Giornata mondiale contro la desertificazione: l’emergenza tocca anche l’Italia


Giorgio Beretta - unimondo.org


La desertificazione e la siccità, insieme con altri fenomeni collegati ai cambiamenti climatici e a eventi meteorologici estremi, stanno costringendo all’esodo forzato milioni di “profughi ambientali”.


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Giornata mondiale contro la desertificazione: l'emergenza tocca anche l'Italia

"Più di un miliardo di persone povere e vulnerabili vivono oggi in zone aride dove gli sforzi per raggiungere gli Obiettivi del Millennio devono affrontare sfide difficili e perciò sono in ritardo". Lo afferma il Segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, nel suo preoccupato messaggio in occasione dell'odierna 'Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione'.

La giornata, celebrata dal 1995 che quest'anno ha come tema "Enhancing soils anywhere enhances life everywhere" ("Rafforzare i suoli ovunque rafforza la vita dovunque") è promossa dall'UNCCD, la Convenzione delle Nazioni Unite per la Lotta alla Desertificazione, e mira a sensibilizzare il pubblico sul fatto che la desertificazione, il degrado dei suoli e la siccità possono drammaticamente compromettere la biodiversità a livello mondiale.

"Quasi tre quarti dei terreni da pascolo mostra sintomi di desertificazione" – avverte il Segretario generale. Negli ultimi 40 anni, infatti, quasi un terzo delle terre coltivate è diventata improduttiva ed è stata abbandonata". Nel ribadire l'impegno delle Nazioni Unite contro la desertificazione e il degrado del suolo, Ban ki-moon sottolinea come la siccità possa essere in futuro una delle maggiori cause di conflitto a livello globale e stia già spingendo alla migrazione migliaia di popoli incrementando il fenomeno dei "profughi climatici".

Nell'attuale Anno internazionale della biodiversità, il Segretario generale dell'Onu ricorda inoltre che "le zone aride sono aree di enorme diversità biologica e di produttività". "Il trenta percento dei raccolti che sono coltivati e consumati nel mondo provengono da queste zone" e la loro funzione per l'atmosfera è fondamentale. Proprio per questo – sottolinea Ban – è necessario agire per la protezione e la riabilitazione delle zone aride: ciò significa garantire la sicurezza alimentare e accelerare i progressi verso il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio.

La desertificazione e la siccità, insieme con altri fenomeni collegati ai cambiamenti climatici e a eventi meteorologici estremi, stanno costringendo all'esodo forzato milioni di "profughi ambientali". Secondo l'Alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati (Unhcr) e l'International Organization for Migration (Iom), entro il 2050 potrebbero essere 200 milioni le persone coinvolte in queste migrazioni, ma già oggi secondo le stime sono almeno 50 milioni le persone costrette all’esodo forzato a causa dei cambiamenti climatici. Lo ha ricordato Legambiente nel dossier “Profughi ambientali” presentato lo scorso maggio a Firenze nel corso di Terra Futura.

"L'emergenza desertificazione riguarda anche l'Italia" – ha sottolineato Legambiente. Negli ultimi venti anni, infatti, in Italia si è triplicato l’inaridimento del suolo e si stima che il 27% del territorio nazionale rischia di trasformarsi in deserto. Sono interessate soprattutto le regioni meridionali, dove l'avanzata del fenomeno rappresenta già da un decennio una vera e propria emergenza ambientale. La Puglia è la regione più esposta con il 60% della sua superficie, seguita da Basilicata (54%), Sicilia (47%) e Sardegna (31%).

Ma sono a rischio anche le piccole isole. Secondo l’ultimo Rapporto Enea disponibile le regioni considerate più a rischio sono: Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Particolarmente grave è il caso della Sardegna, dove risulta essere già colpito l’11% del territorio regionale. A forte rischio anche la Sicilia, nelle zone interne della provincia di Caltanissetta, Enna e Catania e lungo la costa agrigentina, e la Puglia, dove solo il 7% del territorio regionale non è affetto dal rischio deserto, mentre il 93 % è mediamente sensibile (47,7%) e molto sensibile (45,6%).

Fonte: Unimondo

17 giugno 2010

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