Il nostro pianeta ospita milioni e milioni di specie. Un patrimonio che chiamiamo biodiversità, che rappresenta in una sola parola la sconfinata, e fragile, ricchezza della vita sulla Terra, in tutte le sue forme e in tutte le sue interazioni, ovvero gli ecosistemi.
Oggi, nella Giornata mondiale dell’Ambiente, è bene riflettere sul fatto che questo tesoro lo stiamo intaccando senza pietà e senza intelligenza. Senza renderci conto che distruggere la biodiversità significa ridurre l’integrità biologica della Terra. Significa bruciare la Biblioteca della Vita, ridurre le risorse genetiche vegetali, animali, microbiche, terrestri e marine che sono il fondamento della ricerca di oggi e delle invenzioni di domani. E quel che è peggio, significa intaccare il funzionamento del capitale naturale, che è alla base del buon funzionamento dell’economia umana: tutte le risorse naturali che utilizziamo, prendiamo, trasformiamo e scartiamo. Questo è il capitale naturale.
Secondo gli scienziati, il ritmo con cui si stanno estinguendo per l’intervento umano le specie animali e vegetali è da 100 a 1.000 volte superiore a quello registrato in epoca pre-umana. Di tutte le estinzioni, il 75 per cento è stato causato in passato da un eccessivo sfruttamento delle specie (caccia, pesca, commercio illegale); dalla distruzione degli habitat per infrastrutture o per avere nuovi terreni da coltivare; dall’agricoltura intensiva. Altre cause, più recenti, sono l’inquinamento e l’introduzione di specie aliene invasive. Proprio ora, infine, stanno iniziando le estinzioni dovute all’emergenza climatica.
Un gigantesco, sconvolgente processo di cambiamento che cambierà – ormai questo è chiaro, nonostante gli sforzi di mitigazione che con grande fatica si stanno realizzando – il Pianeta così come lo conosciamo. Di questa rete di specie, ecosistemi, funzioni e relazioni che caratterizzano la vita, abbiamo una conoscenza ancora incompleta.
Un rapporto diffuso ieri dal WWF indica alcuni «segnali di allarme» – dalla pandemia alle locuste, dagli incendi in Australia all’acqua alta a Venezia – che negli ultimi mesi per così dire il Pianeta Terra ha lanciato a noi umani. Segnali eloquenti. Che chiedono risposte, sotto forma di fatti e soluzioni concrete. Pensiamoci bene.
NOVEMBRE 2018: L’APOCALISSE DEGLI INSETTI
Uno studio di scienziati tedeschi ha dimostrato come in 27 anni ci sia stata una riduzione di più del 75% della biomassa degli insetti, fondamentali per garantire l’impollinazione di moltissime piante. Un «bene» dal valore stimato annualmente in oltre 235 miliardi di dollari.
MAGGIO 2019: RAPPORTO IPBES, UN MILIONE DI SPECIE A RISCHIO
ll report Global Assessment Report on Biodiversity and Ecosystem Services dell’IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services dell’ONU) ha mostrato come il 75% dell’ambiente terrestre e il 66% dell’ambiente marino siano stati modificati in modo significativo dall’azione dell’uomo, mettendo a rischio la sopravvivenza di un milione di specie. Bisogna tornare all’epoca dei dinosauri per assistere a tassi di estinzione così elevati.
ESTATE 2019: AMAZZONIA IN FIAMME, SCACCO MATTO ALLA CENTRALE DEL CLIMA
Oltre 200.000 roghi, alimentati da una politica di devastazione e da temperature sempre più alte, hanno mandato in fumo più di 12 milioni di ettari di foresta e di altri preziosi ecosistemi della foresta amazzonica, il “polmone verde”, che regola il ciclo delle piogge del Pianeta, fornisce il 20% delle acque dolci che arrivano negli oceani, sequestra tra i 140 e i 200 miliardi di tonnellate di carbonio ogni anno, raffredda la Terra, contrasta la desertificazione, produce cibo e medicine per tutti, avvicinandola drasticamente a quella soglia di distruzione – il 25% dell’ecosistema forestale originario – che potrebbe segnare il punto di non ritorno oltre il quale tutti questi servizi sarebbero compromessi.
SETTEMBRE 2019: GHIACCIO BOLLENTE
Il nuovo report dell’IPCC dell’ONU (Intergovernmental Panel on Climate Change) “Oceani e Criosfera in un clima che cambia” lancia l’allarme: a causa di temperature che nell’inverno Artico hanno superato di 6°C le medie stagionali, i ghiacci marini e terrestri si stanno riducendo ad un ritmo da capogiro, con il rischio di aumentare il livello medio marino e di rilasciare in atmosfera le enormi quantità di gas serra finora intrappolate nel permafrost, il terreno congelato da millenni nel Nord della Terra. Ogni anno la calotta di ghiaccio della Groenlandia si riduce di circa 278 gigatonnellate (miliardi di tonnellate) di ghiaccio. La fusione delle calotte polari e dei ghiacciai della Groenlandia e dell’Antartide è inoltre la causa principale dell’innalzamento globale del livello del mare, innalzamento che potrebbe colpire un miliardo di persone entro il 2050.
NOVEMBRE 2019: VENEZIA AFFOGA
Numerose ondate di acqua alta da record sommergono la Serenissima, causate da venti di scirocco resi sempre più forti e frequenti dai cambiamenti climatici, responsabili del progressivo innalzamento del livello medio marino, che in laguna si prevede possa raggiungere gli 85 centimetri entro il 2100, mettendo a rischio uno dei tesori artistici del Pianeta.
DICEMBRE 2019: MEGAINCENDI IN AUSTRALIA, INDONESIA E CONGO
Tra novembre 2019 e gennaio 2020 il continente australiano è stato devastato da una tragica serie di mega-incendi che hanno distrutto più di 11 milioni di ettari (più di 100.000 chilometri quadrati, ovvero un’area più grande del Portogallo), cancellato numerose vite umane e ucciso più di 1 miliardo di animali. A causarli, una alterazione climatica sopra l’Oceano Indiano che ha causato siccità e temperature record, mentre si spegnevano altri roghi senza precedenti in altri preziosi luoghi del pianeta, come il Bacino del Congo, l’Indonesia, l’Alaska e California. Il Global Forest Watch ha calcolato come solo nel 2019 si siano verificati in tutto il mondo oltre 4,5 milioni di incendi con un estensione superiore ad 1 chilometro quadrato. Si tratta di 400.000 incendi in più rispetto al 2018, e due volte e mezzo in più rispetto al 2001. Inoltre quasi tutti i 500 megaincendi più disastrosi dell’ultimo decennio si sono verificati in condizioni insolitamente calde e/o secche, esattamente quelle favorite dal surriscaldamento climatico in corso.
DICEMBRE 2019: L’INVASIONE DELLE LOCUSTE
Piaga biblica per eccellenza, purtroppo tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 sono comparsi immensi sciami di locuste, moltiplicatesi grazie all’insolita abbondanza di vegetazione nel Corno d’Africa, a causa della stessa anomalia che nel frattempo teneva all’asciutto l’Australia. Da allora gli sciami, migrando per cercare nuovi aree di alimentazione, stanno devastando i raccolti che incontrano e mettendo a rischio l’approvvigionamento di cibo di oltre 20 milioni di persone in 15 paesi africani.
FEBBRAIO 2020: CORALLI ADDIO?
Il terzo fenomeno di coral bleaching in pochi anni colpisce la Grande Barriera Corallina australiana. Il cosiddetto “sbiancamento”, determinato dall’aumento della temperatura degli oceani che pone fine all’incredibile relazione di convivenza tra i coralli e microrganismi unicellulari capaci di fotosintesi, è favorita dall’aumento della temperatura degli oceani causata dal riscaldamento globale, mettendo a rischio uno degli ecosistemi più ricchi di biodiversità, che garantisce inoltre lavoro e sussistenza a decine di milioni di persone.
MARZO 2020: L’ANTARTIDE FONDE
Anche il continente più freddo del Pianeta è colpito con un’intensità senza precedenti da un’ondata di calore che in alcune aree ha portato le temperature a ben 18.3°C, determinando la fusione dello strato superficiale di ghiaccio in molte zone, con picchi di perdita locali fino al 20%. La quantità di ghiaccio perso ogni anno in Antartide è aumentata di 6 volte dal 1979 e il 2017. L’aumento del riscaldamento globale, che ha una progressione assai più rapid proprio nelle regioni polari, (praticamente doppio rispetto all’aumento delle temperature medie del pianeta) si ripercuote su tutto il sistema climatico planetario, e sulla circolazione oceanica globale.
MARZO 2020: LA DÉBÂCLE DELLE FORESTE TROPICALI
Grazie alla fotosintesi clorofilliana, le piante assorbono CO2 dall’atmosfera, rilasciando l’ossigeno indispensabile per la respirazione degli animali (uomo incluso). Le foreste del mondo utilizzano in totale 2,4 miliardi di tonnellate di carbonio ogni anno, e da sola l’Amazzonia contribuisce ad un quarto di questa enorme quantità. Le foreste tropicali ben conservate, negli anni ’90 del secolo scorso, pesavano circa la metà dell’assorbimento globale di carbonio terrestre ed eliminavano il 15% delle emissioni di anidride carbonica di origine antropica. Purtroppo, un nuovo allarmante studio rivela che la capacità delle foreste tropicali di assorbire di CO2 si è ridotta di un terzo rispetto ai dati degli anni ’90, a causa di siccità, deforestazione e temperature più elevate, e con essa la loro capacità di contrastare il riscaldamento globale. Le foreste stanno perdendo la loro capacità di resilienza, più velocemente quelle amazzoniche, più lentamente quelle africane.
OGGI: LA PANDEMIA GLOBALE
Oltre 5 milioni di contagiati, oltre 300.000 vittime a livello globale: sono i numeri raccapriccianti della pandemia in corso causata dal virus SARS-CoV-2, la più grave tra le numerose e sempre più frequenti malattie emergenti di origine zoonotica che stanno colpendo la specie umana. Alla base, troviamo spesso il rapporto malato dell’uomo con la natura, che tramite traffici non controllati di animali selvatici, deforestazione ed alterazione degli equilibri ecosistemici sta mettendo sempre più a rischio la nostra salute, le nostre società e le nostre economie.