Costa D’Avorio: crisi umanitaria passa inosservata


UNHCR


Quasi 500.000 in fuga. Cresce allora la preoccupazione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, per la risposta, finora molto limitata, alla crisi in Costa d’Avorio.


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Costa D'Avorio: crisi umanitaria passa inosservata

L’attenzione internazionale nelle ultime settimane si concentra sugli eventi in Nord Africa. E la tragedia che si consuma nella parte occidentale del continente passa praticamente inosservata. Cresce allora la preoccupazione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) per la risposta – finora molto limitata – alla crisi in Costa d’Avorio. Con 370mila sfollati ad Abidjan e nell’ovest del paese, e 76.956 rifugiati in Liberia, il numero di persone costrette alla fuga si avvicina ormai a quota 500mila.  Lo scorso 14 gennaio l’Agenzia ha lanciato alla comunità internazionale un appello per 46 milioni di dollari necessari a far fronte al flusso di rifugiati in Liberia. Finora però sono arrivati solo 5 milioni di dollari. Altri 13 milioni sono stati promessi dai donatori. I nuovi flussi stanno però inducendo l’UNHCR a lanciare un nuovo appello – per una cifra superiore – la prossima settimana. L’Agenzia auspica che la risposta dei donatori in questo caso sia più positiva.  Continuano intanto a deteriorarsi le condizioni di sicurezza ad Abidjan. Di 30 feriti e 3 morti è il bilancio degli scontri del 6 marzo nel distretto di Abobo e del giorno successivo nel distretto di Cocody. Posti di blocco presidiati da uomini armati continuano a rendere pericolosi gli spostamenti intorno alla principale città del paese, un danno per tutta la popolazione.  Dove possibile l’UNHCR continua a prestare assistenza, spesso attraverso le organizzazioni non governative locali. Intorno alla città sono stati individuati finora 20 siti dove si sono concentrate ingenti quantità di sfollati. In alcune di queste località, il numero e le necessità della popolazione sono ancora in corso di accertamento, ma è certo che vi è urgente necessità di cibo e aiuti, tra cui farmaci.  Nel resto del paese, la violenza divampata nelle regioni occidentali sembra estendersi anche a quelle centrali e sud-orientali. Si parla di tentativi di impedire gli spostamenti e di abusi fisici – compresi casi di stupro – nelle testimonianze delle persone in fuga.  Come ha raccontato questa settimana agli operatori UNHCR una ragazza di 21 anni, riuscita a fuggire in Liberia con suo figlio di due anni, dopo essere stata picchiata dai ribelli per aver resistito a un tentativo di stupro. E sono sempre di più i rifugiati arrivati in Liberia che riferiscono di essere stati coinvolti in scontri a fuoco durante la fuga. Alcuni di loro sono stati costretti a trovare riparo e a trascorre la notte nella boscaglia.  Con questi nuovi flussi l’Agenzia deve aggiornare i piani per le sue operazioni in Liberia e adeguare il budget per prepararsi ad assistere fino a 150mila rifugiati.

Fonte: www.unhcr.it
11 Marzo 2011

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