Gerusalemme come non l’avete mai vista


Paola Caridi - invisiblearabs.com


Non succede nulla di eclatante. Non succede nulla che raggiunga le prime pagine dei giornali. Quello che quotidianamente succede, però, mette a repentaglio la possibilità che si realizzi la soluzione dei due Stati.


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Gerusalemme come non l’avete mai vista

E’ un appuntamento al quale non si può mancare. I capi delegazione europei a Gerusalemme – il gruppo dei consoli, insomma, da non confondere con gli ambasciatori a Tel Aviv – stilano ogni anno un rapporto sullo stato dell’arte a Gerusalemme. E come ogni anno, il rapporto non va solo a Bruxelles e ai rispettivi ministeri degli esteri, ma viene ‘filtrato’ ai giornali.

E’ successo anche quest’anno, e anche quest’anno Haaretz, il Guardian, lo Independent hanno dato spazio al quadro che i consoli europei hanno tracciato. Più pessimista del solito, perché la situazione – anche se non lo leggerete spesso sui giornali italiani – è tutto meno che tranquilla. C’è un motivo evidente, che sta alla base del fatto che il rapporto viene passato ai giornali. Perché non rimanga lettera morta, e diventi di dominio pubblico. Perché, insomma, non rimanga un rapporto destinato solo al piccolo pubblico dei diplomatici e della eurocrazia. Perché, infine, non si possa dire che l’Unione Europea non sapeva nulla di quello che, giorno per giorno, succede a Gerusalemme.

Non succede nulla di eclatante. Non succede nulla che raggiunga le prime pagine dei giornali. Quello che quotidianamente succede, però, mette a repentaglio (o meglio, lo ha già messo, a repentaglio, se non impossibile) la possibilità che si realizzi la soluzione dei due Stati. Una soluzione dei due Stati, Israele e Palestina, di cui fa parte integrante e ineludibile il fatto che Gerusalemme sia capitale dei due Stati. Che Gerusalemme est sia capitale della Palestina. I fatti sul terreno, determinati dalle politiche israeliane, rendono ormai quasi impossibile che questo possa succedere.

A dirlo non sono solo i palestinesi, né solo le ong che si occupano del destino di Gerusalemme. Non sono solo i giornalisti che lo vedono con i loro occhi, qui in città. Lo dicono, ormai da anni, i consoli europei.

La lista dei “fatti sul terreno” è lunghissima. Parla di una parte della città, quella in cui vivono 200mila palestinesi, il 37% della popolazione, a cui va il 10% del bilancio della municipalità (controllata da Israele). Parla della presenza di 197mila coloni israeliani nella parte palestinese di Gerusalemme, di cui 3500 coloni radicali dentro la Città Vecchia e nelle aree più sensibili attorno al cosiddetto Historic Basin, in sostanza i luoghi santi di Gerusalemme. Parla di una politica di divisione dei palestinesi dalla Città Vecchia che Israele attua attraverso la costituzione di parchi archeologici, parchi pubblici, licenze edilizie per i coloni radicali: un anello ormai quasi chiuso attorno alle antiche Mura di Solimano il Grande. Parla dell’emigrazione dei cristiani dovuta in gran parte (a denunciarlo sono le autorità cristiane) non alle pressioni esercitate dai musulmani, bensì alla politica di divisione delle famiglie attuata dalle autorità israeliane attraverso la restrizione ai ricongiungimenti famigliari, e la frattura tra Gerusalemme e Betlemme. Parla di sole 200 licenze edilizie concesse ogni anno ai palestinesi, a fronte di un fabbisogno di 1500, che rende l’abusivismo edilizio a Gerusalemme est una necessità.

Tutto – e moltissimo altro – documentato dentro il rapporto, che è disponibile integralmente su internet.

Il documento fa anche raccomandazioni ben precise sia ai rispettivi paesi sia a Bruxelles. A differenza degli scorsi anni, il rapporto 2011 preme molto sulla tracciabilità dell’economia delle colonie, indicando nel sostanziale boicottaggio di prodotti ed esponenti dei coloni radicali una delle vie. Uno spostamento evidente nella linea indicata dai consoli europei a Gerusalemme, che farà molto discutere dietro le quinte. Le condizioni in cui versa Gerusalemme est, d’altro canto, sono molto peggiorate nell’ultimo anno, e le richieste che provengono dalla diplomazia che qui opera è specchio dell’urgenza, di uno stato di emergenza.

Il rapporto sembra peraltro del tutto in linea con quello che è avvenuto al Palazzo di Vetro di New York a settembre. La necessità di creare lo Stato di Palestina è nei fatti, e Gerusalemme è parte integrante di questo processo.

Fonte: http://invisiblearabs.com
18 Gennaio 2012

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