Il colera sta spingendo lo Zimbabwe verso la catastrofe


Enzo Nucci


Il colera (che si sta diffondendo da settembre) è il risultato del collasso totale dello stato incapace di garantire la raccolta dei rifiuti, il funzionamento della rete fognaria e la distribuzione dell’acqua potabile.


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Il colera sta spingendo lo Zimbabwe verso la catastrofe

Il colera (che ha gia’ causato 575 morti ed infettato almeno 13 mila persone) sta spingendo lo Zimbabwe verso la catastrofe.
Sabato e’ stata messa in circolazione una banconota da 200 milioni di dollari zimbabwiani, equivalente a 14 dollari statunitensi, il massimo consentito di ritirare ogni settimana in banca.
L’inflazione ha toccato l’astronomico tasso di 231 milioni per cento mentre il dittatore Robert Mugabe (da 28 anni al governo) avverte che se la divisione del potere concordata con l’opposizione non funzionerà si tornerà alle urne tra due anni.
“Quando e’ troppo e’ troppo” tuona il primo ministro britannico Gordon Brown definendo internazionale la crisi sanitaria in corso in Zimbabwe perchè l’epidemia si sta diffondendo anche nei paesi confinanti, tra cui il Sudafrica, dove ci sono stati 7 morti. Gordon Brown auspica che il consiglio di sicurezza dell’Onu si riunisca d’urgenza per decidere interventi. Venerdi’ il ministro degli esteri britannico David Milliband ha definito delinquenziale il regime di Mugabe.
Il colera (che si sta diffondendo da settembre) e’ il risultato del collasso totale dello stato incapace di garantire la raccolta dei rifiuti, il funzionamento della rete fognaria e la distribuzione dell’acqua potabile.
La crisi alimentare e la paralisi degli ospedali aggravano la situazione, ritenuta dall’organizzazione mondiale della sanità molto più drammatica di quella denunciata dalle autorità.
Robert Mugabe, 84 anni, non ha alcuna intenzione di abbandonare la cabina di comando, forse condannato al potere anche dai militari che lo sostengono. Gli alti gradi dell’esercito sanno bene che la fine dell’era di Mugabe coinciderebbe inevitabilmente con la fine dei privilegi di cui hanno goduto in questi anni, primo tra tutti il possesso delle terre sottratte ai farmers bianchi inglesi.
Eppure gli analisti economici sono convinti che lo Zimbabwe in tre, massimo cinque anni potrebbe riprendersi dalla crisi economica per l’enorme potenziale agricolo della terra. Non a caso negli anni d’oro veniva definito “il granaio d’africa”.
Si e’ rivelata praticamente inutile la mediazione politica dell’ex presidente sudafricano Thabo Mbeki che nei mesi scorsi – dopo lunghe ed estenuanti trattative- aveva concluso un accordo per la condivisione del potere tra Mugabe e l’opposizione. Tutto e’ rimasto lettera morta. Ora l’emergenza colera sta risvegliando l’opinione pubblica internazionale perchè gli effetti della crisi del paese si stanno allargando a macchia d’olio. Tutti insomma rischiano di venirne coinvolti e contagiati.
Le Nazioni Unite sono inutilmente balbettanti. Le sanzioni colpiscono solo la popolazione inerme. Il sistema Onu e’ irrimediabilmente giunto al capolinea. Qualcuno dovrò pur urlare “signori, si scende” e studiare sistemi più incisivi. Del resto nella vicina repubblica democratica del Congo è schierato il più folto esercito di peacekeeper dell’Onu che niente fanno per fermare una guerra che ha causato 4 milioni di morti.

Fonte: Articolo21

dicembre 2008

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