Il caos Vigilanza è il fallimento della politica, che pensa a sé e non alla Rai


Giorgio Santelli


La Vigilanza non è il luogo delle bandierine. E la politica dovrebbe interrogarsi davvero sul ruolo di questa commissione e su quanto è importante l’azione politica per il bene della Rai…


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Il caos Vigilanza è il fallimento della politica, che pensa a sé e non alla Rai

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Vigilanza non è il luogo delle bandierine. E la politica dovrebbe interrogarsi davvero sul ruolo di questa commissione e su quanto è importante l'azione politica per il bene della Rai. Ma a quanto pare l'importanza di una bandierina messa a quella Presidenza è più importante di qualsiasi cosa. E' bene diffidare da chi sta avanzando in queste ore l'idea che quella trovata è una soluzione. O meglio: lo è. E per assurdo è la soluzione che fu avanzata all'inizio proprio da Silvio Berlusconi che il Presidente della commissione se lo è votato con i suoi voti. E una Vigilanza così combinata non potrà fare assolutamente nulla. Non penserà o farà pressione per cambiare la legge di governo del servizio pubblico; non potrà incidere sulla necessità di un pluralismo; non potrà dare autonomia all'azienda.

Un Paese civile in un momento di grande difficoltà farebbe di tutto per dare all'azienda Rai strumenti per competere sul mercato. Perchè la Rai è un'azienda che dà di che mangiare a decine di migliaia di famiglie e il rischio di lasciarla senza una moderna guida di gestione – cosa che succederà perchè questo serve al leader di Mediaset – tra poco ci troveremo di fronte ad un altro caso Alitalia. La scelta, invece, è stata quella di piombare questa commissione. Perchè quando il neo-presidente dice "mi dimetterò quando si trova una soluzione condivisa" è come consegnare a Berlusconi le chiavi di questa soluzione.

Per il metodo utilizzato da questa maggioranza, questa è la loro soluzione: non fare nulla, lasciare le cose così come stanno e aspettare la consunzione. Fino a quando sarà troppo tardi qualsiasi soluzione di rilancio e l'unica soluzione sarà quella della vendita al ribasso dell'azienda culturale nazionale. Fa impressione leggere il pezzo di Merlo di oggi su Repubblica. Perchè qualsiasi persona dotata di coscienza e intelligenza avrebbe fatto quel discorso. Avrebbe pensato a quei nomi. Invce no, probabilmente perchè troppo indipendenti. La Vigilanza così come è, per come è fatta e nello stesso modo la governance della Rai per come viene nominata, è il vero problema da risolvere.

E allora, in una fase di necessaria transizione che dovrebbe portare ad un'azienda amministrata in modo diverso, servivano scelte e senso di responsabilità completamente diversi. Serviva guardare meno l'appartenenza politica dei singoli, mettendo da parte l'idea di piazzare su quella poltrona una bandierina, ma aprire i curricula dei parlamentari, vedere le conoscenze che avevano e scegliere una persona che questa transizione l'avesse potuta realizzare.

Per noi la politica ha fallito. Su questo versante ha dato prova di incapacità anche il centrosinistra: assenza di strategie – ovviamente quelle dettate dalla ricerca del bene comune -, non ha saputo leggere per 45 sedute quello che stava per accadere, ha posto veti incrociati, non ha ceduto a nessun compromesso, per poi ritrovarsi ad aderire alla proposta della maggioranza.

Noi che faremo? Penso che Articolo 21 continuerà a fare quello che ha fatto. Sosterrà ogni legge di riforma della Rai che porterà la politica fuori dall'azienda. E sosterrà ogni iniziativa o manifestazione che chieda una Rai diversa, aperta, plurale, autonoma. A partire dalla manifestazione organizzata dalla Tavola della Pace per il 10 dicembre.

Fonte: Articolo21

17 novembre 2008

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