Giordania: corruzione, proteste e casinò


Il Mondo di Annibale


Il governo, secondo l’opinione di gran parte della popolazione, è considerato un rifugio per i corrotti, inoltre c’è un altro punto critico: la questione della naturalizzazione di 60,000 palestinesi avvenuta negli ultimi mesi.


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Giordania: corruzione, proteste e casinò

Dopo una giornata di proteste e manifestazione nel Paese caratterizzate dalla richieste di dimissioni  del governo e del suo primo Ministro Marouf Bakhit, proprio quest’ultimo ha realizzato un rimpasto dell’esecutivo tentando di  salvarsi, ma non è bastato: sono piovute critiche da tutte le parti e  parecchi osservatori hanno definito Bakhit personaggio superficiale e debole.
Le manifestazioni dell’altro ieri hanno toccato  le principali città del regno giordano. La giornata è stata definita il “Venerdì della Vergogna” a causa dell’’assoluzione concessa dal Parlamento al primo Ministro Bakhit coinvolto in un caso di corruzione con l’accusa di aver dato la licenza per un casinò nel 2007 abusando del proprio potere. Il movimento popolare e  il movimento giovanile studentesco hanno chiesto le dimissioni del Governo e lo scioglimento del parlamento definendolo “il Consiglio del Casinò”.

Il rimpasto del governo  è considerato dal movimento islamico una sorta di rammendo o rappezzamento, inoltre ha  sostenuto che non vi è alcuna reale intenzione di applicare le riforme, il resto dell’opposizione  ritiene che il governo cerca di guadagnare tempo con lo scopo di aggirare ogni progetto di riforma. Il segretario generale del Fronte d’azione islamico, Hamza Mansour,  ritiene che questa operazione non fa altro che, aggiunge un’altra delusione tra la popolazione giordana ed è un segnale di ulteriore mancanza di democrazia nella formazione di un governo.  Mansour ha sottolineato che per uscire dalla crisi ci vogliono le  dimissione del governo, lo  scioglimento del Parlamento e la formazione di un governo di salvezza nazionale. In più egli pensa che questo rimpasto darà un nuovo impulso alla mobilitazione popolare per una richiesta reale di riforme. Invece il Segretario generale del Partito dell’Unità Popolare Said Diab, ritiene che Al Bakhit “non ha la capacità e la volontà di dare il via a un processo di riforme”, e che “il rimpasto non porta nulla di buono”, inoltre ha sottolineato che “le ragioni della mobilità nelle strade esistono ancora”.

Il governo, secondo l’opinione di gran parte della popolazione, è considerato un rifugio per i corrotti, inoltre c’è un altro punto critico: la questione della naturalizzazione di 60,000 palestinesi avvenuta negli ultimi mesi.

Di Kiwan Kiwan

Fonte: Il mondo di Annibale

3 luglio 2011

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