Dal Papa appello per il Medio Oriente: “Stop violenze o sarà bagno di sangue”


La redazione


Un «urgente e concertato» sforzo internazionale per porre fine alle tensioni in Terrasanta, o sarà un «bagno di sangue»: questo l’appello del Papa, rientrato ieri sera in Italia dal suo viaggio a Cipro.


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Dal Papa appello per il Medio Oriente: "Stop violenze o sarà bagno di sangue"

NICOSIA – Il Papa invita ad «abbattere le barriere», a dire no a «egoismo, avidità e sfiducia verso gli altri». Durante la celebrazione a Nicosia, nel suo ultimo giorno di permanenza a Cipro, in occasione della pubblicazione dell’Instrumentum Laboris per il Sinodo sul Medio Oriente che si terrà a ottobre in Vaticano, Benedetto XVI osserva come «ciascuno di noi che apparteniamo alla Chiesa ha bisogno di uscire dal mondo chiuso della propria individualità ed accettare la compagnia di coloro che condividono il pane con lui».

«Non devo più pensare a partire da "me stesso" – dice durante l’omelia – ma da "noi". È per questo che tutti i giorni noi preghiamo ’nostrò Padre per il ’nostrò pane quotidiano. Abbattere le barriere tra noi e i nostri vicini è prima premessa per entrare nella vita divina all quale siamo chiamati. Abbiamo bisogno di essere liberati da tutto quello che ci blocca e ci isola – aggiunge il Pontefice – timore e sfiducia verso gli altri, avidità ed egoismo, mancanza di volontà di accettare il rischio della vulnerabilità alla quale ci esponiamo quando ci apriamo all’amore». Da qui l’invito del Papa. «Siamo chiamati a superare le nostre differenze – esorta Benedetto XVI – a portare pace e riconciliazione dove ci sono conflitti, ad offrire al mondo un messaggio di speranza. Siamo chiamati ad estendere la nostra attenzione ai bisognosi, dividendo generosamente i nostri beni terreni con coloro che sono meno fortunati di noi. E siamo chiamati a proclamare incessantemente la morte e risurrezione del Signore, finchè egli venga».

Poi l'appello per il Medio Oriente: «Ripeto il mio appello personale per uno sforzo internazionale urgente e concertato al fine di risolvere le tensioni che continuano nel Medio Oriente, specie in Terra Santa, prima che tali conflitti conducano a uno spargimento maggiore di sangue. È mia ferma speranza – ha aggiunto rivolto ai cattolici del Medio Oriente – che i vostri diritti siano sempre più rispettati, compreso il diritto alla libertà di culto e la libertà religiosa, e che non soffriate giammai di discriminazioni di alcun tipo». «Prego che i lavori dell’Assemblea Speciale aiutino – ha continuato Bendetto XVI – a volgere l’attenzione della comunità internazionale sulla condizione di quei cristiani in Medio Oriente, che soffrono a causa della loro fede, affinchè si possano trovare soluzioni giuste e durature ai conflitti che causano così tante sofferenze». «Con tali pensieri – ha concluso – presento a voi il testo dell’Instrumentum laboris dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi. Dio benedica abbondantemente il vostro lavoro! Dio benedica tutti i popoli del Medio Oriente».

Intanto, sempre stamane a Cipro, Ratzinger ha presentato il documento vaticano, l’Instrumentum Laboris del prossimo Sinodo dei vescovi sul Medio Oriente. Stretti tra il fondamentalismo islamico, l’autoritarismo di molti regimi dell’area e l’occupazione «ingiusta» dei territori palestinesi da parte di Israele, i cristiani arabi, iraniani, turchi sono costretti alla fuga e la loro scomparsa mette in pericolo non solo l’identità della Chiesa, che nel Medio Oriente affonda le sue radici, ma anche un futuro di democrazia e pluralismo per l’intera area. è il monito di fondo. Nel testo si osserva che dalla capacità di costruire una convivenza con i musulmani, con i quali i rapporti sono spesso «difficili», dipende in gran parte «il nostro futuro». Il documento, una quarantina di pagine tradotte in inglese, francese, italiano e arabo, invoca l’attenzione del mondo verso il ruolo fondamentale dei cristiani mediorientali, ma, allo stesso tempo, chiede alle comunità locali di trasformarsi in «minoranze attive» e non «ghettizzate», di superare le divisioni liturgiche e le rivalità tra le varie chiese cattoliche orientali, di migliorare la propria formazione umana e spirituale, e di recuperare la trasparenza nella gestione del denaro. Denuncia il fondamentalismo islamico, «una minaccia per tutti», rigetta ogni tentazione di antisemitismo, ma osserva che il dialogo con gli ebrei «non è facile».

CRISTIANI GARANTI DEMOCRAZIA, MONDO LI DIFENDA
I cristiani del Medio Oriente rappresentano «una ricchezza» non solo per la Chiesa ma per l’intero mondo democratico. È dunque una «grave responsabilità » la loro difesa, spiega il documento, denunciando come «nel gioco delle politiche internazionali si ignora spesso la loro esistenza». I cristiani – ricorda l’Instrumentum laboris – «appartengono a pieno titolo al tessuto sociale e all’identit… stessa» della regione, sono stati «i pionieri della Nazione araba» e la loro scomparsa rappresenterebbe «una perdita per il pluralismo del Medio Oriente». In particolare i cattolici – esorta il Vaticano – «sono chiamati a promuovere il concetto di "laicita positiva" dello Stato per alleviare il carattere teocratico» di alcuni governi e permettere «più uguaglianza tra i cittadini di religioni differenti favorendo così la promozione di una democrazia sana».

DA RAPPORTI CON ISLAM, DIPENDE NOSTRO FUTURO
«Le relazioni tra cristiani e musulmani sono, più o meno spesso, difficili soprattutto per il fatto che i musulmani non fanno distinzione tra religione e politica, il che mette i cristiani nella situazione delicata di non-cittadini», si legge nel testo. Il documento rilancia tuttavia un giudizio di Benedetto XVI: «Il dialogo interreligioso e interculturale fra cristiani e musulmani non può ridursi ad una scelta stagionale. Esso è infatti una necessità vitale, da cui dipende in gran parte il nostro futuro».

OCCUPAZIONE ISRAELIANA INGIUSTA E DESTABILIZZANTE
«Da decenni, la mancata risoluzione del conflitto israelo-palestinese, il non rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani, e l’egoismo delle grandi potenze hanno destabilizzato l’equilibrio della regione e imposto alle popolazioni una violenza che rischia di gettarle nella disperazione», denuncia il documento che ribadisce come l’occupazione israeliana sia «un’ingiustizia politica imposta ai palestinesi», che nessun cristiano può giustificare con pretese teologiche, come fanno alcuni movimenti neo-evangelici sionisti. Nel ribadire la condanna per ogni forma di antisemitismo, la Chiesa definisce il dialogo con gli ebrei «essenziale, benchè non facile».

Fonte: La Stampa

7 giugno 2010

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