Consiglio dei ministri impugna il “no” di Campania, Puglia, Basilicata al nucleare


Corriere del Mezzogiorno


Il Consiglio dei Ministri porta alla Corte Costituzionale i decreti di Puglia, Campania e Basilicata che negano la possibilità di costruire centrali sul loro territorio. I governatori annunciano battaglia.


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Consiglio dei ministri impugna il "no"  di Campania, Puglia, Basilicata al nucleare

ROMA – Il Consiglio dei ministri ha deciso di impugnare dinnanzi alla Corte Costituzionale le leggi regionali di Puglia, Campania e Basilicata che impediscono l’installazione di impianti nucleari nei loro territori. In pratica il governo scende in campo contro le regioni di centrosinistra del Sud che avevano adottato provvedimenti «no nuke» e, quindi, contro l'installazione di centrakli nucleari sul loro territorio. La decisione è stata presa su proposta del ministro Claudio Scajola (Sviluppo Economico) e d’intesa con il ministro Raffaele Fitto (Affari Regionali).
I MOTIVI DEL GOVERNO – «L’impugnativa delle tre leggi è necessaria per ragioni di diritto e di merito», ha spiegato Scajola. «In punto di diritto – ha aggiunto – le tre leggi intervengono autonomamente in una materia concorrente con lo Stato (produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica) e non riconoscono l’esclusiva competenza dello Stato in materia di tutela dell’ambiente, della sicurezza interna e della concorrenza (articolo 117 comma 2 della Costituzione). Non impugnare le tre leggi avrebbe costituito un precedente pericoloso perchè si potrebbe indurre le Regioni ad adottare altre decisioni negative sulla localizzazione di infrastrutture necessarie per il Paese». «Nel merito – ha continuato il ministro – il ritorno al nucleare è un punto fondamentale del programma del Governo Berlusconi, indispensabile per garantire la sicurezza energetica, ridurre i costi dell’energia per le famiglie e per le imprese, combattere il cambiamento climatico riducendo le emissioni di gas serra secondo gli impegni presi in ambito europeo».

CRITERI LOCALIZZAZIONE – Il ministro Scajola ha inoltre ricordato che «al prossimo Consiglio dei Ministri del 10 febbraio ci sarà l’approvazione definitiva del decreto legislativo recante tra l’altro misure sulla definizione dei criteri per la localizzazione delle centrali nucleari».

IL RITORNO AL NUCLEARE – È contenuto in un ddl licenziato il 14 maggio 2009. Saranno necessarie tra le 10 e le 15 centrali nucleari da 1.300 megawatt ognuna. La tabella di marcia prevede la «prima pietra» di tre o quattro centrali entro fine legislatura da costruire grazie all’accordo siglato ad inizio anno tra Enel e Edf. Quanto costeranno e chi le finanzierà? Gli investimenti sono almeno doppi o addirittura tripli rispetto a una centrale a turbogas di pari potenza, compensati da un costo del combustibile molto più basso e un costo di generazione elettrica teoricamente competitivo. Anche per l’Italia si sta consolidando l’ipotesi di un consorzio “alla finlandese”, con un pool di produttori associati a grandi consumatori che si impegnano a ritirare l’energia con contratti di lungo periodo a prezzo prefissato. Che tecnologia sarà impiegata? La tecnologia francese Epr non avrà il monopolio. Un primo lotto di centrali italo-francesi potrebbe essere affiancato da impianti di tecnologia americana, canadese o russa. In ogni caso si tratterà di impianti di terza generazione e non di quarta, ancora allo studio. Dove verranno costruite? I siti devono ancora essere definiti. Ma gli esperti ipotizzano l’utilizzo “preferenziale” dei vecchi siti dove sorgevano le centrali nucleari italiane chiuse dopo il referendum del 1987. L’area di Montalto di Castro, dove doveva sorgere una centrale nucleare poi riconvertita a policombustibile, viene tuttora considerata «ideale». In Campania si guarda all'area del Garigliano o della Foce del Sele. Per la Puglia, l'area di Mola, mentre per la Basilicata si ripropone Scanzano Jonico.

Fonte: http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it

04 febbraio 2010

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