Giornata per la pace, l’Italia prega e digiuna per il Congo e il Sud Sudan


La Stampa


Veglie, marce, momenti di preghiera ed eventi pubblici religiosi e laici. Non potevano mancare all’appello i francescani del Sacro Convento di Assisi che insieme alla Tavola della pace si sono riuniti in Basilica.


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Sant’Egidio, Pax Christi, Focolari, Cammino Neocatecumenale, Comunione e Liberazione, Rinnovamento nello Spirito, Azione Cattolica. Tra i movimenti e le realtà ecclesiali nessuno si è tirato indietro dal rispondere all’appello di Papa Francesco di dedicare una intera giornata – o comunque riservare un momento particolare – alla preghiera e al digiuno per ristabilire la pace in un mondo dilaniato da «una guerra mondiale a pezzi». Un particolare pensiero in questa giornata, annunciato dal Papa nell’Angelus del 4 febbraio scorso, va al Sud Sudan e alla Repubblica Democratica del Congo ma anche alla Siria precipitata proprio in questi giorni in una nuova ondata di bombardamenti e violenze.

Non si tratta di un grande evento ecclesiale come fu la veglia di preghiera in piazza San Pietro del 7 settembre 2013 convocata dal Papa proprio per la Siria e per scongiurare il pericolo dello scoppio di una nuova guerra mondiale. Per volontà del Pontefice ogni diocesi, ogni parrocchia, ogni singola persona – credente, non credente o appartenente ad un’altra confessione – ha potuto aderire alla iniziativa nelle modalità ritenute più opportune.

E quindi questa pace è stata invocata «a pezzi» in tutta Italia nelle chiese o per le strade, nelle case, negli uffici o nei centri culturali. In prima linea c’è la comunità congolese di Roma che ha organizzato una veglia di preghiera con adorazione eucaristica, a partire dalle ore 17, nella chiesa della Natività in piazza di Pasquino, alla quale hanno preso parte anche numerosi cittadini sudanesi che risiedono nella Capitale. Gente già provata dai continui sacrifici economici o dalla distanza con i loro familiari, come spiega don Sylvestre Kumbo Dusa Adesengie, incaricato della cura pastorale della comunità congolese romana, che loda il Papa per «il continuo interessamento» nei confronti dei conflitti africani: è «l’atteggiamento – dice – di un vero papà che non può mai essere tranquillo fino a quando i suoi figli non vivono nella pace».

Poi c’è chi come Sant’Egidio che ha organizzato un momento serale di preghiera nella basilica romana di Santa Maria in Trastevere (la stessa veglia si svolge in contemporanea in numerose altre città italiane dove la Comunità è presente). O chi, come i Focolari e il RnS che hanno richiesto ai loro aderenti di saltare un pasto e interrompere per qualche secondo il lavoro e la frenesia della giornata lavorativa per pregare per i Paesi oggi martoriati, e di pregare anche di notte come i neocatecumenali.

Non potevano mancare all’appello i francescani del Sacro Convento di Assisi, la città della pace per antonomasia, che nel tardo pomeriggio si sono riuniti sul sagrato della Basilica inferiore, dove  è andata in scena l’iniziativa “Accendiamo le luci” dedicata a Sud Sudan e Congo, promossa insieme a Tavola della pace, Articolo 21 e Rete della pace, in concomitanza con la Giornata del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili celebrata con l’iniziativa “M’illumino di Meno”.  

L’obiettivo, si legge in una nota, è di «accendere i riflettori sui tanti, troppi conflitti che continuano a fare strage di vite umane», «sulle condizioni delle popolazioni che vivono, sopravvivono, soffrono e muoiono in questi Paesi è la prima cosa che possiamo fare per essere loro d’aiuto». Per accendere queste “luci” sono state spente quelle delle case, dei negozi e dello stesso complesso monumentale della Basilica in segno di rifiuto di questo «consumismo che sta distruggendo la nostra casa comune» e, allo stesso tempo, di rispetto del creato. È seguita infatti una camminata attraverso il Bosco di San Francesco e una preghiera insieme alla comunità dei frati, che si è conclusa in musica con un concerto nella cattedrale di San Rufino e una via Crucis.

In cammino si metteranno anche i fedeli della diocesi di Crema che, su proposta del vescovo Daniele Gianotti, digiuneranno della cena per ritrovarsi in largo Falcone e Borsellino e dare il via, con le candele in mano, ad una marcia diretta alla parrocchia di Ombriano dove si tiene una veglia di preghiera animata da un coro multietnico. Il vescovo ha invitato anche tutti coloro che sono costretti a casa perché infermi o anziani a pregare per la pace, per esempio recitando il Rosario secondo le intenzioni del Papa.

Simili iniziative si svolgono anche in numerose altre città italiane – come si legge sui diversi siti ufficiali – o a livello diocesano o nelle singole parrocchie: Milano, Torino, Napoli, Palermo, Cremona, Forlì, Treviso, Campobasso, solo per citarne alcune. Il programma è scandito dallo schema fornito dalla Caritas italiana che, in collaborazione con la Fondazione Missio della Cei, ha fornito ampio materiale per la Giornata: una Preghiera interreligiosa per la pace, la testimonianza di una giovane congolese e di un missionario sudsudanese, e le lettere delle rispettive Conferenze episcopali lette durante i diversi eventi.

Particolarmente accorata quella dei vescovi del Sud Sudan che tracciano un profilo a dir poco drammatico della situazione nel Paese: «La guerra civile, che abbiamo spesso descritto come priva di qualsiasi giustificazione morale, continua – si legge -. Nonostante le nostre chiamate a tutte le parti, fazioni e individui a fermare la guerra, continuano a uccidere, stuprare, saccheggiare, sfollare, attaccare chiese e distruggere le proprietà in tutto il paese. In alcune città c’è calma, ma l’assenza di fuoco non significa che ci sia la pace. In altre località, i civili sono intrappolati all’interno della città a causa dell’insicurezza».

Da segnalare nella Giornata voluta dal Pontefice anche l’adesione del mondo laico con la Fism (Federazione italiana Scuole materne) che ha invitato «tutte le scuole dell’infanzia, educatrici e bambini con le loro famiglie, a partecipare all’iniziativa, trovando il tempo e lo spazio durante la giornata per rivolgere un pensiero a coloro che soffrono nel mondo per le tante guerre che si stanno combattendo e condividere le ragioni della pace. La pace – si legge nel comunicato – è possibile e tutti noi dobbiamo operare per costruirla insieme».

Hanno partecipato, infine, anche la Fiac Africa (Federazione internazionale di Azione cattolica), la Cooperativa Auxilium, il Centro Sportivo Italiano e Medici con l’Africa – Cuamm. Ognuno si è detto pronto a compiere un gesto di rinuncia nella speranza che diventi un gesto di solidarietà per queste terre sofferenti sulle quali aleggia, persistente, il fantasma del genocidio.

SALVATORE CERNUZIO
CITTÀ DEL VATICANO

23 febbraio 2018

Vatican Insider

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