Giustizia o pace? Cosa vogliono gli Europei?
La redazione
Secondo la rilevazione di Ecfr, non c’è sostegno a una guerra prolungata. Solo il 14% degli italiani vuole l’aumento delle spese militari
Marcia PerugiAssisi 24 aprile 2022 – Foto di Roberto Brancolini
Secondo il sondaggio pubblicato ieri dall’Ecfr (European Council on Foreign Relations) la Russia è universalmente accusata di essere la causa del conflitto ed il più grande ostacolo alla pace.
Oltre l’80% degli intervistati in Polonia, Svezia, Finlandia e Gran Bretagna considera la Russia responsabile di questa guerra. Quest’opinione è ampiamente condivisa anche in Italia (56%), Francia (62%) e Germania (66%). Alla domanda su quale sia la principale causa della difficoltà a raggiungere un potenziale accordo di pace, in ogni Paese, la maggioranza o la pluralità di cittadini ha identificato tale causa nella Russia.
La maggior parte degli europei vuole che la guerra finisca il prima possibile. Anche se ciò dovesse comportare perdite territoriali per l’Ucraina. È quanto emerge da un’indagine svolta dallo European Council on Foreign Relations (ECFR) in diversi paesi europei, tra cui Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Polonia, Romania, Svezia, Finlandia, Portogallo e Spagna.
Gli europei hanno sorpreso tanto Vladimir Putin quanto loro stessi con la loro unità e determinazione in risposta all’invasione russa dell’Ucraina. C’è un forte sostegno in tutta Europa per tagliare la Russia fuori dalla comunità internazionale. La maggioranza degli intervistati ritiene che i governi nazionali dovrebbero interrompere le relazioni economiche, diplomatiche e culturali con Mosca, riducendo la dipendenza dal petrolio e dal gas russo, anche a scapito degli obiettivi climatici.
A meno che qualcosa non cambi radicalmente, gli europei si opporranno a una guerra lunga e prolungata. Solo in Polonia, Germania, Svezia e Finlandia c’è un notevole sostegno pubblico per l’aumento della spesa militare. Solo il 14% degli italiani è a favore dell’aumento della spesa per la difesa nazionale.
Molti ritengono che la guerra in Ucraina danneggerà l’Unione Europea e che la Cina e gli Stati Uniti riusciranno ed evitare le conseguenze più gravi del conflitto.
La maggioranza degli europei (55%) crede che l’UE si troverà in una situazione “leggermente” o “notevolmente peggiore” a causa del conflitto. Prevale infatti la sensazione, oltre il 42% degli intervistati, che i governi siano troppo concentrati sulla guerra, trascurando altre problematiche importanti. Le principali preoccupazioni degli europei relative al conflitto sono l’aumento del costo della vita e l’uso di armi nucleari da parte della Russia.
ECFR ha rilevato che, nonostante il forte sostegno in tutta Europa alla candidatura dell’Ucraina per l’adesione all’UE e per la politica occidentale volta a troncare i legami con Mosca, sta emergendo un divario tra le posizioni di molti governi nazionali e l’opinione pubblica. Il sondaggio, condotto tra il 28 aprile e l’11 maggio, mostra che, mentre gli europei concordano in modo schiacciante sulla responsabilità del conflitto in Ucraina, vi è comunque un forte divario tra coloro che vogliono che il conflitto finisca il prima possibile e coloro che credono che la Russia dovrebbe essere punita e che dovrebbe rispondere delle violazioni del diritto internazionale.
Un altro aspetto interessante è che sono state registrate significative divergenze di opinione soprattutto tra i Paesi che condividono il confine con l’Ucraina. In Polonia, l’83% degli intervistati incolpa la Russia per il conflitto, mentre il 74% vede la Russia come il più grande ostacolo alla pace. In Romania, rispettivamente il 58% incolpa la Russia ed il 42% ritiene che questa sia un ostacolo alla pace. Polacchi e rumeni si differenziano anche per la loro solidarietà con l’Ucraina. Ad esempio, il 71% in Polonia e il 54% in Romania è a favore di una maggiore assistenza economica all’Ucraina. L’invio di armi aggiuntive all’Ucraina è sostenuto dal 78% in Polonia, ma solo dal 46% in Romania.
“Pertanto – sottolineano gli esperti dell’ECFR – la geografia non è il fattore più importante che definisce l’atteggiamento dei cittadini nei confronti della guerra”. Nella loro analisi affermano che l’opinione pubblica europea sta cambiando e che incombe la minaccia di “tempi ancora più bui”.
La “resilienza delle democrazie europee”, scrivono, “dipenderà in gran parte dalla capacità dei governi di assecondare il sostegno dei cittadini a politiche potenzialmente dannose”, come un embargo sul petrolio russo, che farebbe aumentare ulteriormente i prezzi dell’energia e avrebbe un grave impatto sull’economia europea.
Fonte: Globalist
16 giugno 2022