Giorgio Raggi: la terra in cui siamo cresciuti chiama il mondo a marciare
La redazione
Il Presidente del Consiglio di Sorveglianza di Coop Centro Italia “Noi cooperatori ci saremo da protagonisti, con la nostra identità e con la voglia di portare il nostro contributo a rafforzare quel vento nuovo che oggi esprime un grande bisogno di alta politica e di alti valori”.
Appare oggi evidente che si stia formando una coscienza collettiva che aspira al bene comune e all’interesse generale: il nostro “parteggiare” al referendum sull’acqua ha colto e favorito questo sentiment comune.
I conflitti che il mercato globale genera e la ricerca di nuovi equilibri fra gli Stati e i continenti sono gli appuntamenti della storia in questo nuovo secolo.
Con Gramsci possiamo affermare:«Odiamo gli indifferenti. […] L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odiamo gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. […]
Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch’io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo?» .
Oggi siamo a 50 anni dalla prima marcia: la terra in cui siamo nati e cresciuti torna a chiamare il mondo a marciare “per la pace e la fratellanza dei popoli”.
Noi cooperatori ci saremo da protagonisti, con la nostra identità e con la voglia di portare il nostro contributo a rafforzare quel vento nuovo che oggi esprime un grande bisogno di alta politica e di alti valori.
Per questo il nostro centro commerciale di Collestrada vorrà essere un punto di accoglienza sia per tutti i partecipanti, sia per tutti i nostri Soci e i nostri dipendenti che aderiranno numerosi.
Se si visitano i nostri negozi in queste ore e in questi giorni apparirà visivamente chiara la nostra adesione.
“C’è qualcosa di nuovo oggi nell’aria, anzi di antico”: la solidarietà torna ad essere un sentimento più forte dell’individualismo e del razzismo.
Di fronte alla forza dei popoli anche i poteri più forti e le caste più chiuse non reggeranno a lungo l’urto della storia.
Oggi noi sentiamo di dover stare “dentro” la voglia di cambiamento che pervade la società: per superare la profondissima crisi che stiamo vivendo, per richiedere una nuova classe dirigente del Paese, per un’Europa protagonista di più giusti equilibri nel mondo.
20 settembre 2011
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