Con abuna Paolo (e tutti gli altri rapiti)


MissiOnLine


Ore di ansia per padre Dall’Oglio di cui si sono persi i contatti mentre era in missione di pace in Siria. Ma non dimentichiamo che si sono anche due vescovi e altri sacerdoti dei quali da mesi non si hanno più notizie.


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Nella tarda serata di ieri la notizia è rimbalzata in fretta sui principali siti di informazione: in Siria è stato rapito padre Paolo Dall'Oglio, Le circostanze della vicenda non sono ancora chiare: quello che si sa è che padre Paolo è entrato in Siria qualche giorno fa con l'obiettivo di una missione di pace in un'area dell'est della Siria controllata da Jabat al Nusra, l'ala fondamentalista dell'opposizione a Bashar al-Assad, quella responsabile della maggior parte degli attacchi contro i cristiani della Siria. Padre Paolo è entrato insieme a gruppi della resistenza siriana e sono stati proprio loro a dare da Raqqa la notizia del rapimento. Anche se va aggiunto che circolano anche voci opposte – prive di verifiche – secondo cui padre Paolo sarebbe in un posto al sicuro, dove starebbe cercando di portare avanti la sua mediazione.
Nell'incertezza di queste ore c'è tutto il dramma della Siria. Come in questa sua missione di pace che pare essergli costata il rapimento c'è tutto padre Paolo Dall'Oglio, gesuita romano divenuto monaco di rito orientale a Deir Mar Musa, il monastero siriano trasformato in uno straordinario luogo di dialogo tra cristiani e musulmani. Fino al dramma di questa guerra che in Siria ha fatto ormai più di 100 mila morti. E che padre Dall'Oglio ha pagato sulla sua carne con l'espulsione dal Paese decretata dal regime di Assad. Ma padre Paolo è stato anche voce dissonante rispetto al resto della comunità cristiana della Siria: qualche mese fa su Mondo e Missione la mettevamo a confronto con quella di madre Agnes Mariam de la Croix, la suora di origine libanese autrice delle denunce più dure sui ribelli islamisti. Due figure in qualche modo opposte, tra loro stesse spesso in polemica aperta, che danno l'idea di quanto sia complessa la situazione dei cristiani nel conflitto in Siria.
Chi conosce padre Paolo sa quanto ogni suo gesto (comprese le parole più sferzanti) sia legato al desiderio profondo di una pace vera per il popolo siriano. Per capirlo basta leggere il messaggio che ha pubblicato all'inizio di questo mese di Ramadan. E proprio questa non rassegnazione alla morte e alla violenza l'ha portato a Raqqa in una missione non certo casuale: le notizie delle ultime settimane parlano di uno scontro sempre più aperto tra al Nusra e il resto della resistenza siriana, in particolare le formazione curde. Dall'Oglio era a Raqqa per portare il suo messaggio di sempre: quello di una Siria che possa essere davvero casa di tutti. E questo mentre le truppe di Bashar al-Assad – sostenute da Iran ed Hezbollah – avanzano riprendendo il controllo della città di Homs.
È vittima di tutto questo padre Paolo. Di ormai due anni e mezzo di guerra seguita con sempre maggiore indifferenza dalla comunità internazionale. Ma va ricordato che non è l'unica vittima. Insieme a lui – e insieme al giornalista della Stampa Domenico Quirico – ormai da più di tre mesi mancano all'appello i vescovi siro-ortodosso e greco-ortodosso di Aleppo: pochi giorni fa il sito terrasanta.net faceva il punto sulla loro situazione in questo articolo. E addirittura da sei mesi non si hanno più notizie di altri due sacerdoti.
Preghiamo per queste ore per padre Paolo. Ma – come ci direbbe lui – preghiamo soprattutto per la Siria intera: perché possa ritrovare presto una pace vera nella libertà e nella giustizia.

Fonte: http://www.missionline.org
30 luglio 2013

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