Famiglia Cristiana: rilanciare “l’opzione preferenziale per i poveri”


Alberto Piccioni


Il vangelo «scolorito» non piace a don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana: è necessario rilanciare «l’opzione preferenziale per i poveri» che il Concilio aveva indicato come strada da percorrere per la Chiesa.


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Famiglia Cristiana: rilanciare "l'opzione preferenziale per i poveri"

Il vangelo «scolorito» non piace a don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana: è necessario rilanciare «l'opzione preferenziale per i poveri» che il Concilio aveva indicato come strada da percorrere per la Chiesa.

L'intervista di Alberto Picconi a Don Sciortino.

Un'analisi della situazione attuale degli immigrati nel nostro Paese.

«Oggi, l'Italia non può più prescindere dalla presenza degli stranieri che sono in mezzo a noi. L'ultimo rapporto della Caritas ci dice che sono circa cinque milioni e che il loro lavoro rappresenta il dieci per cento della nostra ricchezza, il cosiddetto Pil. Se dalla sera al mattino scomparissero tutti gli stranieri, come qualcuno vorrebbe, il Paese sarebbe in ginocchio, non starebbe in piedi un solo istante. Non siamo più nella condizione di poter scegliere se vogliamo o meno la società multiculturale, multietnica e multireligiosa. Lo è già nei fatti. Si tratta di vedere come vogliamo rapportarci con questo fenomeno. Gli stranieri, come ricorda il direttore della Caritas nazionale don Vittorio Nozza, sono una "scomodità", ma una scomodità che se ben gestita e governata si tradurrà in una risorsa».

Sulla questione immigrati avete preso posizioni molto chiare ultimamente.

«Se Famiglia Cristiana ha alzato la voce per criticare, nel nome del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa, alcuni provvedimenti governativi è perché questi non sono ispirati al principio dell'inclusione, ma dell'indesiderabilità e dell'esclusione. Ci servono le loro braccia e la loro forza lavoro, ma non li vogliamo tra i piedi. Dimentichiamo che sono portatori di diritti inalienabili, che hanno una famiglia, una storia, valori e tradizioni che vanno riconosciuti e rispettati. Come ricorda Benedetto XVI, il fenomeno immigrazione si affronterà meglio, se partiamo da un semplice e basilare principio: gli stranieri sono persone come noi, con stessi diritti e doveri. Nessuno può essere discriminato in base al colore della pelle, della provenienza o del credo religioso».

Come interpretare la recente protesta degli immigrati sulla gru a Brescia per la questione della sanatoria?

«A problemi reali, spesso le istituzioni hanno dato risposte sbagliate (qualche volta poco civili, nonché poco cristiane), creando più problemi di quelli che si volevano risolvere. I fatti di Brescia e degli stranieri sulla gru per sedici giorni, per richiamare l'attenzione sulla loro condizione, sono lì a dimostrarlo. Solo grazie all'intervento della Caritas s'è aperto uno spiraglio per una trattativa, che mi auguro si risolva positivamente con il rilascio del permesso di soggiorno».

Famiglia Cristiana, dall'essere una «tranquilla» rivista da parrocchia, con lei è diventata un pungolo per i cristiani quiescenti. Può spiegarci questa «svolta»?

«Nessuna svolta. Famiglia Cristiana ha sempre raccontato la vita di tutti i giorni, è stata sempre vicina alle famiglie e ai loro problemi, prendendosi a cuore anche le situazioni degli ultimi e dando voce a chi non ha voce. Viviamo in una società scristianizzata, che irride ai valori evangelici e banalizza tutto: dall'amore al sesso, dal matrimonio alla vita, aumentando quel relativismo morale da cui ci mette in guardia Benedetto XVI. Siamo un Paese dove tutti si dicono cristiani, ma poco si agisce da cristiani. La rivendicazione delle radici cristiane, spesso, è fatta in modo strumentale, per contrapporsi ad altre fedi».

Qual è il vero significato di «laicità» per il direttore di Famiglia Cristiana?

«Oggi si tende a considerare la religione come un fatto privato, da vivere nell'intimità, senza alcun riferimento alla vita pubblica. C'è nei confronti dei cattolici la tendenza a relegarli in un angolo, quasi non fossero cittadini del Paese, da non coinvolgere nella costruzione della Città. Forse, mai come oggi, i cattolici sono stati tanto riveriti e rispettati, purché stiano nel loro recinto o nelle sacrestie, lasciando ad altri la gestione del Paese. La vera laicità è rispettosa dell'appartenenza religiosa e del credo altrui. È, invece, laicismo (spesso anche bieco) quello che ritiene i cattolici "arretrati" o "minorati", e fuori dal tempo perché credono ancora alle favole della Bibbia. La vera laicità, rispettosa delle realtà umane e terrene, non si contrappone al cristianesimo. In fondo, quel che è "autenticamente" umano è anche cristiano». Quale, invece, il ruolo dei cattolici nella società? «È quello evangelico: essere, cioè, sale che dà sapore, lievito che fa fermentare la massa e luce che illumina il cammino degli uomini. Oggi, i cattolici hanno abdicato al loro compito, hanno lasciato ad altri la politica e la gestione della cosa pubblica. C'è necessità di una politica "alta", che non è il teatrino cui assistiamo in questi tempi, ma quella concezione che Paolo VI aveva della politica come la più alta forma di carità e servizio che si possa fare per il bene comune».

Dov'è finita l'«opzione preferenziale» per i poveri del Concilio Vaticano II?

«Ogni tanto, capita che scoloriamo il Vangelo, perché è scomodo e ci costringe ad andare controcorrente rispetto alla mentalità comune. Sul tema dell'immigrazione e dell'accoglienza degli stranieri, ad esempio, anche l'ombra dei campanili s'è accorciata. Non c'è all'interno della stessa comunità ecclesiale una condivisa sensibilità e accoglienza verso lo straniero. Detto questo, c'è però, una vasta realtà ecclesiale, poco nota alla ribalta dei mass media, che è vicina agli ultimi e ai tanti nuovi poveri del Paese, lasciati soli dalle istituzioni. L a Caritas è un esempio per tutti. Quanto al Concilio e al vento di primavera e di rinnovamento che aveva portato, oggi c'è un po' di stanchezza. Nel libro intervista a Benedetto XVI, di prossima uscita in Italia, alla domanda s'era tempo di indire il Vaticano III, il Papa ha risposto che ancora deve essere pienamente attuato il Vaticano II. Anche l'"opzione preferenziale" per i poveri, un po' sbiadita col tempo, va rilanciata con rinnovato vigore».

Siamo alle ultime battute (forse) del governo Berlusconi: che sviluppi prevede e quali le priorità per l'Italia di domani?

«Non sono un esperto di politica e non so dire se siamo alle ultime battute dell'attuale governo. Staremo a vedere quel che succederà nelle prossime settimane. Quel che auspicherei, invece, è che la politica smettesse d'essere un gioco di Palazzo e si interessasse dei reali problemi della gente. In tempi di gravissima crisi economica, che sta mettendo alle corde il Paese e le famiglie, la politica è percepita lontana e assente, senza ideali e progetti per il futuro, tutta protesa alla salvaguardia dei propri interessi, litigiosa e arrogante. La vita gaudente e poco sobria di tanti nostri politici, assieme all'ostentazione di ricchezze e privilegi, sono un gravissimo affronto alla povertà del Paese e alle tantissime famiglie con figli che faticano ad arrivare a fine mese. Il fossato sempre più largo tra i ricchi (sempre più ricchi) e i poveri (sempre più poveri) non è più tollerabile. Il Paese va rimesso in sesto, prima che sia troppo tardi. Con la partecipazione di uomini "forti e onesti" di sturziana memoria».

Fonte: l'Adige.it

16 dicembre 2010

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