasformato da dovere a fonte di guai. Le imbarcazioni che avvistano natanti in difficoltà sono trattenute dall’intervenire dal timore di un rallentamento nel loro lavoro o, peggio, di una incriminazione per favoreggiamento di reato, quello di immigrazione clandestina. Il caso recente della nave con capitano turco, impedita per cinque giorni dall’avvicinarsi alle coste maltesi o italiane dopo aver soccorso e preso a bordo un gruppo di naufraghi, avrà certo scoraggiato i più dall’intervenire in soccorso di natanti in difficoltà. Le cifre delle morti in mare sono così imponenti da chiedersi se non vi sia una responsabilità oggettiva delle leggi che, nell’intento primario di scoraggiare l’immigrazione clandestina, hanno reso troppo oneroso e al limite dell’eroismo esercitare l’elementare dovere del soccorso dei naufraghi o dei natanti in difficoltà.
E’ convinzione dei firmatari della presente lettera che la legislazione attualmente vigente in Italia e gli accordi internazionali sottoscritti dal nostro paese con la Libia siano tra le cause che incrementano le morti nel canale di Sicilia e rendono impossibile esercitare la richiesta di asilo ai perseguitati politici o ai profughi da situazioni belliche.
I firmatari della presente lettera chiedono che:
1. Venga cancellata la norma che trasforma l’ingresso irregolare nel nostro paese in un reato. Questa norma impedisce preliminarmente di avanzare richiesta di asilo politico e scoraggia dall’esercitare il soccorso umanitario in mare, per timore di esser coinvolti nell’accusa di complicità di reato.
2. Vengano introdotte negli accordi tra la Libia e l’Italia norme che assicurino sul suolo libico la presenza di operatori internazionali in grado di valutare la legittimità delle domande di asilo presentate dai migranti e di verificare le condizioni della loro ospitalità nei centri predisposti dal governo libico.
3. Vengano introdotte norme e accordi internazionali che liberino da ogni conseguenza penale o economica, come il sequestro del natante, qualunque imbarcazione che presti soccorso in mare a migranti in difficoltà.
Quanto richiesto ha senso e può essere efficace nel fermare la strage per mare che miete vittime innocenti alle soglie del nostro paese solo se si recuperi una condivisa sensibilità al valore della vita umana e alla solidarietà tra individui. Le leggi e la propaganda recente hanno trasformato un carico di uomini morenti in un problema, nell’uomo nero che, nel gioco di carte, rimane in mano del perdente, sia questo l’Italia, Malta, la Libia o il peschereccio guidato dal comandante troppo debole di cuore. I firmatari di questa lettera vorrebbero che il comune sentire rendesse impossibile a chiunque dire che non spettava a lui occuparsi del problema dei 73 eritrei morti recentemente nel canale di Sicilia».
I firmatari dell'appello:
Roberto Barzanti
Marcello De Cecco
Tommaso Detti
Umberto Eco
Carlo Ginzburg
Eugenio Lecaldano
Paolo Leonardi
Diego Marconi
Giovanni Miccoli
Gianni Paganini
Adriano Prosperi
Massimo Mugnai
Marco Santambrogio
Emanuela Scribano
Salvatore Settis
Roberto Venuti
Libertà e Giustizia – ufficio di presidenza, di direzione e garanti
09 settembre 2009