"I have a dream"
Gabriele De Veris
Il 28 agosto 1963 si svolse la “Marcia su Washington” dedicata ai diritti civili, organizzata da Martin Luther King. Centinaia di migliaia di persone, bianchi e neri, marciarono insieme fino al Lincoln Memorial per chiedere la fine di segregazione e discriminazione razziale. La manifestazione fu la prima grande iniziativa nonviolenta negli Usa.
Gandhi aveva iniziato le manifestazioni nonviolente in India, poi altre manifestazioni antinucleari si erano svolte in Inghilterra; nel settembre 1961 la Marcia per la Pace e la fratellanza da Perugia ad Assisi promossa da Aldo Capitini. La nonviolenza era nell'aria, ed era la risposta costruttiva a un mondo ancora stravolto dalla violenza della guerra, dei campi di sterminio, della bomba atomica. La Marcia su Washington fu probabilmente l'ago della bilancia tra una repressione feroce e una rivolta armata che avrebbe probabilmente infiammato gli Stati Uniti: la stretta strada della nonviolenza, faticosa, derisa, spesso ignorata dai libri di storia ufficiali e dai revisionisti distratti e un po'ignoranti. La Marcia su Washington fu costruita da uomini e donne che rischiavano la vita ogni giorno, in un Paese teoricamente libero e democratico ma di fatto tragicamente incoerente. Tracciò anche la rotta per quanti lottano per i diritti umani, per la pace, per un mondo a misura d'uomo: la nonviolenza come strumento indispensabile, positivo, costruttivo, personale e collettivo al tempo stesso. A noi, spesso abituati a fiumi di parole, comunicati e conferenze stampa, interviste, pagine web, foto digitali, telefonate e servizi televisivi, può sembrare incredibile che quella manifestazione – così piccola se paragonata ai megaconcerti planetari – sia stata costruita con così mezzi, a suon di ciclostilati e telefonate, e abbia avuto tanto effetto da passare alla storia perché ha fatto davvero la storia.
Ma capire meglio come stavano le cose e come sono cambiate in quella fine di agosto di 44 anni fa può aiutarci a rileggere la nostra storia quotidiana, le nostre lotte, il nostro impegno per rendere questo mondo un po' migliore di come lo abbiamo trovato, dove i diritti umani sono un dovere per ciascuno di noi.
La fonte da cui è stato tratto questo articolo è: http://italy.peacelink.org/agescipns/