Convitati di pietra alla Perugia – Assisi
Emanuele Giordana - Lettera22
L’edizione di quest’anno si sintetizza in una locuzione densa: “un’altra cultura”. Per ricostruire un paese agonizzante e una politica assente dai grandi temi se non per mettere una pezza al conflitto di turno. Ma le polemiche non mancano.
Il convitato di pietra, come sempre, è il governo italiano, anzi i governi del pianeta, responsabili di guerre, violenze, soprusi, crisi economiche. Il protagonista assoluto invece è il tempo meteorologico che definire incerto appare un eufemismo. E non è una bella premessa quando mancano poche ore alla marcia per la pace di 24 chilometri, la diciottesima nei quarantanove anni di storia della Perugia Assisi, che porta dal capoluogo umbro alla città di San Francesco (si può seguire su www.perlapace.tv/).
L'edizione di quest'anno si sintetizza in una locuzione densa: “un'altra cultura”. Quale? Quella della pace e va bene, ma non solo. Un'altra cultura, spiegano gli organizzatori, per ricostruire un paese agonizzante e una politica assente dai grandi teni se non per mettere una pezza al conflitto di turno. Ma se la due giorni che anticipa la passeggiata pacifista per eccellenza si configura come altrettante giornate di laboratori e seminari (decine, iniziati ieri mattina col “Forum della pace” aperto con un messaggio di Napolitano sul diritto di cittadinanza e da un video in cui Scalfaro ricorda il valore della Costituzione), le polemiche non mancano. Tanto da aver originato qualche distinguo e alcune defezioni, tra cui campeggia quella di Emergency.
Nella città alle prese coi listoni dei favori della “cricca”, dove i cronisti sono scatenati a seguire le piste di regali, ristrutturazioni e mazzette, i pacifisti hanno altro per la testa: la recentissima polemica, ad esempio, scaturita dall'incontro tra Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace e una delle anime della Perugia Assisi, e il generale Vincenzo Camporini, capo di stato maggiore della Difesa: il numero uno in divisa delle Forze armate.
L'incontro, martedi scorso nella sede di “Libera”, l'associazione contro le mafie, ha innescato una bomba che è esplosa con una serie di mail al sito perlapace.it (molto visitato, in questi giorni, fino a 40mila contatti quotidiani) nelle quali i pacifisti più “duri e puri” promettono: quest'anno non veniamo. Polemica che, sulle piste del web o nel salotto buono di chi da anni lotta contro l'export delle armi e le guerre italiane all'estero, ha attraversato la Rete disarmo o fatto prendere carta e penna a pacifisti doc come Massimo Paolicelli, presidente dell'Associazione Obiettori Nonviolenti. Fino ad Emergency che ha vietato ai suoi rappresentanti perugini persino di mettere un banchetto in cui vendere gadget, pubblicazioni e la famosa maglietta “Io sto con Energency”. Che invece con la Marcia non ci vuole stare.
Sul sito di perlapace è così partita l'idea di un sondaggio i cui risultati sono in divenire: alla domanda “Fanno bene i costruttori di pace a dialogare con i militari”? il 74% risponde che bisogna parlare con tutti e il 9% che potrebbe fare senso. Ma un 6% ritiene che coi militari non di deve proprio parlare mentre un altro 10% pensa che sia un'impresa senza costrutto. Un sondaggio su Internet vuol dire poco, ma è l'indicazione che qualcosa è successo e che l'incontro di “Libera” non è stato esattamente digerito. Chissà se la camminata di domenica riuscirà a metabolizzarlo.
Fonte: Lettera 22
15 maggio 2010