Compie 65 anni il simbolo della pace!
Adnkronos
Ancora contemporaneo e sempre più necessario. Compie 65 anni il simbolo della pace. Una linea verticale e due linee inclinate verso il basso, inscritte in un cerchio. Un simbolo che è ormai divenuto un’icona inconfutabile nel suo significato di messaggio di pace.
Ancora contemporaneo e sempre più necessario. Compie 65 anni il simbolo della pace. Una linea verticale e due linee inclinate verso il basso, inscritte in un cerchio. Un simbolo che è ormai divenuto un’icona inconfutabile nel suo significato di messaggio di pace, tanto da essere soggetto a diverse reinterpretazioni. Diventato negli anni uno dei loghi più conosciuti, associato all’America degli anni ’60 e alla cultura hippie, nasce in realtà in Gran Bretagna nel 1958 come simbolo della Cnd (Campaign for nuclear Disarmement), un’organizzazione pacifista che aveva tra i suoi promotori il filosofo Bertrand Russell (1872-1970). Il primo utilizzo pubblico del simbolo risale infatti alla marcia di Aldermston, in Inghilterra come descritto in un articolo sulla manifestazione dal ‘Manchester Guardian’.
Ad “inventare” il simbolo, che e’ riuscito ad imporsi sul suo più diretto concorrente, la colomba della pace di Picasso, e’ stato Gerald Holtom. Obiettore di coscienza durante la seconda guerra mondiale, decisione non scontata per quei tempi, Holtom, al termine del conflitto si avvicinò al Cnd diventandone presto attivista e al quale presentò uno strano logo disegnato, qualche tempo prima, in nome della pace.
Un quadro di Goya e le segnalazioni a vista dei marinai ad ispirare il logo. L’idea nacque dopo aver studiato l’opera di Goya sui popolani madrileni fucilati dalle truppe di Napoleone. In particolare la sua attenzione cadde su due personaggi: uno morto con le braccia abbassate e un altro vivo con le braccia alzate. Stilizzando tali posizioni ed ispirandosi alla gestualità che i marinai utilizzano per comunicare a distanza tramite le bandierine la lettera ‘N’ (nuclear), indicata dalla linea verticale, e la lettera ‘D’ (disarmament), corrispondente alle linee inclinate, e il cerchio che rappresenta la parola ”globale”, realizzo’ il ”simbolo della pace” che i pacifisti inglesi riprodussero durante le marce da Londra ad Aldermaston, dove era situata una base militare e fabbrica di armi nucleari.
Proprio nel 1958 vennero realizzati i primi distintivi in ceramica con il ”simbolo della pace”. Oggetti che furono distribuiti con un foglietto ”di istruzioni” nel quale si spiegava che in caso di disastro atomico quello sarebbe stato uno dei pochi manufatti umani a restare integro. Alle marce tra Londra e Aldemastrom parteciparono molte persone tra cui un collaboratore di Martin Luther King, Bayard Rustin, che affascinato dall’idea ”esportò” il simbolo negli Stati Uniti dove venne adottato dagli attivisti per i diritti civili.
Nella metà degli anni ’60, comparve nelle dimostrazioni contro la guerra del Vietnam, dipinto sulle bandiere americane, sui vestiti dei contestatori e persino sugli elmetti dei militari impegnati al fronte, oltre che su milioni di spille, magliette, affiancato allo slogan ‘fate l’amore non fate la guerra’, mobili e tessuti di arredamento, posaceneri, asciugamani.
Nello stesso periodo, sponsorizzate dalle chiese fondamentaliste americane, nacquero leggende circa supposte origini sataniche del simbolo, poiché, con molta fantasia ritraeva una croce spezzata. Ma il successo popolare continua da 65 anni, sui muri di Sarajevo e di Timor Est, nelle manifestazioni, sui diari o gli zainetti dei ragazzi. E la cosa curiosa e’ che nessuno, ne’ Holtom ne’ la Cnd, ha mai registrato il marchio.
“I simboli servono per unire le persone e per comunicare un’idea e l’idea della pace, oggi, è un’idea ridotta come uno straccio, è stata straziata dalla guerra e, soprattutto, dalla mancata prevenzione della guerra. Per questo sono convinto che il suo simbolo, a 65 anni dalla sua ‘nascita’ sia più che mai attuale e necessario”. Nè è convinto il coordinatore nazionale della Tavola della Pace, Flavio Lotti che, a poco più di un mese dall’edizione 2023 della Marcia della Pace Perugia-Assisi “Trasformiamo il futuro!“ dedicata quast’anno ai giovani e alla loro formazione e che si terrà il prossimo 21 maggio commenta con l’Adnkronos il 65mo compleanno del simbolo della pace.
Alla Marcia, annuncia Lotti, hanno già aderito un centinaio di scuole con migliaia di studenti e studentesse, bambine e bambini, ragazzi e ragazze, insegnanti e dirigenti scolastici provenienti da ogni parte d’Italia. Insieme a loro ci saranno migliaia di cittadini e amministratori locali, giovani universitari e in servizio civile, educatori, famiglie che vogliono investire sui giovani e sulla loro formazione.
“Oggi – sottolinea Lotti – ci troviamo in una situazione drammatica dentro un’escalation terrificante che ancora fisicamente, militarmente, non ci ha coinvolto ma che in realtà ormai minaccia come un enorme incendio di arrivare da noi. Per ora arrivano soltanto gli ‘schizzi’ di questa guerra, attraverso gli aumenti delle bollette, il costo della vita, l’inflazione l’aumento della crisi economica e sociale, ma la guerra vera e propria ci appare ancora lontana, per quanto si sia avvicinata negli ultimi 13/14 mesi”.
Secondo Lotti, “oggi tenere quel simbolo attaccato alla giacca, alla maglia o dipinto sulla propria maglietta, è diventato più difficile perchè c’è una forte propaganda, come in tutte le guerre. Durante le guerre – spiega – tutti sono costretti a schierarsi, tutti sono invitati a partecipare alla guerra e chi, invece, prova a manifestare un’opinione contraria viene messo in un angolo, viene in qualche modo martirizzato e questo è quello che accade anche, purtroppo nella nostra democrazia dove per ora in Russia vengono perseguitati, in Ucraina vengono arrestati e da noi vengono silenziati quelli che sono contrari alla guerra e così accade in ogni parte del mondo”.
“Questo – ribadisce Lotti – è il momento, il tempo in cui invece bisogna tenacemente cercare di ridare voce e forza ad un impegno di pace che è necessario perchè tutte le guerre finiscono solo nel momento in cui ci sarà una volontà di pace che sarà più forte della macchina della guerra .
Avrà sempre valore. Al di là dei simboli, che possono cambiare, questo è un simbolo che ha ormai una sua storia , che ha consentito a tante generazioni di sentirsi parte di un movimento per la pace e contro tanti movimenti per la guerra. Noi – conclude – abbiamo bisogno di alimentare un movimento di pace. Io spero, e sto facendo di tutto, perché questo simbolo possa finire addosso a tutti i nostri giovani a tutti i nostri ragazzi che spero lo possano fare proprio e trasformare in comportamenti, atteggiamenti, competenze e decisioni”.
Stefania Quaglio
Pubblicato sul sito www.adnkronos.com
il 5 aprile 2023