Il Burundi al voto: abbiamo fame di pace


L'Eco di Bergamo


In Burundi la maggior parte della popolazione vive di agricoltura e non ha accesso all’elettricità né all’acqua corrente. In reportage di Francesco Breviario e Paola Bordi.


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Il Burundi al voto: abbiamo fame di pace

Rutana è una città a 130 km da Bujumbura, la capitale burundese. Ci vogliono circa tre ore per compiere il tragitto perché la strada è piena di buche. Ai lati incontriamo decine di persone che camminano non si sa per dove, donne con pacchi colorati portati sulla testa. Vediamo file di ragazzi che spingono in salita delle biciclette cariche di enormi sacchi bianchi da cui fuoriesce del carbone.
In pratica, il carbone viene ottenuto in modo artigianale dai contadini che poi lo trasportano al mercato di turno per venderlo. Solo che il mercato può trovarsi anche a svariati chilometri di distanza e la bici è l'unico mezzo di trasporto efficiente ed economico che si possono permettere. Così file interminabili di ragazzi ogni giorno pedalano e spingono carichi pesanti per chilometri e chilometri.

Sicurezza alimentare

Così inizia la missione della nostra delegazione (oltre all'ISCOS-CISL Lombardia, al Dipartimento Internazionale, ISCOS, Pace e Legalità della CISL di Bergamo, c'era Tiziana Salmistraro dell'ISCOS-CISL nazionale-responsabile Africa), accompagnati dal cooperante locale Arnaldo, in visita nell'ambito del progetto «Sicurezza alimentare in Burundi» finanziato dalla Fondazione Cariplo. Il progetto lombardo si inserisce in un intervento più ampio finanziato dall'Unione Europea sempre di sviluppo della colocasia.
Rutana è il luogo di realizzazione del progetto il cui obiettivo è la reintroduzione in Burundi della colocasia, un tubero simile alla patata, che faceva parte nel passato della dieta burundese, ma che negli ultimi decenni è stato decimato dalle malattie virali e dalle carestie. Per farlo, sono state acquistate delle piante di qualità resistente alle malattie e sono state distribuite alle associazioni di contadini per il trapianto in campo aperto e la coltivazione.

L'aiuto dell'Europa

La colocasia è una coltura molto prolifica: ogni pianta produce almeno cinque ricacci che possono essere a loro volta trapiantati per produrre altri ricacci da piantare e così via. Si calcola che in totale da ogni pianta originaria siano state ottenute 59 nuove piante. A ciò va aggiunto che le coltivazioni sono state seguite direttamente dai contadini che in tal modo hanno imparato a produrre una nuova varietà di piante che serve sia per l'auto-consumo sia da vendere (le eccedenze si possono infatti vendere sui mercati dove la domanda è forte).
Il giorno 15 giugno si è tenuto a Rutana il seminario di conclusione del progetto alla presenza degli attori locali coinvolti nel progetto ivi compreso il donatore ossia l'Unione Europea. Conclusa la presentazione dei risultati e delle difficoltà incontrate durante i quasi 3 anni del progetto, si è passati per una visita dei campi (che in totale rappresentano 24 ettari) e, poi, presso alcuni dei contadini che hanno partecipato al progetto.
Si tratta per lo più di donne dai vestiti sgargianti con i loro bambini legati sulla schiena. Sono incuriositi dal vederci con le nostre macchine fotografiche. Scattiamo alcune foto e gliele mostriamo. Si stringono in cerchio per riuscire a vederle e ridono. Ben presto fanno a gara per essere fotografate con il loro piccolino.

La novità di una foto

È questa l'Africa con la A maiuscola, quella che si vede nei (rari) reportage alla televisione: a Bujumbura non ti rendi conto di come viva la gente povera. In campagna anche solo una fotografia rappresenta una novità insolita.
In Burundi la maggior parte della popolazione – di circa 9 milioni – vive di agricoltura e non ha accesso all'elettricità né all'acqua corrente. Lungo le strade rurali si vedono gruppi di persone armate di taniche di plastica per rifornirsi di acqua. La malaria è una delle tante malattie con cui devono fare i conti i burundesi oltre ad Hiv e a patologie che diventano mortali a causa dello scarso accesso alle cure.
La missione ha coinvolto anche la visita alla scuola primaria di Rubira nella provincia di Bubanza, contigua a quella di Bujumbura costruita con i fondi della Cooperazione italiana. La scuola accoglie 551 bambini in 6 classi da circa 72 allievi divisi in 3 turni. È una struttura in muratura con il tetto in lamiera ed è dotata anche di bagni. Poco distante si trova un villaggio di case di argilla e legno con il tetto in paglia davanti a cui vediamo bambini, donne intente a spazzare, caprette e altri animali sparsi un po' ovunque. È un viaggio più di riflessione che di commento. La povertà e la precarietà sono elementi certamente più stabili che occasionali. La vera Africa ci fa riflettere sulle ricchezze della nostra vita occidentale e ci aiuta ripensare i nostri comportamenti troppo spesso poco responsabili.

Agitazioni sociali

Nel pomeriggio incontriamo Tharcisse Gaungo, presidente della Cosybu, la Confederazione sindacale del Burundi, ed il suo tesoriere. Sono entrambi in partenza per Vancouver dove avrà luogo il 2° Congresso mondiale della Confederazione sindacale internazionale (Csi). Da mesi ci sono continue agitazioni sociali specialmente da parte del personale scolastico delle scuole primarie e secondarie che ha fatto un lungo sciopero per il mancato pagamento degli arretrati salariali.
Parliamo anche delle prossime elezioni presidenziali che si tengono in questi giorni e che hanno creato un certo caos nella capitale. Il 26 luglio ci sarà il secondo turno.

Un solo candidato

L'attuale presidente, Pierre Nkurunziza, è anche l'unico candidato alle elezioni dopo il ritiro di tutti gli avversari risultati perdenti alle elezioni comunali di maggio. È la prima volta dal 1993 che il presidente verrà eletto a suffragio diretto. Mentre eravamo a Rutana, c'è stato il lancio di due granate e questo getta una luce alquanto incerta sul futuro del Paese.
Le forze politiche sembrano darsi un gran da fare per seminare il caos in modo da impadronirsi (o mantenere) del potere. La Cosybu ha rimandato a fine anno il proprio congresso per evitare sovrapposizioni con il lungo iter elettorale: alle elezioni presidenziali seguiranno quelle legislative (il 23 luglio), quelle del Senato (28 luglio) e quelle collinari (il 7 settembre).

Basta violenze

Le attività del progetto di «Sicurezza alimentare in Burundi» finanziato dalla Fondazione Cariplo proseguono: resta da completare l'allestimento del mulino con l'acquisto di un motore per la decorticatrice e bisogna ancora procedere all'acquisto di altri sementi di mais e fagioli da seminare tra le piante di colocasia per garantire ombra alle piantine ed anche consentire di avere raccolti veloci in attesa della maturazione della colocasia. Infine, si devono completare i lavori di manutenzione ad un canale di irrigazione.
Speriamo che il clima politico non si surriscaldi perché i «nostri» contadini meritano pace e tranquillità dopo tutte le crisi e violenze che hanno scandito la vita socio-politica di questo Paese dopo la sua indipendenza.


Francesco BREVIARIO
(Dipartimento Internazionale ISCOS Pace e Legalità-CISL Bergamo)
Paola BORDI (ISCOS-CISL Lombardia)

Fonte: L'Eco di Bergamo

giugno/luglio 2010

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