Ennesimo Natale di sangue in Terra Santa


Flavio Fusi


Di fronte a questi morti (gli attuali , ma non gli ultimi, di una striscia di sangue senza fine) i governi del mondo cosiddetto civile dovrebbero coprirsi la faccia per la vergogna. Nella fornace di Gaza non brucia soltanto la “politica”, ma brucia il seme stesso di ogni speranza.


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Ennesimo Natale di sangue in Terra Santa

Tra le bombe israeliane, il minuetto funebre è appena cominciato. Ora arriveranno gli appelli alla moderazione, ora arriverà lo sdegno dei governi: una censura fatta di parole consunte dall’ uso, ben ripartita contro il cieco furore di Hamas e il gelido pugno di ferro di Gerusalemme. Siamo cronisti troppo esperti per non ricordare la lunga teoria di illusioni e fallimenti, di vuoti proclami recitati da leader indegni e vanitosi. A Madrid, nel primo – si disse: storico – incontro tra palestinesi e israeliani, c’ erano Gorbaciov e Sharon. A Oslo, si strinsero la mano Rabin e Arafat, a Camp David il fiducioso padrone di casa era Bill Clinton. Nomi affidati ormai alla storia, dirigenti morti di vecchiaia, leader decrepiti che non tengono più il palcoscenico. E l’ avventura irakena dell’ America di Bush, non doveva aprire una luminosa stagione di pace per tutto il Medio-Oriente, a partire dal conflitto tra israeliani e palestinesi? E l’ intraprendente Tony Blair non doveva mediare con successo tra gli egoismi armati dei contendenti? Ricordiamo riunioni di vertice in cui il fallimento sostanziale veniva negato da trionfali comunicati alla stampa. Vittorie di carta, sconfitte di carne e sangue. L’ ultima messa in scena fu quella di Annapolis, e i frutti di quella ultima menzogna sono oggi nelle strade insanguinate di Gaza, nei villaggi terrorizzati della frontiera israeliana. Di fronte a questa ennesima mattanza, quale leader occidentale avrà il coraggio – e la faccia – di ripetere ancora l’ auspicio vuoto e stucchevole di “uno Stato Palestinese che possa vivere in pace con uno Stato israeliano sicuro dentro i suoi confini riconosciuti”? Per decenni, la diplomazia dei vertici si è nutrita di menzogne auto-consolatorie. Nel nuovo secolo, ci sarà un leader coraggioso capace di riconoscere che il “mostro Hamas” è stato costruito in laboratorio dal cinismo dei presidenti israeliani, dall’ indegnità dei dignitari palestinesi, dall’ insipienza dei governi occidentali? Servono scienziati politici e premi Nobel per riconoscere che Gaza è una ferita infetta e purulenta, una prigione a cielo aperto, un inferno dei vivi, dove gli innocenti sono ostaggio quotidiano di aguzzini interni ed esterni? Servono studiosi illuminati e santi laici per riconoscere che dall’ umiliazione e dalla miseria quotidiana non nasce la bontà , ma la ferocia ? Troppe menzogne, troppe falsità, troppe vanità, per costruire una speranza che potesse servire agli uomini in carne ed ossa di questa tragedia mondiale. In terra-santa trascorre così l’ ennesimo Natale di sangue, e l’ appello agli “uomini di buona volontà” cade nel vuoto, perché nella tragedia mediorientale non ci sono – e forse non ci sono mai stati – “uomini di buona volontà.”

Fonte: Articolo21 – 28 Dicembre

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