Il saldo contabile della guerra afgana


Said Abumalwi


Il fratello di Karzai sul libro paga Cia e il permesso, ufficiale, di pagare i talebani che si arrendono. I soldi fanno irruzione nel conflitto.


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Il saldo contabile della guerra afgana

Ahmed Wali Karzai, il”grande fratello” di Hamid, attuale presidente dell'Afghanistan in corsa per il ballottaggio del 7 novembre, era sul libro paga della Central Intellgence Agency. Prendeva soldi dalla Cia per rendere parecchi servigi all'esercito americano: era in sostanza organico alla più potente macchina spionistica del pianeta che chiudeva un occhio sui suoi presunti traffici di oppio in barba alla declamata strategia di eradicazione dei campi di papavero promossa dal governo degli Stati uniti e divenuto un vero cavallo di battaglia di Barack Obama, che ritiene la guerra all'oppio, seppur cambiando tattica, una chiave di volta per ribaltare le sorti del conflitto. Il tutto dal 2001 a oggi.
La notizia bomba è l'apertura di ieri del New York Times, un giornale che, già diversi mesi fa, aveva messo nel mirino il potentissimo fratello del presidente accusandolo di fatto di essere uno dei grandi attori del traffico d'oppio, malattia ormai endemica della guerra afgana. Il giornale, che aveva così dato voce ufficiale ai boatos che ormai da anni inseguivano Wali Karzai, adesso però tira un siluro i cui effetti saranno difficili da arginare. E non solo per lui e per Hamid Karzai ma per gli stessi americani. Accusati senza mezzi termini di usare i dollari per finanziare un personaggio controverso purché rendesse loro accessibile l'Afghanistan normalmente nascosto a un occidentale.
La notizia arriva nello stesso giorno in cui un'altra vicenda di denari americani rimbalza su internet. Spiega il sito della Bbc che gli americani sborseranno denaro contante per pagare i talebani che saltano la barricata della lotta armata e abbandonano la guerriglia. Il programma – contenuto in un decreto alla firma di Obama – riguarda l'applicazione del Commander's Emergency Response Programme (Cerp) anche in Afghanistan. Il programma, che già esiste ed è stato pensato per far fronte a spese di urgenza, dal settore umanitario a quello della logistica, vige in Iraq dove non è un mistero che sia stato usato per pagare i guerriglieri che volevano saltare il fosso: 90mila secondo dati ufficiali. Ora il Cerp sarà attivo anche in Afghanistan con la clausola che i quattrini servano al “reintegro nella società civile”. Il fondo totale dovrebbe essere di 1,3 mld di dollari anche se non è chiaro quanti potranno essere usati dal Cerp.
La guerra in Afghanistan sembra cosi diventare sempre più una questione di soldi, come sembrava voler dimostrare anche la recente accusa del Times di Londra agli italiani, che avrebbero pagato il “pizzo” ai talebani per proteggersi. Soldi! Dati in diversa misura agli afgani: dai fondi umanitari (qualche giorno fa la Ue ha ribadito il suo impegno) ai quattrini che adesso, alla luce del sole (il che sembra una conferma indiretta che siano già stati usati per diversi scopi) si potranno dare per far smettere di combattere.
Quella di Wali Karzai è invece una storia di fonti rigorosamente anonime e smentita sia dal diretto interessato – che ha ammesso di aver collaborato con civili e militari americani ma gratuitamente – sia dalla Cia. Secondo il Nyt, il fratello di Karzai aiutò gli americani in diversi modi: non solo nel 2001 quando si trattò di prendere contatti con i pashtun pronti a sottrarsi al comando talebano ma anche in seguito, per ottenere l'apertura di trattative con personaggi più o meno coinvolti con la guerriglia. Ma Wali, considerato un tycoon nel settore dell'edilizia e un “landlord” di Kandahar, fu pagato anche per consentire alla Cia, agli uomini dell'American Special Operations e della Kandahar Strike Force, militari d'élite, di entrare in possesso di un compound fuori dall'ex capitale di mullah Omar, che era un centro particolarmente caro al capo dei talebani.
La famiglia Karzai insomma è nella bufera e a pochi giorni dal voto di ballottaggio fissato al 7 novembre. Proprio durante il mese di agosto, quando si tenne la prima consultazione elettorale, la stampa estera denunciò, con tanto di testimonianze per una volta, che proprio Wali aveva comprato voti a man bassa, barattandoli a volte con schede per i telefoni cellulari. Poi la bufera fu bypassata dalla valanga di brogli.
Lo scandalo si riaccende nuovamente non soltanto a pochi giorni dal voto, per il quale si temono altre truffe, ma proprio mentre Barack Obama deve decidere sull'invio o meno di nuove truppe in Afghanistan e proprio mentre l'amministrazione americana ha fatto professione di fede nel fatto che vuole avere un governo legittimo e credibile prima di fare qualsiasi tipo di scelta. Karzai, il favorito, quale credibilità può avere con un simile parente di sangue?

Fonte: Lettera22 e il riformista

29 ottobre 2009

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