Guantanamo, il no della corte suprema


Gianna Pontecorboli


Con una sentenza attesa a lungo, neppure la Corte Suprema a maggioranza conservatrice ha accettato il discutibile trattamento che l’attuale amministrazione americana voleva riservare ai "nemici combattenti" prigionieri a Guanatanamo.


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Guantanamo, il no della corte suprema

New York – La nomina di John Roberts e Samuel Alito non e' bastata a dar ragione a George Bush.
Con una sentenza attesa a lungo, neppure la Corte Suprema a maggioranza conservatrice su cui il presidente sperava di poter contare ha accettato il discutibile trattamento che l'attuale amministrazione americana voleva riservare ai ''nemici combattenti'' prigionieri a Guanatanamo.
''La legge e la costituzione sono disegnate per rimanere in vigore anche in tempi d'eccezione'', ha scritto nella sua sentenza di maggioranza il giudice Anthony Kennedy, che e' diventato l'ago della bilancia dopo il ritiro di Sandra Day O'Connor,''La liberta' e la sicurezza possono essere riconciliate nel nostro sistema, e la riconciliazione avviene attraverso la cornice della legge''… In una sentenza lunga oltre settanta pagine, e che e' stata appoggiata da altri quattro giudici, Kennedy ha in pratica sostenuto che i tribunali militari che l'amministrazione avrebbe voluto usare per processare circa 80 degli ultimi detenuti di Guantanamo ''non sono adeguati'' e che i prigionieri hanno diritto al cosidetto ''habeas corpus'', cioe' ad essere informati delle accuse che hanno portato alla loro carcerazione e ad essere giudicati da un giudice indipendente. In risposta, ma inutilmente, i quattro giudici piu' conservatori hanno messo in luce nella loro controsentenza i rischi di mostrarsi deboli con il terrorismo. ''Siamo in guerra con il radicalismo islamico'', ha osservato Antonin Scalia,'' e questo portera' nuove vittime americane''.
'' Rivedremo le nostre opzioni'', ha commentato seccamente da Roma Dana Perino, la portavoce di George Bush.
In realta,' la sentenza sembra ora mettere fine a un lungo braccio di ferro tra i detenuti del carcere cubano e i loro difensori e una Casa Bianca decisa a processarli al riparo dalle garanzie concesse ai cittadini americani di fronte ai tribunali federali.
Gia' due volte, nel 2004 e nel 2006, la Corte Suprema si era infatti pronunciata a favore dei detenuti e aveva difeso il loro diritto ad essere giudicati di fronte a un tribunale indipendente., Nel 2006, tuttavia, una legge votata dal congresso allora dominato dai repubblicani aveva stabilito che il ricorso dei detenuti ai tribunali civili avrebbe potuto avvenire soltanto dopo che i prigionieri erano stati processati di fronte a un tribunale militare.. E la Casa Bianca, si sa, si era mossa perche' i processi militari piu' significativi per colpire l'opinione pubblica potessero almeno cominciare prima della fine del mandato di Bush.
Adesso, invece, cambia tutto, ma nessuno sa bene come.. Bocciati definitivamente i tribunali militari, saranno quelli federali a dover decidere sulla fondatezza delle accuse contro i prigionieri. Gia' ieri, in previsione di un'era del tutto nuova, il giudice Royce Lambert ha convocato una riunione di giudici federali per decidere il da farsi. Di sicuro, per ora, ci sono soltanto i ricorsi che alcuni prigionieri avevano gia' presentato ai tribunali federali e che i giudici avevano finora tenuto fermi in attesa della decisione della Corte Suprema. ''Finalmente la Corte Suprema ha messo fine ad una egregia ingiustizia'', ha commentato il Center for Costitutional Rights, che difende diversi dei circa 250 detenuti ancora ospitati nella base di Cuba.. Di fatto, assicurare la giustizia non sara' facile. Anche se, in sei anni, la base e' cambiata e le celle all'aria aperta dei primi tempi sono state sostituite con delle normali celle carcerarie in muratura, le condizioni a Guantanamo restano difficili e nessuno ha dimenticato gli scioperi della fame e i suicidi che hanno turbato la base. Accanto alla sentenza di Anthony Kennedy, ieri, il giudice supremo David Souter ha per esempio aggiunto una nota per ricordare che alcuni dei ''nemici combattenti'' sono detenuti da sei anni senza essere stati incriminati.. Sia Obama che McCain hanno promesso di chiudere la prigione. Ma solo poche settimane fa il segretario della difesa, Gates,ha fatto osservare che la chiusura non sara' facile perche' molti paesi si rifiutano di accogliere i propri cittadini sospettati di terrorismo. E ieri mattina, commentando la sentenza, McCain ha ricordato che i detenuti non sono cittadini americani e trovare una giusta soluzione per i loro casi non sara' semplice.

Fonte: Lettera22 e il riformista

13 giugno 2008 

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