I media occidentali e la vicenda tibetana
Articolo 21
Un altro bersaglio dei cinesi è la stampa internazionale apertamente accusata di aver trattato l’intera vicenda con un forte pregiudizio anticinese. Paolo Longo commenta la situazione.
L’ultimo serio tentativo di negoziato tra i cinesi e il cosiddetto governo tibetano in esilio risale al 2006, poi solo modesti contatti senza alcun risultato.
Nell’ultimo anno i cinesi avevano cominciato a guardare oltre il Dalai Lama, a programmare la sua successione, a cercare di controllare il processo che avrebbe portato alla sua sostituzione dopo la sua morte, ma hanno capito troppo tardi che il Dalai Lama, il loro grande nemico, era in realtà un possibile fattore di equilibrio e di moderazione, che il vero problema per la Cina non era il Dalai Lama, simbolo stesso dei tibetani e della loro battaglia per l’indipendenza, ma le nuove leve di un movimento che si rivela molto piu radicale, e per i cinesi pericoloso, del Dalai Lama stesso.
Sono i giovani del movimento che in India aveva programmato e organizzato la marcia dei tibetani verso la frontiera cinese e che nei giorni della rivolta che ha infiammato Lhasa e sconvolto il mondo si sono più volte ritrovati su posizioni diverse da quelle del Dalai Lama del quale non condividono l’approccio pacifista alla battaglia per l’indipendenza del tibet.
A loro, anche, sembra essere rivolta la minaccia del dalai lama di ‘dimettersi’ da leader politico dei tibetani se la violenza continuerà. Questo capitolo della storia sembra essere completamente sfuggito ai cinesi che in questi giorni hanno un solo bersaglio il Dalai Lama e quella che definiscono la sua cricca (con una terminologia che ci riporta indietro di diversi decenni).
Un altro bersaglio dei cinesi è la stampa internazionale apertamente accusata di aver trattato l’intera vicenda con un forte pregiudizio anticinese. Raramente capita di vedere attacchi cosi pesanti contro i giornalisti stranieri. Un quotidiano in lingua inglese il China Daily riporta in prima pagina le fotografie pubblicate dal quotidiano USA Today affiancata dall’originale per mostrare che il giornale americano aveva tagliato una parte della foto nella quale si vedono i rivoltosi tibetani all’assalto dei cinesi, o un’altra pubblicata dal sito internet della CNN nella quale si vede una fila di camion militari cinesi senza mostrare anche lì i tibetani che lanciano pietre. La lista continua, con fotografie di soldati nepalesi all’assalto di rifugiati tibetani con didascalie che parlano di poliziotti cinesi all’assalto di tibetani, o con un civile cinese soccorso dopo essere stato ferito dai rivoltosi che nella didascalia della stampa occidentale diventa un tibetano malmenato e arrestato. Questo secondo i cinesi dimostra come il Dalai Lama sia riuscito a prendere in ostaggio le olimpiadi sfruttando la sua enorme popolarità in occidente per costringere i cinesi a trattare sull’indipendenza del Tibet. Interessante anche seguire le chat line dei principiali portali cinesi (quelle che di solito sono il cuore della protesta e della dissidenza ).
Decine di migliaia di navigatori internet cinesi in queste ore partecipano alle discussioni accusando i giornalisti stranieri di aver dato una rappresentazione falsa di quello che e accaduto e divoler danneggiare lo straordinario sforzo compiuto dalla Cina per le Olimpiadi. E così ancora una volta chi vive in cina si ritrova a vivere due realtà completamente diverse.
Quella raccontata dai cinesi e quella raccontata all’estero.