Decreto Sicurezza: la Camera vota la fiducia al governo
Avvenire
Soddisfatto il ministro Salvini che vede andare in porto il suo cavallo di battaglia. Preoccupate le associazioni che si occupano di assistenza e sociale. Cosa c’è nella nuova legge
Con 336 voti favorevoli e 249 contrari, la Camera ha votato la fiducia al governo sul decreto legge in materia di sicurezza, uno dei cavalli di battaglia del leader della Lega, Matteo Salvini. Il voto finale è atteso entro domani. Quindi sarà legge dopo che l’esecutivo era stato costretto a ricorrere alla fiducia già in occasione del voto a Palazzo Madama, dove 5 senatori dissidenti del Movimento 5 Stelle si erano opposti a questo pacchetto di misure.
Il decreto inasprisce le misure contro l’immigrazione irregolare, riduce il numero delle persone che possono ottenere asilo e raddoppia il tempo in cui i migranti possono essere trattenuti prima di essere espulsi.
“Lasciatemi esprimere enorme soddisfazione, perché diventa finalmente legge dl Sicurezza che porta più ordine, tranquillità, regole e serenità nelle città italiane. Metto all’ultimo posto gli interventi sull’immigrazione perché c’è tanto altro: l’intervento organico parte dall’antimafia”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, al termine del voto di fiducia alla Camera.
“Sono molto preoccupato – afferma invece l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti – perché quando si cancella la protezione umanitaria si sta dando un colpo mortale alle politiche di integrazione del nostro Paese”. Secondo il candidato alla guida del Pd, il provvedimento crea “illegalità” e produce una “difficoltà estrema nelle politiche di integrazione”.
Alessio Pascucci, coordinatore nazionale di Italia in Comune, associazione dei primi cittadini. e sindaco di Cerveteri punta invece il dito sulle difficoltà a cui andranno incontro i municipi: “L’Anci ha stimato in 280 milioni di euro i costi amministrativi che ricadranno sui servizi sociali e sanitari territoriali e dei Comuni per l’assistenza ai soggetti vulnerabili, oggi a carico del sistema nazionale. Questo provvedimento è un atto irresponsabile da parte di un governo impegnato in una campagna elettorale permanente i cui costi vengono pagati dal Paese”.
Contrari coloro che si occupano di assistenza e di sociale.
Il Centro Astalli esprime “allarme” per gli effetti dell’entrata in vigore del Decreto Sicurezza con un voto di fiducia, “senza aver avuto la possibilità di entrare nel merito delle questioni contenute nel testo proposto”. “Le migrazioni – si nota – non sono materia contingente o imprevedibile tale da richiedere la decretazione d’urgenza o peggio la necessità di ricorrere alla fiducia alle Camere”, rileva il servizio dei Gesuiti per i rifugiati, secondo cui “eliminando ogni forma di approfondimento e confronto sul merito delle norme contenute nel provvedimento, si elimina ogni possibilità di gestire un fenomeno complesso con una legge ordinaria, espressione del potere legislativo affidato alle Camere dai cittadini”.
Oltre alle procedure di approvazione, per il Centro Astalli, “desta allarme, perché contraria alla Costituzione, l’introduzione della detenzione amministrativa, fino a oltre sei mesi, per persone che non hanno commesso alcun crimine ma solo per verificarne l’identità”. A questo “si aggiunge la previsione di una lista di Paesi sicuri stilata dal Governo, per cui un richiedente originario di uno Stato considerato sicuro, non può presentare domanda d’asilo, in aperta violazione del principio di non respingimento, contenuto nella Convenzione di Ginevra sullo Status di Rifugiato”.
E poi: “L’abolizione della protezione umanitaria e l’esclusione dei richiedenti asilo dal Sistema di Accoglienza dei Richiedenti asilo e Rifugiati (Sprar) sono misure irrazionali e incoerenti rispetto all’esigenza del Governo di aumentare la sicurezza dei cittadini.
Ampliando la marginalità e riducendo di molto le possibilità di accompagnamento di tanti migranti forzati, tra cui anche molti portatori di gravi vulnerabilità, si aumentano le fasce di irregolarità, di esclusione sociale e di illegalità”. “Un passo indietro di cui non si vede la logica, se non quella di alimentare l’allarme sociale per distogliere l’opinione pubblica dalle vere urgenze del Paese e ottenere consensi politici senza preoccuparsi di trovare soluzioni strutturali a temi complessi”, osserva. “Con maggior determinazione continueremo ad accompagnare i migranti forzati nel loro percorso di integrazione, perché siamo convinti che solo lavorando per la legalità, il rispetto dei diritti umani e la dignità delle persone, saremo tutti più sicuri”, conclude.
Scheda: i contenuti del Decreto sicurezza
Immigrazione, sicurezza pubblica, organizzazione del ministero dell’Interno e dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati o confiscati alla criminalità organizzata. Sono i tre grandi temi del decreto Sicurezza, che ha incassato anche la fiducia della Camera e che ora si appresta ad ottenere il via libera definitivo da Montecitorio per diventare legge. Queste, in sintesi, le novità principali:
– PERMESSI DI SOGGIORNO
Viene cancellato il permesso di soggiorno per motivi umanitari (articolo 1), che aveva la durata di due anni e consentiva l’accesso al lavoro, al servizio sanitario nazionale, all’assistenza sociale e all’edilizia residenziale. Al suo posto vengono introdotti permessi per “protezione speciale” (un anno), “per calamità naturale nel Paese di origine” (sei mesi), “per condizioni di salute gravi” (un anno), “per atti di particolare valore civile” e “per casi speciali” (vittime di violenza grave o sfruttamento lavorativo).
– CENTRI DI PERMANENZA
La durata massima del trattenimento degli stranieri nei Centri di permanenza per il rimpatrio viene allungata (articolo 2) dagli attuali 90 a 180 giorni, periodo ritenuto necessario all’accertamento dell’identità e della nazionalità del migrante.
– FONDO RIMPATRI
l’articolo 6 assegna al Fondo rimpatri del Viminale le somme stanziate con la legge di bilancio per programmi di rimpatrio volontario assistito: 500 mila euro per il 2018, un milione e mezzo per il 2019, un milione e e mezzo per il 2020.
– PROTEZIONE INTERNAZIONALE
il diniego della protezione internazionale scatta nel caso di condanna definitiva (articolo 7) anche per i reati di violenza sessuale, spaccio di droga, rapina ed estorsione. Tra i reati di “particolare allarme sociale” sono inclusi la mutilazione dei genitali femminili, la resistenza a pubblico ufficiale, le lesioni personali gravi, le lesioni gravi a pubblico ufficiale in servizio di ordine pubblico, il furto aggravato dal porto di armi o narcotici.
– LISTA PAESI “SICURI”
È prevista l’adozione, con decreto del ministero dell’Interno, di una lista dei Paesi di origine sicuri, al fine di accelerare la procedura di esame delle domande di protezione internazionale delle persone che provengono da uno di questi Paesi.
– REVOCA PROTEZIONE
il decreto (articolo 8) dispone la revoca della protezione umanitaria ai profughi che rientrano senza “gravi e comprovati motivi” nel paese di origine, una volta presentata richiesta di asilo.
ESAME DOMANDE PIÙ CELERI
Per accelerare l’esame delle domande di protezione internazionale, il questore dà comunicazione alla Commissione competente nel caso in cui il richiedente sia indagato o sia stato condannato, anche con sentenza non definitiva, per uno dei reati riconosciuti di
particolare gravità. L’eventuale ricorso non sospende l’efficacia del diniego.
– CAMBIANO GLI SPRAR
L’articolo 12 ridisegna lo Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (gestito con i Comuni): vi avranno accesso solo i titolari di protezione internazionale e i minori stranieri non accompagnati. Per snellire le procedure di registrazione e gestione dei migranti, vengono istituite a partire dal primo gennaio 2019 dieci nuove Commissioni territoriali per l’esame delle domande.
– REVOCA CITTADINANZA ITALIANA
la revoca della cittadinanza italiana (articolo 14) scatta anche per i colpevoli di reati con finalità di terrorismo o eversione
dell’ordinamento costituzionale. Tempi raddoppiati (4 anni) per la concessione della cittadinanza per matrimonio e per residenza.
– PATROCINIO GRATUITO
Viene meno (articolo 15) la possibilità del gratuito patrocinio nei casi in cui il ricorso del migrante contro il diniego della protezione sia dichiarato improcedibile o inammissibile.
– ALLONTANAMENTO DALLA CASA FAMILIARE
L’articolo 16 allarga ai maltrattamenti in famiglia e agli atti persecutori (stalking) i reati per i quali può essere applicata la misura dell’allontanamento dalla casa familiare con controllo mediante il braccialetto elettronico.
– STRETTA SU NOLEGGIO VEICOLI PER EVITARE ATTENTATI
Al fine di ridurre il rischio di attentati con veicoli lanciati sulla folla, i gestori delle attività di autonoleggio saranno tenuti (articolo 17) a comunicare – alla stipula del contratto e comunque con “congruo anticipo” rispetto alla consegna – i dati identificativi dei clienti alle forze di polizia per i controlli incrociati nelle banche dati.
– TASER
È estesa alle Polizie locali di comuni con più di 100 mila abitanti la sperimentazione delle “armi ad impulsi elettrici”, i cosiddetti Taser. I vigili urbani impegnati in controlli stradali potranno anche accedere alle banche dati delle forze dell’ordine per verifiche
dell’identità.
– SICUREZZA STADI, PIÙ COSTI PER I CLUB
Viene incrementata la contribuzione delle società di calcio per l’ordine pubblico durante le partite: soglia minima al 5% e al massimo al 10% dei ricavi della vendita dei biglietti (articolo 2).
DASPO
Gli articoli 20 e 21 disciplinano l’applicazione del cosiddetto “Daspo” (Divieto di accedere alle manifestazioni sportive): viene esteso anche agli indiziati per reati di terrorismo, anche internazionale, e di altri reati contro lo Stato e l’ordine pubblico e sarà applicabile anche in aree destinate allo svolgimento di fiere, mercati e pubblici spettacoli, oltre che negli ospedali e nei presidi sanitari.
– REATO DI BLOCCO STRADALE
Viene reintrodotto il reato di blocco stradale (compresa anche l’ostruzione o l’ingombro dei binari), oggi sanzionato come illecito amministrativo, mentre “l’invasione di terreni o edifici” viene punita con la reclusione fino a 2 anni, raddoppiati a 4 se commessa da cinque o più persone.
– BENI SEQUESTRATI ALLA MAFIA
Vengono incrementate (di 5 milioni di euro) le risorse per le Commissioni incaricate di gestire gli enti sciolti per mafia (articolo 29) e viene rivista l’organizzazione dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (articolo 37), che potrà avere fino a quattro sedi secondarie. L’articolo 37 invece liberalizza la vendita dei beni sequestrati ai mafiosi anche ai privati (con rigorosi controlli a garanzia che il bene non torni in mani sbagliate).
– AUMENTI AI VIGILI DEL FUOCO
L’articolo 34 fissa l’incremento (5,9 milioni per il 2019 e 5 milioni a decorrere dal 2020) degli stanziamenti per la retribuzione del personale volontario dei vigili del fuoco mentre l’articolo 37 prevede l’istituzione presso il Mef di un Fondo per i provvedimenti normativi di riordino dei ruoli del personale delle forze di polizia e forze armate.
Avvenire
28 novembre 2018