Guerra ai media, il richiamo dell’OCSE


Tana De Zulueta


L’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) scrive a Silvio Berlusconi chiedendogli di ritirare le querele miliardarie contro l’Unita e Repubblica.


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Guerra ai media, il richiamo dell'OCSE

L'OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) scrive a Silvio Berlusconi chiedendogli di ritirare le querele miliardarie contro l'Unita e Repubblica. Ma è solo l'ultima dimostrazione della preoccupazione crescente delle istituzioni europee. Berlusconi sicuramente non lo sa, ma prima ancora della lettera recapitata a palazzho Chigi il nostro paese era stato già citato nell'ultimo rapporto del rappresentante dell'OSCE per la libertà dei Media, dunque non sa che eravamo già sotto osservazione in quella sede. Facendo partire quella raffica di cause miliardarie contro giornali e giornalisti il nostro premier ha solo peggiorato la propria posizione: si è dimostrato il peggior esempio in Europa del ricorso a cause vendicative che rischiano di soffocare la libertà d'espressione. Queste pratiche, secondo il rapporto firmato da Miklos Haraszti a luglio di quest'anno, si stanno espandendo a danno della libertà di espressione. Un fenomeno che la publicazione più autorevole sullo stato della libertà d'espressione nel mondo, l'Index on Censorship, ha descritto come "il grande freddo" ("the big chill") che rischia di mettere a repentaglio il ruolo correttivo nei confronti del potere che è la prima funzione della stampa libera.
   Un vento gelido che si è fatto sentire di recente, per citare i paesi membri dell'OSCE che cadono sotto la responsabilità di questo professore ungherese, in Kazakhstan, in Slovacchia e in Turchia, ma che non dovrebbe soffiare nei paesi fondatori dell'Unione europea. Infatti, l'Irlanda e la Gran Bretagna stanno lavorando per rendere meno punitive le proprie leggi sulla diffamazione, sempre a tutela della libertà d'espressione.
   Chiedere cifre esorbitanti, come i tre milioni di euro chiesti all'Unità e a Repubblica (un record in Europa) è un atto che non appartiene al comportamento del capo di governo di un paese democratico. Questo il semplice messaggio fatto pervenire per lettera da Vienna. Ma di quest'orecchio, come sappiamo, il nostro governo non ci sente. E tanto meno vorrà acconsentire alla riflessione conseguente: visto che il pubblico ha il diritto di sapere, fare domande, più che un diritto è il dovere della stampa. Mentre solo a un ripetente in  materia di democrazia dovrebbe essere necessario ricordare che chi governa deve "accettare un più alto livello di critica rispetto ai cittadini ordinari".
   La lettera dell'OSCE, sicuramente destinata o all'oblio (ne hanno parlato i telegiornali?) o al rituale svilaneggiamento per bocca del deputato-avvocato di turno, è solo l'ennesimo, imbarazzante richiamo al fatto che l'Italia è, ogni giorno di più, un osservato speciale in Europa. Su questo punto le diverse istituzioni europee concordano e non a caso il rappresentante dell'OSCE si richiama alla giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. Se il governo insiste lo scoprirà: c'è un giudice a Strasburgo.

Fonte: Articolo21

22 settembre 2009

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