Giornalisti: Il gruppo di Fiesole è tornato e rilancia


Articolo 21


Vent’anni dopo: nuovi e vecchi temi. "Vogliamo dialogare con la società civile per costruire insieme un sistema dell’informazione trasparente e democratico".


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Giornalisti: Il gruppo di Fiesole è tornato e rilancia

La situazione dell’informazione in Italia è sempre più drammatica e rischia di peggiorare. Per questo tanti giornalisti e giornaliste, al di là degli schieramenti sindacali o culturali, sono tornati a riunirsi a Fiesole.
Si vuole imporre una comunicazione drogata da conflitti di interesse sempre più imponenti, da quelli del Presidente del Consiglio a quelli di banche, soggetti finanziari, costruttori edili. Affiora una qualità del prodotto che falsa la realtà del Paese e sceglie l’informazione urlata, un progresso delle tecnologie che privilegia le fasce più forti e crea una “doppia cittadinanza”, la cancellazione di tutte quelle realtà che cercano di moltiplicare le voci ed allargare l’area delle conoscenze, in cui spesso operano i giornalisti meno garantiti.
Vogliamo dialogare con la società civile per costruire insieme un sistema dell’informazione trasparente e democratico.
Occorre uno statuto per le aziende editrici, che tuteli l’autonomia dei giornalisti ed i diritti del lettore. Servono norme di garanzia sui conflitti di interesse e una riforma immediata e radicale dell’Ordine dei giornalisti, dove i ceti più conservatori della professione devono cessare ogni ostruzionismo. Una Rai liberata dalla presenza dei partiti fin dalla nomina del prossimo Consiglio di amministrazione, la cancellazione del vulnus determinato dalla legge Gasparri, la bonifica dei finanziamenti pubblici per l’editoria che miri a favorire l’ingresso ai nuovi produttori di informazione, un accesso alla professione di livello universitario e a carattere selettivo che riconosca il merito.
Bisogna ridurre da subito le dipendenze della comunicazione televisiva, oggi fondata sul duopolio, dalle esigenze del mercato pubblicitario. Il Gruppo di Fiesole propone quindi l’immediata riduzione dei tetti pubblicitari televisivi per liberare risorse che renderebbero più pluralista il mercato dei media.

Fonte: Articolo21

11 maggio 2008

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