Fata. Il rischio di combattere la guerra con la guerra
Emanuele Giordana - Lettera22
Ha senso cercare di stroncare una guerra iniettando più armi in un’area esplosiva e caratterizzata da un forte sottosviluppo, ambiente ottimo per la propaganda jihadista?
Islamabad vuole armare i clan loali delle agenzie tribali al confine con l'Afghanistan per contrastare qaedisti e talebani. Ma ha senso cercare di stroncare una guerra iniettando più armi in un'area esplosiva e caratterizzata da un forte sottosviluppo, ambiente ottimo per la propaganda jihadista? Dubbi e perplessità mentre anche il parlamento pachistano dice no al governo Zardari e rilancia la parola "negoziato".
Almeno di otto vittime e diversi feriti è il bilancio dell'ultimo raid missilistico nel Waziristan del Nord, in un'area della cintura tribale pachistana al confine con l'Afghanistan considerata roccaforte del rais talebano Jalaluddin Haqqani, di simpatie qaediste. L'attacco di un drone americano ha parzialmente distrutto una madrasa a Dandai Darpajel. Tutte le vittime sarebbero studenti di età compresa tra i 12 ed i 18 anni. L'attacco è arrivato a poche ore dalla richiesta del parlamento pachistano al governo Zardari di un riesame della strategia di sicurezza nazionale e di lotta al terrorismo. I parlamentari hanno definito il dialogo «la massima priorità» nella gestione del conflitto, sottolineando la necessità di salvaguardare la sovranità ed integrità territoriale del Pakistan. Ma il governo intende privilegiare un'altra scelta.
Impegnato in una lotta senza quartiere ai talebani nelle aree tribali, l'esercito di Islamabad ha il fiato corto e sinora la strategia negoziale, alternata ad azioni militari (nel Bajaur sono stati uccisi da agosto circa un migliaio di militanti jihadisti) non ha portato a nulla. Così il governo ha deciso di armare, con Ak47 appena comprati in Cina, delle milizie tribali, piccoli eserciti guidati da capiclan che mal sopportano qaedisti e talebani. Idea gravida di prospettive problematiche: iniettare ancora più armi per fermare una guerra può infatti essere anche il modo migliore per alimentarla all'infinito. Infine, in assenza di un piano politico che preveda di far uscire le aree tribali dal sottosviluppo, questi nuovi eserciti rischiano di essere i futuri battaglioni di un secessionismo sempre rampante in quell'angolo di mondo.
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Fonte: Lettera22 e il Riformista
24 ottobre 2008