Gaza: bloccata la carovana italiana di Sport sotto l’assedio


Bruna Iacopino


Gaza è ormai lontana nel tempo, le emergenze sostituiscono, a livello mediatico altre emergenze che tuttavia, non per questo, cessano di essere reali e vive. L’ennesimo atto di sopruso da parte di Israele nei confronti di una delegazione pacifica composta da circa 200 persone e diretta a Gaza.


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Gaza: bloccata la carovana italiana di Sport sotto l'assedio

La drammaticità delle notizie che continuano ad arrivare ora dopo ora dalla devastata terra d'Abruzzo ha purtroppo sviato l'attenzione dallo scenario internazionale. Gaza è ormai lontana nel tempo, le emergenze sostituiscono, a livello mediatico altre emergenze che tuttavia, non per questo, cessano di essere reali e vive. Succde così che ci si imbatta improvvisamente e quasi per caso nel comunicato stilato dalla Carovana di Sport sotto l'assedio, datato 7 aprile 2009, ovvero alla giornata di ieri, che denuncia l'ennesimo atto di sopruso da parte di Israele nei confronti di una delegazione pacifica composta da circa 200 persone e diretta a Gaza. Campagna nata dall'impegno di un gruppo di ragazzi facenti parte delle associazioni milanesi Jalla Onlus e Salah Onlus, con la passione per lo sport e soprattutto per il calcio, Sport sotto l'assedio non fa altro che portare solidarietà, attraverso lo sport, alle popolazioni palestinesi, ai ragazzi in particolar modo, contribuendo a promuovere l'incontro e lo scambio culturale e umano “al di là del muro”.
Quest'anno la Carovana aveva un valore e una connotazione aggiuntiva: in seguito alla sanguinosa campagna militare condotta da Israele, in tanti dall'Italia, avevano espresso il desiderio di andare a Gaza per contribuire al sostegno della popolazione piagata da 22 giorni di bombe, ma qualcosa non è andato per il verso giusto. Arrivata al valico di Heretz, la Carovana è stata bloccata dal Governo israeliano che ha negato il visto di ingresso: “Non c’è niente da vedere, nessuno da incontrare. Con queste parole, Israele ha sancito il divieto assoluto di entrare a Gaza, dal check-point di Heretz,
a una carovana internazionale composta da piu di duecento persone. Con un fax, viene confermato per l’ennesima volta l’apartheid in cui si trovano stritolati migliaia di palestinesi. Il muro che, con tanta solerzia, Israele ha costruito per isolare e rinchiudere il popolo palestinese deve essere inviolabile…” Si legge sul comunicato. “ …Oltre duecento persone dall’Italia sono arrivate con le loro esperienze e le loro abilità – portando qui laboratori di musica, di teatro, di fotografia e di informatica – condividendole con le genti di questa terra, perchè il muro dell’ apartheid si rompe quotidianamente, ovunque. Volevamo infrangere il simbolo della cortina di silenzio e morte, e ci è
stato impedito. Israele, come sempre, non vuole che i suoi progetti subiscano rallentamenti.”
Quali siano i “progetti” che Israele non vuole vedere rallentati è presto detto: lo stritolamento di Gaza non ha avuto fine con le bombe. Stando alle testimonianze dei volontari internazionali che si trovano nells Striscia, fra cui l'italiano Vittorio Arrigoni, i soprusi perpetrati ai danni della popolazione si rinnovano giorno dopo giorno, i soldati sparano sui contadini che provano ad avvicinarsi ai campi sistemati alla frontiera, oppure rapiscono i pescatori, come racconta lo stesso Arrigoni al sito Infopal. Allarme più preoccupante quello lanciato, invece, dal Ministero della Sanità palestinese: a causa dell'embargo si starebbero esaurendo le scorte di medicine presenti nella Striscia. Il ministero ha quindi rivolto un appello alla Lega Araba, all'Organizzazione della conferenza islamica, alla Croce rossa internazionale, alle associazioni per la difesa dei diritti dell’uomo e a tutto il resto del mondo perché facciano pressioni immediate.
Il tutto mentre le tensioni internazionali cominciano a farsi sentire.
Il giornale Haaretz scrive oggi del possibilie terreno di incontro-scontro che l'amministrazione Obama starebbe preparando nei confronti del neo-governo di Israele, anche in seguito alle pesanti dichiarazioni del Ministro degli esteri Liebermann. Obama dovrebbe incontrare Netanyahu il mese prossimo: la direzione per il governo americano è quella tracciata ad Annapolis. Ma all'interno del Governo israelino non tutti sono d'accordo.

Fonte: Articolo21

8 aprile 2009

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