“Il Libano ora sappia darsi un governo di unità nazionale”
Umberto De Giovannangeli - L'Unità
Il leader druso: non lasceremo isolata la comunità sciita. Ma non accetteremo pregiudiziali sul programma o sui ministri – Intervista a Walid Jumblatt.
È una figura chiave nella vita politica libanese. La sua famiglia è tra quelle che hanno segnato la storia del Paese dei Cedri. Protagonista della «Primavera di Beirut», Walid Jumblatt, leader della comunità drusa, segretario generale del Partito socialista progressista, è tra i vincitori delle elezioni di domenica scorsa.
«Sono orgoglioso della prova di maturità e di democrazia che abbiamo, tutti noi libanesi, offerto al mondo intero – rimarca Jumblatt -. Il voto ha premiato quelle forze che con più determinazione si sono battute per un Libano indipendente, pienamente sovrano, pluralista. Ma questa vittoria – aggiunge subito il leader druso – non va usata per alimentare vecchie contrapposizioni. Abbiamo il dovere di praticare la linea dell’unità. Nella chiarezza, però…». Una chiarezza che Jumblatt esplicita in questa intervista a l’Unità.
Sovvertendo le previsioni della vigilia, la coalizione del “14 Marzo” guidata da Saad Hariri e di cui Lei è uno dei massimi esponenti, ha vinto le elezioni legislative del 7 giugno. Quali prospettive si aprono ora per il Libano?
«Prospettive di unità. L’unità nazionale è un punto dirimente, fondamentale per chi si è battuto per un Libano sovrano, indipendente, amico ma non vassallo della Siria. La “Rivoluzione dei Cedri” è nata da una richiesta di verità, giustizia, indipendenza che ha unito libanesi di diversa fede religiosa e delle diverse comunità. Quello spirito è vissuto nell’alleanza del “14 Marzo” ed è stato alla base del nostro successo elettorale. Non dobbiamo dimenticare che queste elezioni devono incrementare il dialogo e non devono isolare gli altri partiti. Da questo principio ispiratore occorre ripartire per ricercare un’unità nella chiarezza…».
Chiarezza nei rapporti con Hezbollah. C’è chi ha guardato a Lei come a un “pontiere” verso il partito di Sayyed Hassan Nasrallah.
«Hezbollah come Amal di Nabih Berri rappresentano un pezzo importante della società libanese: la comunità sciita. Un Libano unito non può permettersi di tagliar fuori pregiudizialmente forze così rappresentative. Cercare l’unità non vuol dire però venir meno ad alcuni punti fermi che dovranno essere parte fondamentale del programma del nuovo governo».
Tra questi punti c’è anche il disarmo delle milizie di Hezbollah? Nasrallah ha ammonito a non provarci.
«Da tempo la questione del disarmo di tutte le milizie è sul tavolo del dialogo nazionale. La mia posizione è chiara da tempo e non è cambiata: le armi di Hezbollah dovrebbero essere incorporate nell’esercito. La discussione è aperta, l’importante è non chiuderla a colpi di diktat».
Sia Nasrallah che Berri hanno riconosciuto la vittoria della coalizione del “14 Marzo”. E’ un passo verso l’unità nazionale?
«Si tratta di una presa di posizione importante il cui valore politico va apprezzato. Registrata questa disponibilità, ora va tradotta in politica…».
E qui le cose si complicano.
«Non sarei troppo pessimista. Dobbiamo provarci, partendo dal responso delle urne…».
Il che significa?
«Significa piena disponibilità a discutere il programma di governo e la sua composizione, ma così come la maggioranza non deve usare come una clava la sua vittoria, le forze dell’ ”8 Marzo” (la coalizione filosiriana guidata da Hezbollah, ndr.) non devono porre come pregiudiziale alla loro partecipazione ad un governo di concordia nazionale l’esercizio del diritto di veto nell’esecutivo. Dico questo non per cercare il pretesto per una rottura, ma spinto dalla volontà di realizzare un governo davvero unito, rappresentativo, in cui tutti i libanesi possano riconoscersi….».
Di nuovo il Walid Jumblatt “pontiere”…
«Direi un Jumblatt patriota, convinto che non serva al bene del Libano isolare gli sconfitti, cercando al contrario di tenerli agganciati al processo democratico».
Alla vigilia delle elezioni c’è chi ha parlato di un suo distacco da Saad Hariri.
«Falsità messe in giro da provocatori prezzolati. Io e Saad siamo una cosa sola». (ha collaborato Emile Toueni)
Fonte: l'Unità
10 giugno 2009