Diritti umani ancora senza pace
La redazione
Michel Forst, denuncia i sempre più numerosi attacchi contro le persone, le organizzazione, e le comunità che difendono i diritti delle “persone in movimento”
Nel suo nuovo rapporto, il Relatore Speciale sui difensori/e dei diritti umani delle Nazioni Unite, Michel Forst, denuncia i sempre più numerosi attacchi contro le persone, le organizzazione, e le comunità che difendono i diritti delle “persone in movimento”, ovvero tutti coloro che sono costretti a lasciare il proprio Paese per sfuggire da guerre e violazioni dei diritti umani, per salvare la propria famiglia, o per cercare migliori opportunità economiche. Chi si impegna a difendere i loro diritti, con piccoli o grandi gesti di solidarietà, subisce minacce e aggressioni, campagne di stigmatizzazione, e criminalizzazione.
Nel report si legge che “chi cerca di prevenire le morti in mare, è stato accusato di essere un trafficante di esseri umani. In diversi Paesi, le autorità hanno ordinato la chiusura di cucine che offrivano pasti gratis ai migranti, hanno fermato le operazioni di navi di salvataggio, e distrutto alloggi temporanei. (…)In Italia, contro alcuni difensori che lavorano al confine è stato emesso un foglio di via, un ordine di lasciare la propria città e di non ritornare per un determinato periodo.” Come sottolinea Forst nell’introduzione del report, “un contesto così ostile silenzia le voci di chi cerca di tenere viva la memoria di Alyan Kurdi e altri che sono morti mentre cercavano di raggiungere un altro Paese, e fa sì che le persone in movimento continuino a morire in mare, a essere ritrovate in cimiteri senza nomi, o scomparire in numeri che non possiamo perdonarci”. Il 4 gennaio 2018, l’organizzazione non governativa Front Line Defenders ha pubblicato il suo Rapporto Annuale sui Difensori dei Diritti Umani a Rischio nel 2017.
Secondo il Rapporto, nel 2017 sono stati assassinati almeno 312 difensori/e in 27 Paesi. Front Line Defenders ha registrato come la maggior parte di loro (67%) lavorasse per i diritti dei popoli indigeni e dell’ambiente, e come l’80% dei casi sia avvenuto in soli 4 paesi: Colombia, Brasile, Messico e Filippine. 170 difensori dei diritti umani e rivendicatori di terre sono stati uccisi in Colombia nel corso del 2017 in mezzo a un’impunità diffusa. Praticamente ogni due giorni un attivista sociale è caduto sotto i proiettili di sicari durante il 2017, principalmente nelle regioni di Cauca, Nariño e Antioquia. La situazione è talmente preoccupante all’inizio di questo 2018, che il Segretario generale dell’ONU, António Guterres, ha appena allertato il Consiglio di sicurezza sulla situazione in queste aree della Colombia. Il Consiglio di sicurezza stesso ha nel paese un distaccamento di consiglieri civili e militari per seguire la fine del conflitto. I responsabili sono principalmente neoparamilitari. L’eliminazione di questi omicidi nel 2018 dipende dall’eliminazione del paramilitarismo.
Ha avuto ampio risalto anche in Italia la notizia dell’attacco compiuto il 29 dicembre 2017 da parte di gruppi paramilitari contro la Comunità di Pace di san José de Apartado, e soprattutto contro il suo leader Germán Graciano Posso. Ricordiamo che tale comunità è sostenuta dall’Operazione Colomba, un’iniziativa della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata nel 1973 da don Oreste Benzi, operativa in Colombia dal 2009. Come raccontato da un comunicato della stessa comunità “I paramilitari hanno cercato di rinchiudere in una stanza diversi membri della Comunità presenti, minacciandoli di morte con le loro armi. Questi sono riusciti a disarmarli e a immobilizzarne due. Nella colluttazione sono rimasti leggermente feriti i due aggressori, German e altri membri della Comunità. I due uomini sono sati trattenuti in attesa dell’arrivo della Defensoria del Pueblo, organo istituzionale con lo scopo di monitorare e tutelare i Diritti Umani”. “Si tratta di un attacco preannunciato. Nelle ultime settimane le minacce ai membri della Comunità di Pace si sono intensificati» commenta Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità di Don Benzi. «Ribadiamo la necessità di un deciso intervento da parte dello Stato colombiano e della Comunità internazionale per fermare e smantellare i gruppi neoparamilitari, condizione necessaria per arrivare alla Pace. — continua Ramonda — Proprio la settimana scorsa abbiamo lanciato la proposta che il prossimo Governo Italiano istituisca un Ministero della Pace (documentata anche da Unimondo): una scelta che favorirebbe esperienze come quella di Operazione Colomba per la promozione concreta della Pace”.
Mario Giro, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha dichiarato: “Con viva preoccupazione abbiamo appreso che uomini armati hanno ancora una volta minacciato di morte e anche ferito alcuni membri della comunità di pace di Apartado, realtà sostenute dalla operazione colomba della Comunità Papa Giovanni XXIII. È in corso una vasta operazione di intimidazione violenta contro civili indifesi da parte dei paramilitari delle Autodefensas. Chiediamo al governo colombiano di garantire la sicurezza dei civili e di mettere efficacemente i paramilitari fuori dalla possibilità di nuocere”, conclude Mario Giro. Un gesto simbolico molto significativo è avvenuto il 31 dicembre, 2 giorni dopo l’attacco, quando i membri della Comunità di Pace di san José de Apartado hanno distrutto la pistola e i macete utilizzati nell’aggressione ai loro danni. Ma la vittima designata dei paramilitari non viene certo intimidito. Il 12 febbraio scorso infatti, German Graciano, rappresentante della Comunità di Pace di San José di Apartadò, interviene al Parlamento europeo di Bruxelles, assieme all’europarlamentare Javier Couso (gruppo GUE-NGL) e alla Rete europea di solidarietà con Colombia, durante la presentazione del rapporto della Commissione Internazionale di verifica dei diritti umani in Colombia 2017. German sottolinea la minaccia paramilitare che prosegue nonostante le denunce e l’importanza dell’accompagnamento internazionale. Presenti anche i volontari di Operazione Colomba.
All’incontro, celebrato nel Parlamento Europeo hanno partecipato 40 persone provenienti dal Belgio, Italia, Svizzera, Austria e Spagna, in rappresentanza delle organizzazioni che accompagnano la Comunità di Pace di San José de Apartadó, Red Flamenca solidaridad con Colombia, Solidaridad Socialista Bélgica (SOLSOC), Rete italiana di solidarietà con le Comunità di Pace colombiane Colombia Vive! ( Comunidad de Paz de San José de Apartadó), Rete Internazionale dei Diritti Umani (RIDH) Svizzera, Oficina Internacional por los Derechos Humanos-Acción Colombia (OIDHACO, Belgio), Plataforma de Burgos para apoyo a la Comunidad de Paz de San José, e XXI Solidario (Rivas). Negli stessi giorni – dal 10 al 12 febbraio – si è tenuto ad Anversa (Belgio), il 2° Incontro della Rete Europea di Solidarietà con la Colombia al quale ha partecipato, insieme ad altre organizzazioni europee, la Rete Italiana di Solidarietà con le comunità di pace e in resistenza civile colombiane, Colombia Vive! Onlus. L’obiettivo della Rete europea è, in generale, quello di tutelare i Diritti umani in Colombia ed appoggiare il lavoro dei Difensori dei diritti Umani e, in particolare, accompagnare e proteggere la Comunità di Pace di San José de Apartadó (Urabá, Antioquia), una comunità contadina che in 21 anni di resistenza nonviolenta alla guerra e allo sfollamento forzato, ha dovuto resistere a 300 assassini e 900 violazioni ai diritti umani: una aggressione sistematica chiaramente tipificata nello Statuto di Roma come Crimine di Lesa Umanità.
Nonostante la firma degli Accordi di Pace e la completa smobilitazione delle FARC, trasformate ora in partito politico (Fuerza Alternativa Revolucionaria del Comun), sono continuati in Colombia gli assassinî selettivi dei leaders sociali, più di 100 nell’ultimo anno, come riportano gli Organismi Internazionali di tutela dei diritti umani e come informano prestigiose testate colombiane come El Spectador . Di nuovo, per l’ennesima volta in maniera sfrontata, il governo colombiano è inadempiente con quanto pattuito negli accordi di Pace. Secondo la relazione dell’OIAP ( Observatorio de seguimiento e Implementación de los Acuerdos) al mese di gennaio 2018, dei 6 punti dell’Accordo solo il 18,3% è stato rispettato. Le diverse fonti di informazione danno cifre discordanti riguardo ai difensori e leaders assassinati, ma anche se i numeri non coincidono, la realtà è sempre la stessa: in Colombia si continuano ad ammazzare leaders sociali e difensori dei Diritti umani. Grazie al consolidarsi dell’impunità ed alla totale inadeguatezza delle misure di protezione per coloro che sono alla testa dei movimenti sociali di base, nel mese di gennaio del 2018 sono già 27 i leaders sociali assassinati.
Carla Mariani, memoria storica Rete Italiana di solidarietà con le Comunità di Pace e in resistenza civile colombiane, Colombia Vive! Onlus, commenta: “Erano presenti anche i volontari delle organizzazioni di accompagnamento internazionale in loco: Brigate di Pace (PBI), Operazione Colomba (corpo nonviolento di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, Italia) e FOR (Austria) che accompagnano fisicamente i Difensori dei Diritti umani, compresi i leaders della Comunità di Pace di San José de Apartadó, costantemente minacciati. Graciano ci ha portato la sua diretta testimonianza. Gli obiettivi dell’incontro sono stati: rafforzare la Rete Europea, conoscere la situazione reale dopo la firma degli Accordi di Pace in Colombia e concertare le azioni da realizzare in questo nuovo anno per migliorare i processi interni alla Rete perché il lavoro di accompagnamento sia più efficace, come le Azioni Urgenti dirette alle autorità colombiane civili e militari e agli organismi internazionale di tutela dei diritti umani, a seguito delle denunce che ci a giungono dalle Comunità e dai difensori dei diritti umani; il lavoro di pressione nei confronti dei rappresentanti politici, parlamentari ed amministratori locali, perché conoscano la situazione ed attività di sensibilizzazione nei nostri rispettivi territori. Infine, presentare nei luoghi che riusciremo a raggiungere, l’ Informe de la Comisión Internacional de verificación de Derechos Humanos en Colombia”, conclude Mariani.
Operazione Colomba ha accompagnato il 21 febbraio 2018 la Comunità di Pace nella commemorazione del massacro di Mulatos e Resbalosa nel quale, 13 anni fa, venivano assassinati barbaramente (sgozzati e smembrati )8 membri della Comunità per mano di militari e paramilitari, tra i quali 4 minori Natalia, Santiago, Alfonso, Sandra, insieme al leader Luis Eduardo Guerra.
La Comunità ha tra l’altro dedicato loro queste parole che facciamo nostre: “Ci sono dimensioni della vita che non sono vulnerabili alla morte: tutto ciò che un essere umano costruisce con i suoi pensieri, con i suoi sentimenti, con i suoi ideali e con i suoi sogni, in comunione con i suoi simili”.
CRISTIANO MORSOLIN
Unimondo
27 febbraio 2018