Il primo scivolone


Paola Caridi - invisiblearabs.com


Mahmoud Abbas ha avuto una reazione durissima, dopo aver ascoltato le parole di Barack Obama all’Aipac, la piu’ grande organizzazione degli ebrei americani, in cui ha detto che Gerusalemme sarebbe rimasta la capitale indivisibile di Israele. Per Obama, si tratta del primo scivolone verso il mondo arabo.


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Il primo scivolone

La risposta seccata di Mahmoud Abbas a Barack Obama era prevedibile. Dichiarare, come ha fatto il neo candidato democratico alle presidenziali americane, che Gerusalemme deve rimanere la capitale indivisibile dello stato di Israele, e' stato troppo anche per il moderatissimo Abbas, che sulla questione di Gerusalemme non puo' comunque cedere. Gerusalemme e' piu' di un simblo, non solo per gli israeliani, non solo per gli ebrei, non solo per i palestinesi, non solo per gli arabi. La domanda, dunque, sorge spontanea: perche' Obama e' andato ben oltre i limiti della diplomazia, e ha detto cose che neanche George W. Bush aveva detto? E perche' e' andato oltre il diritto internazionale, sorvolando sul fatto che gli stessi Stati Uniti riconoscono Tel Aviv e non Gerusalemme, tanto da avere la loro ambasciata in riva al Mediterraneo? Conquistare i voti degli ebrei americani, compiacere – come ha fatto – la potentissima Aipac, l'organizzazione piu' importante degli ebrei americani: questa e' la prima spiegazione, la piu' semplice. Eppure, tutto cio' non serve a spiegare del tutto quello che e' successo ieri sera. Quella frase di Obama e' uno scivolone di cui solo fra qualche tempo comprenderemo le conseguenze, non solo per Israele, non solo per la Palestina, ma per lo stesso Obama. Azzardiamo una ipotesi: potrebbe essere non solo una buccia di banana, ma anche un regalo avvelenato, che mette Obama in una posizione molto debole nei confronti di chiunque: degli israeliani cosi' come di tutto il mondo arabo e musulmano.

Una conferma alla mia ipotesi? La richiesta che ha fatto proprio ieri sera Abbas a Hamas: di aprire "senza condizioni" il dialogo nazionale. Il significato principale sta tutto in quel "senza condizioni". Per un anno intero (tra una settimana ricorre il primo anniversario del colpo di mano di Hamas a Gaza) Abbas aveva rifiutato la proposta del movimento islamista, di riaprire il dialogo tra le fazioni senza precondizioni. Anche grazie alle pressioni esercitate non solo da Israele, ma una parte consistente dei paesi occidentali, in testa gli Stati Uniti, che in Cisgiordania hanno addirittura aumentato la loro presenza anche attraverso consiglieri militari. Ora e' lo stesso Abbas a proporlo, e Mahmoud a-Zahhar, da Gaza, plaude alle parole che arrivano da Ramallah. Obama, con le sue dichiarazioni, ha messo in serio pericolo la stessa reputazione di Abbas, che se ora ha una qualche chance di rimanere in sella, la puo' conservare solo riaprendo i contatti con Hamas. Non c'e' che dire: un ottimo risultato, Mr. Obama

Fonte: lettera22 e blog di Paola Caridi 

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