Il cardinale Martino: "Dicano quello che vogliono ma la dignità umana è calpestata"
Marco Politi
Parla il cardinale Martino, ex nunzio vaticano all’Onu, che ha scatenato la polemica: Orribile. Non voglio certo difendere Hamas, ma quello che sta succedendo è orribile".
CITTA’ DEL VATICANO– “Dicano quello che vogliono. La situazione a Gaza è orribile” Con tanti anni passati alle Nazioni Unite da nunzio vaticano, assistendo ai dibattiti più roventi nel Palazzo di Vetro, il Cardinale Renato Martino non si lascia impressionare da bordate propagandistiche né da attacchi personali. Il presidente del Consiglio vaticano Giustizia e Pace sa di essere nel solco di una decennale linea della Santa Sede. Come disse una volta l’allora Segretario di Stato cardinale Sodano:“Né i kamikaze né i carri armati risolveranno i problemi della Terrasanta”
Eminenza, al ministero della Difesa israeliano l’accusano di parlare come Hamas.
“Ah si?Che dicano pure”.
Il suo paragone sulla Striscia che assomiglia ad un campo di concentramento ha suscitato scalpore.
“Io dico di guardare alle condizioni della gente che ci vive. Circondata da un muro che è difficile varcare. In condizioni contrarie alla dignità umana. Quello che sta succedendo in questi giorni fa orrore. Ma quando parlo,si tenga conto di tutte le mie parole. A proposito di Milano ho affermato che è orribile quando si bruciano bandiere. Ho condannato i gesti di odio, so di essere stato apprezzato”
Quindi?.
“ Certe accuse non mi toccano. Nelle mie parole non c’è nulla che possa essere interpretato come antisraeliano”
Benedetto XVI non ha solo incoraggiato i costruttori di pace, ha anche giudicato una “violenza inaudita” ciò che accade da quando sono iniziati i bombardamenti su Gaza.
“Lo dici pure io. La situazione è veramente triste. La violenza genera violenza. Ciò che negli ultimi tempi era stato raggiunto attraverso il dialogo tra palestinesi e israeliani ora viene completamente distrutto”
Hamas ha denunciato la tregua.
“Esatto. E i razzi di Hamas non sono certo confetti. Li condanno. Entrambi le parti hanno di che rimproverarsi. Israele ha certamente il diritto a difendersi e Hamas deve tenerne conto. Ma che dire quando si ammazzano tanti bambini, quando si bombardano scuole delle Nazioni Unite, pur essendo in possesso di tecnologie che permettono persino di individuare una formica sul terreno?”.
In base alla sua esperienza diplomatica quale può essere la via d’uscita ?
“Le due parti devono tornare sui propri passi. Israele ha diritto a vivere in pace, i palestinesi hanno diritto ad avere il proprio stato”
Si ma concretamente?
“Cosa si fa in famiglia quando due fratelli litigano? Anzitutto ridividono, poi si parla energicamente con l’uno e con l’altro”
Tradotto in politica?
“E’ urgente dividere le due parti. Serve una forza internazionale da interposizione. Il Presidente Bush ad un certo punto è parso volerla, poi non lo ha fatto”
Giorni fa l’Osservatore romano ha pubblicato in prima pagina un analisi che diceva testualmente: lo Stato ebraico non può più continuare a pensare di essere sicuro affidandosi solamente alla soluzione militare, la sola idea di sicurezza possibile deve passare attraverso il dialogo con tutti, persino con chi non lo riconosce.
“A mio parere Hamas deve entrare in prospettiva di negoziato. Sedersi a un tavolo è gia non uccidersi. Io spero che la tregua di tre ore possa trasformarsi in una tregua più lunga. Se Israele vuole vivere in pace, deve fare la pace con gli altri”
Però Hamas ha nel suo Statuto di distruggere Israele.
“Hamas non rappresenta tutti i Palestinesi. Io non difendo Hamas: se vogliono una casa, se vogliono uno Stato palestinese, devono capire che la via imboccata è sbagliata”
Sull’Osservatore romano lei ha dichiarato che l’unica via resta il dialogo tra le religioni abramitiche. Né è sempre convinto?
“Sedersi a un tavolo è gia mettere in moto un processo. Io sto pregando per questo”.
Fonte: La Repubblica
8 gennaio 2008