Il punto di vista della finanza etica sulle rivolte e i conflitti in Libia e nel resto del mondo arabo


Ugo Biggeri


Da oltre 20 anni gli intrecci finanziari hanno favorito i regimi e chiuso entrambi gli occhi sulle violazioni di diritti umani. Pubblichiamo una nota a cura del presidente di Banca Etica, Ugo Biggeri, sulla situzione in Libia e nel mondo arabo e su come la Finanza Etica cerca di prevenire queste escalation di violenza.


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Il punto di vista della finanza etica sulle rivolte e i conflitti in Libia e nel resto del mondo arabo

La questione libica è complessa e non nasce certo nel  febbraio 2011. L’antefatto di ciò che sta accadendo oggi sono i posizionamenti internazionali degli anni '80, le annose problematiche relative ai diritti umani ed al governo, la struttura in clan della società, e quindi dalla difficoltà di essere oppositori in Libia. La finanza etica guarda ai conflitti in corso puntando il faro sugli intrecci economico-finanziari che coinvolgono le aree interessate dalle rivolte. Intrecci che sono ben radicati da molti anni e che si sono sviluppati evidentemente senza che fosse posta una “questione di diritti umani” prima che si dovesse ricorrere alla violenza.  Tra le domande che si pone la finanza etica vi sono anche quelle di lungo periodo e di coerenza con i propri principi ispiratori. Risulta difficile oggi sostenere il governo libico, ma indubbiamente alcune domande di “Finanza Etica” non avrebbero consentito un livello tale di intrecci anche in passato vista l'incoerenza con quanto sostenuto internazionalmente sui diritti umani. E' per questo che riteniamo fondamentale che in finanza si abbia il coraggio di farsi domande che vadano oltre i benefici per le trimestrali. L’ottica di chi persegue il massimo profitto nell’immediato alla fine si dimostra sempre penalizzante: la crisi libica comunque creerà un danno all'economia italiana che forse avremmo potuto contenere se da subito i rapporti con la Libia fossero stati gestiti  in modo diverso. Il trattato di amicizia partenariato e cooperazione tra Libia e Italia è del 23 ottobre 2008. Gli intrecci finanziari che legano il nostro Paese al regime di Gheddafi sono di fatto ancora più significativi delle relazioni commerciali che, pur importanti, riguardano praticamente solo il settore degli idrocarburi. 

Alcuni esempi: 
Il
fondo sovrano libico LIA (Libyan Investment Authority, che esiste dal 2006) ha circa 70 miliardi di dollari di patrimonio. E al 14° posto come asset tra i circa 70 fondi sovrani mondiali: secondo l’indice Linaburg Maduell il LIA è tra i 10 fondi sovrani più opachi. Marco Tronchetti Provera è stato nell’advisory council del LIA fino al 23 febbraio 2011.

Nella società calcistica Juventus la Libia è presente con il 7,50% del capitale.  In Unicredit La Libia, con il 7,113%, è il primo azionista. La partecipazione è suddivisa tra LIA (2,5% da agosto 2010) e Banca Centrale di Libia (4,613%, dal 16 ottobre 2008). Il governatore della Banca Centrale di Libia è uno dei 4 vice presidenti della prima Banca Italiana. 

In Finmeccanica la LIA  ha il 2,010% dal 25 gennaio 2011.
Il  2 aprile 2010 Finmeccanica ha siglato un accordo con il governo libico per joint venture strategiche nel campo della sicurezza
Retelit Spa: Lptic – Libyan Post, Telecommunication and Information Technology Company (14,8%). Retelit Spa ha vinto il bando per la costruzione della rete Wimax (banda larga senza fili) nel nord Italia. Due libici su tre siedono nel Comitato Esecutivo
Banca UBAE (Unione Banche Arabe ed Europee): Libyan Foreign Bank (67,55%), Unicredit (10,79%), Eni (5,39%), Intesa (1,80%)
Eni: partecipazione della Libia <1%
Tamoil Italia Spa (100% Oilinvest NV Rotterdam, controllata tramite una holding nelle Antille Olandesi da NOC, la società petrolifera statale libica)
Financial Times (i libici hanno il 3% di Pearson, la società che controlla il giornale)
Impregilo: joint venture con il governo libico 60%-40%
A seguito del congelamento di tutti gli asset libici in Italia, il 20 marzo 2011, risulterebbero altri 2,5/3,5 miliardi di euro di partecipazioni oltre a quelle sopra elencate (che in tutto sono pari a circa 3,5 miliardi di euro). Sempre il 20 marzo 2011 Banca Ubae è stata commissariata. 

di Ugo Biggeri
Presidente di Banca Popolare Etica

6 aprile 2011

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