Immigrati feriti in strada: 7 casi in 45 giorni!


la Repubblica


Da Forlì a Caserta la serie di colpi esplosi contro stranieri.


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spari-migranti

Il precedente che torna subito alla mente è quello del sabato di orrore di Macerata. Dove il 3 febbraio scorso un uomo a bordo di un’Alfa 147 nera attraversa la città sparando all’impazzata, e ferendo nel raid sei persone, tutte di origine straniera. Lo sparatore è Luca Traini, 28enne di Tolentino. Dopo aver seminato la paura in tutta la città ferma la sua corsa davanti al monumento ai caduti, e scende dall’auto con la bandiera tricolore al collo, gridando “Viva l’Italia” e facendo un saluto romano prima di arrendersi. Dirà in seguito di aver agito per “vendicare Pamela”, la 18enne trovata morta in una valigia del cui omicidio è stato accusato il nigeriano Innocento Oseghale. Un atto, quello di Traini, che ha alzato i toni della campagna elettorale spostandoli in modo massiccio sui temi dell’immigrazione.

E chi si ricorda di Idy Diene, il senegalese ucciso il 4 marzo scorso a colpi di pistola su Ponte Vespucci, a Firenze, da Roberto Pirrone, pensionato 65enne che poi dichiarerà di essere uscito di casa con l’intenzione di suicidarsi ma di non averne trovato il coraggio, e aver quindi rivolto la sua furia sul primo passante? Fino a Soumayla Sacko, il sindacalista maliano ucciso a colpi di fucile la sera del 2 giugno, nelle campagne calabresi. Appena 29 anni, una figlia di 5, Soumayla viveva in una baraccopoli a San Ferdinando: quando è stato ammazzato con un colpo alla testa stava aiutando alcuni connazionali a prendere delle lamiere da una fabbrica in disuso. Soumayla nell’Italia che si è scoperta razzista è diventato un simbolo dei diritti dei lavoratori invisibili.
La scia di violenza che da Macerata porta ai migranti sfruttati nei campi del Sud sembra essersi riaccesa nelle ultime settimane, con una serie impressionante di aggressioni a matrice razziale. Alcune inizialmente passate sotto silenzio, molte con un elemento in comune: gli spari – che non hanno fatto morti – esplosi tutti con pistole ad aria compressa. I bersagli, sempre, stranieri. Che avevano l’unica colpa di trovarsi a passare di lì. Ecco gli episodi più recenti.

1 – Caserta, 11 giugno
Intorno alle 22 Daby e Sekou, due ragazzi del Mali ospiti di una struttura Sprar del Comune, vengono investiti da una raffica di colpi di pistola ad aria compressa sparati da una Panda nera in corsa, che già per tre volte li ha avvicinati. Daby viene ferito all’addome. In questura racconta che i tre aggressori, durante la scorribanda in stile Traini, inneggiavano a Matteo Salvini.

2 – Napoli, 20 giugno
Lo chef Konate Bouyagui, maliano di 22 anni, da quattro in Italia con regolare permesso di soggiorno, mentre torna a casa dalle parti di Corso Umberto si prende un piombino nella pancia sparato da due ragazzi a bordo di una macchina. Racconterà: “Credevo di morire”. “C’è un clima di intolleranza contro le persone di colore per colpa della campagna elettorale basata sulla propaganda contro gli immigrati, si sfoga contro i poliziotti.

3 – Forlì, 2 luglio
Una giovane donna nigeriana viene ferita a un piede. “Ho sentito un dolore alla gamba, non so cosa sia successo”. Inizialmente la donna ha paura, solo alcuni giorni più tardi si decide a sporgere denuncia ai carabinieri.

4 – Forlì, 5 luglio
Un ivoriano di 33 anni in bicicletta viene affiancato da un’auto, qualcuno dall’interno allunga fuori dal finestrino una pistola modello softair e gli buca la pancia.

5 – Latina, 11 luglio
Stavolta le vittime sono due nigeriani di 26 e 19 anni che aspettavano l’autobus a Latina Scalo. Dinamica identica alle precedenti, con una serie di colpi esplosi da bordo di un’auto scura. “Sembra chiara la matrice discriminatoria”, commenta il sindaco Damiano Coletta.

6 – Roma, 17 luglio
Il signor Marco, ex dipendente del Senato, alle due del pomeriggio “per provare l’arma” spara dal suo terrazzo al settimo piano di una palazzina in zona Cinecittà. Una bambina rom di 13 mesi finisce in ospedale. L’uomo dirà di non aver mirato a nessuno in particolare, e di non essersi accorto che il colpo era andato a segno.

7 – Vicenza, 26 luglio
Un operaio di origine capoverdiana, dipendente di una ditta di impianti elettrici, è al lavoro su una pedana mobile a 7 metri di altezza quando sente un dolore alla schiena. A colpirlo un uomo che ha sparato dal suo terrazzo, che spiega ai carabinieri di aver sbagliato mira mentre tentava di prendere un piccione.

La Repubblica

27 luglio 2018

 

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