“Governi troppo cauti. In Iran c’è un regime terrorista”. Intervista a Dacia Maraini
Umberto De Giovannangeli - L'Unità
La scrittrice: “Hanno paura delle donne che rivendicano la libertà. Usano la lapidazione per terrorizzarle. L’Occidente si muova”.
Quello che lapida le donne è un potere terrorista, che vuole con questa pratica barbara creare terrore e ubbidienza nel mondo femminile che anche Iran si emancipa e rivendica nuove libertà». A sostenerlo è una delle più grandi scrittrici italiane: Dacia Maraini. «Se Sakineh è ancora in vita – riflette la scrittrice – è grazie al lavoro di denuncia e di sensibilizzazione svolto dai mezzi di comunicazione. Dal punto di vista delle istituzioni e dei governi, invece, c'è ancora troppa prudenza e troppa paura di esporsi».
La vita di Sakineh Mohammadi-Ashtiani è appesa a un filo. Cosa è diventata questa vicenda?
«Quello di Sakineh è ormai diventato un caso esemplare. Un simbolo della tracotanza, della truculenza, del fanatismo religioso. Questo sono metodi della peggiore Inquisizione. Ma sappiamo che la Storia nella sua parte migliore ha rifiutato le punizioni corporali che una volta erano considerate normali. Sotto la regina Elisabetta I, nel '500, si usava che una persona accusata di un delitto contro la società, venisse posta su una forca e mentre era ancora in vita le si squarciava il petto e si estraeva il cuore. Tutto questo in una piazza piena di persone che andavano ad assistere allo “spettacolo”. Oggi ci sono cose che non sono più accettate dalla coscienza civile: la lapidazione, come anche la tortura e la pena di morte, per quanto quest'ultima, purtroppo è ancora praticata anche in Paesi avanzati come gli Stati Uniti».
A quanti sono insorti contro la condanna a morte per lapidazione di Sakineh, il regime iraniano ha risposto che questo è un affare interno. Un affare di criminalità comune.
«È l'altra faccia di questa vergogna. Loro si preparavano a lapidare questa donna sulla base dell'accusa di adulterio. L'accusa di aver partecipato all'omicidio del marito è venuta dopo. E quando l'avvocato di Sakineh ha protestato e ha portato prove che lei non c'entrava nel delitto, l'hanno minacciato al punto da costringerlo a fuggire in Norvegia. Per intimorirlo, avevano arrestato la moglie senza alcuna ragione. Accuse cambiate in corso di processo. Confessioni estorte con la forza e con l'inganno. Avvocati minacciati e costretti a scappare…Cos'è tutto questo se non la pervicace volontà di un potere terrorista di punire a tutti i costi? E poi c'è ancora dell'altro da dire».
Cos'altro?
«Sakineh non la sola. Risulta dalle denunce documentate delle più importanti organizzazioni di difesa dei diritti umani, come Amnesty International, che in Iran ci sono state nel corso di quest'anno già decine di casi di donne lapidate. E non per omicidi. Sotto la pressione internazionale, il potere iraniano ha cambiato le accuse, come a volere giustificare il proprio operato. Oltre che dei terroristi misogini, sono anche degli imbroglioni».
Che potere è quello che lapida le donne?
«È per l'appunto un potere terrorista che vuole con questa pratica barbara creare terrore e ubbidienza nel mondo femminile, che anche in Iran si emancipa e rivendica libertà e diritti. Ricordiamo che è una donna, Neda, uccisa a sangue freddo, il simbolo dell'Onda Verde iraniana: un'Onda che non è defluita e che ha nelle donne un suo punto di forza. Le donne con la loro determinazione, il loro senso del reale, doppiamente oppresse da un regime oscurantista e sessuofobico».
Di fronte a questo potere fanatico è sufficiente ciò che è stato fatto dall'Occidente?
«I mezzi di comunicazione, Tv, radio, giornali…, stanno facendo parecchio ed è grazie a loro se Sakineh è ancora viva. Il silenzio è l'arma più sicura di ogni repressione. Dal punto di vista delle istituzioni e dei governi, invece, c'è ancora troppa prudenza e troppa paura di esporsi. Questa prudenza va superata perché siamo alle prese con un regime che vuole imporre con ogni mezzo il suo odio e la sua bramosia di dominio».
C'è chi ha consigliato a Berlusconi di far intervenire sulle autorità iraniane il suo amico Gheddafi…
«Lasciamo perdere Gheddafi che è meglio…Ho trovato indecente l'accoglienza fatta a questo personaggio. Si possono trattare affari senza arrivare al baciamano di un tiranno».
Fonte: l'Unità
8 settembre 2010