Idillio Netanyahu-Berlusconi «Palestina sì ma senza armi»


Umberto De Giovannangeli - L'Unità


Il premier israeliano ringrazia il capo del governo italiano: grande amico, campione di pace. Il nodo Iran – Il presidente del Consiglio: con Teheran rapporti economici solo con accordo Usa.


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Idillio Netanyahu-Berlusconi «Palestina sì ma senza armi»

«Grazie primo ministro Berlusconi, Silvio, per la tua amicizia, la tua leadership, per esserti schierato per la verità, anche in momenti di venti contrari, per aver sempre detto le cose che contano, le cose che sono importanti. Si capisce sin dalle prime battute perché Benjamin «Bibi» Netanyahu abbia scelto proprio l’Italia per la sua prima visita in Europa da premier d’Israele . «Grande amico d’ Israele», «campione di pace, sicurezza e libertà», questo per «Bibi» è il «caro amico Silvio». A Palazzo Chigi va in scena un idillio: quello tra il Cavaliere e il primo ministro israeliano. Un idillio che non viene scalfito neanche quando Berlusconi tocca un tema dolente per il suo interlocutore: gli insediamenti nei territori occupati. «Ci siamo permessi anche di attirare l’attenzione del primo ministro sulla necessità di dare segnali significativi sul blocco degli insediamenti che altrimenti rappresenterebbero un ostacolo per la pace», dice il presidente del Consiglio.

IDILLIO CONTINUO
Per il resto, è un continuo rilancio di attestati di amicizia tra i due premier. Uniti anche sul fronte più caldo: quello iraniano. I rapporti tra Italia e Iran saranno portati avanti «sempre in condivisione con l’Amministrazione americana e con Israele», assicura Berlusconi. Il dossier iraniano è stato al centro del colloquio e della colazione di lavoro di due ore a Palazzo Chigi. Netanyahu denuncia la repressione di un governo che «opprime il proprio popolo» e loda «il coraggio della gente iraniana che chiede liberta». «In questi giorni stiamo vedendo la vera natura del regime», osserva il premier israeliano. «L’Italia condivide con tutto il mondo occidentale l’assoluta contrarietà circa la possibilità che l’Iran possa arrivare a possedere un armamento nucleare», sottolinea a sua volta Berlusconi, che ricorda la «condanna più ferma del negazionismo di Ahmadinejad». I rapporti economici con l’Iran continueranno «soltanto se sul piano internazionale» e con la «partecipazione esplicita» degli Usa, questo fosse considerato «qualcosa di positivo», ribadisce Berlusconi. La dura repressione del regime iraniano alle proteste post elettorali, «preoccupa» il premier italiano quanto il suo omologo israeliano. Una reazione che costringe la diplomazia italiana a rimodulare i rapporti con Teheran, come tra le righe ha chiesto Netanyahu a Berlusconi.

STATO SMILITARIZZATO
Da Teheran a Ramallah. «Ho espresso apprezzamento per le prospettive circa la smilitarizzazione dello Stato palestinese che ci sembra assolutamente doveroso e anche per il fatto che lo Stato di Israele debba essere riconosciuto», dice Berlusconi sotto lo sguardo vigile, e un po’ preoccupato, del titolare della Farnesina, Franco Frattini. «La formula vincente per la pace è uno Stato palestinese smilitarizzato che riconosca lo Stato ebraico», gli fa eco Netanyahu. Il Cavaliere aveva comunque premesso che questi due principi – cioè la smilitarizzazione dello Stato palestinese e il fatto che lo Stato ebraico debba essere riconosciuto dalla controparte – non sono pre-condizioni per l’avvio di un negoziato ma che devono entrare nel futuro negoziato. Sottolineatura che Netanyahu lascia scivolare. L’idillio non va interrotto. Soprattutto quando Berlusconi tira fuori il suo cavallo di battaglia: il «Piano Marshall» per la Cisgiordania (di Gaza e della sua catastrofica situazione non c’è traccia nelle riflessioni di «Papi» e «Bibi»). Netanyahu spiega che Berlusconi gli ha mostrato uno studio per il rilancio del turismo che potrebbe portare, come punto di partenza, «all’arrivo di un milione di turisti che creerebbero posti di lavoro per palestinesi». Tutto ciò, prosegue, «creerebbe notevoli miglioramenti nelle condizioni di vita e, di conseguenza, la diminuzione degli estremisti e l’aumento dei moderati». Nel corso dell’incontro è stato deciso di tenere colloqui bilaterali annuali e al primo, che si terrà in Israele, Berlusconi è stato invitato da Netanyahu a parlare alla Knesset : «Sarò molto lieto di visitare un amico, in un Paese amico che resterà amico per molti anni», commenta compiaciuto il Cavaliere.

Fonte: l'Unità

24 giugno 2009

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