Clima, rivolta contro Trump


amelia rossi


Decine tra sindaci e governatori si sono dichiarati “pronti alla battaglia” contro la decisione del presidente di portare gli Stati Uniti fuori dall’accordo di Parigi. A incoraggiare la protesta anche le Nazioni Unite. Vladimir Putin: “Poteva evitare di uscire”. Il Vaticano: “Disastro per l’umanità”. I medici: “Rischi per la salute umana”. E l’amministrazione corregge il tiro: “L’America resta impegnata nel proteggere l’ambiente”


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No-Trump

“Sono stato eletto dai cittadini di Pittsburgh, non da quelli di Parigi”, aveva scandito giovedì Donald Trump annunciando l’uscita degli Stati Uniti dall’accordo sul clima firmato nel 2015 nella capitale francese e usando la città della Pennsylvania come simbolo dell’America profonda che il 9 novembre lo ha voluto alla Casa Bianca. Ma poche ore più tardi è la stessa Pittsburgh a ribellarsi alla decisione del presidente degli Stati Uniti. “Uscire dall’accordo di Parigi non solo è un male per l’economia ma indebolisce l’America – ha detto il sindaco Bill Peduto, promettendo “di seguire le linee guida dell’accordo per la nostra gente, la nostra economia e il nostro futuro”. Una mini-rivolta che dà la stura alla protesta cui hanno aderito decine di città e Stati dalla East alla West Coast. Alimentata anche dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres e appoggiata dal Vaticano e dalle associazioni di medici e scienziati statunitensi.
La conferenza dei sindaci americani, molti dei quali tra i 464 primi cittadini di tutto il mondo che nel dicembre del 2015 volarono a Parigi in sostegno dell’accordo, “sostiene con forza la necessità di affrontare i cambiamenti climatici e l’accordo di Parigi”, ha dichiarato il sindaco di Phoenix, Greg Stanton. E subito dopo la dichiarazione di Trump, decine tra sindaci e governatori si sono dichiarati “pronti alla battaglia” contro “la folle azione” di Trump, come ha dichiarato il governatore della California, Jerry Brown. Al suo fianco il governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo, che ha firmato oggi un ordine esecutivo per aderire alla New United States climate Alliance, una coalizione che unirà gli Stati che si impegnano a mantenere l’accordo.

Ad opporsi al presidente ci sono 61 sindaci, rappresentanti di circa 36 milioni di cittadini . Le amministrazioni di Los Angeles, New York, Boston e Chicago, spiegano in una lettera aperta che si “proseguirà per la nostra strada”, con una serie di “trasformazioni verso le energie rinnovabili e l’efficientamento energetico”. I ribelli si impegnano a “comprare e creare domanda per auto e camion elettrici”, a “ridurre le emissioni” e a “creare una economia pulita”, per “difendere la giustizia ambientale”. “Se il presidente ha intenzione di rompere le promesse fatte ai nostri alleati, consacrate dallo storico accordo di Parigi, noi invece costruiremo e rafforzeremo relazioni in tutto il mondo per proteggere il pianeta da devastanti rischi climatici”, si legge ancora nella lettera.
Reazioni estremamente allarmate sono arrivate anche dalle associazioni di medici, specialisti e scienziati americani: si è formato persino il nuovo consorzio “sulla salute e il clima”. L’uscita Usa dall’accordo “aumenta decisamente le probabilità che gli sforzi globali degli altri paesi per ridurre le emissioni di monossido di carbonio non siano sufficienti ad evitare conseguenze catastrofiche per la salute umana”, ha affermato Jack Ende, presidente dell’’American College of physician‘. L’APA, in una nota, ricorda inoltre che le malattie respiratorie, le minacce alla sicurezza alimentare, la diffusione di malattie portate dagli insetti nonché i disastri naturali “colpiscono particolarmente gli anziani, i bambini e la popolazione più vulnerabile”. “Se il cambio di clima non verrà invertito si perderanno decenni di miglioramenti medici per la salute”, ha aggiunto il direttore dell’Associazione sulle malattie polmonari, Harold Wimmer. “Il cambio del clima è già in corso, la salute umana sta peggiorando e le conseguenze saranno ancora più drammatiche senza l’accordo di Parigi”, ha messo in guardia il nuovo Consorzio Medico sulla Salute e il Clima, che include le associazoni Usa dei pediatri, degli allergologi e dei medici.

A incoraggiare la protesta intervengono anche le Nazioni Unite: “Il riscaldamento climatico è innegabile, ed è una delle minacce più grandi nel mondo attuale e per il futuro del nostro pianeta – è il monito del segretario generale Guterres – invito i governi di tutto il mondo a rimanere impegnati nell’attuazione dell’intesa e per quanto riguarda gli Usa sono convinto che gli Stati, le città, il mondo dell’industria e la società civile scommetteranno sull’economia verde, che è l’economia del futuro”.

Un giudizio negativo arriva anche dallo Stato del Vaticano:  “Un disastro per l’umanità e per il pianeta”, è il giudizio di monsignor Marcelo Sanchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze. Una “decisione terribile” vista l’importanza dell’America che potrebbe dare il cattivo esempio ad altre nazioni, sottolinea Sorondo secondo cui “quello che muove il presidente statunitense sono i gruppi petrolieri che lo hanno appoggiato nella campagna elettorale e che hanno influenza su di lui. Gruppi che già accusavano il Papa su questi temi e a cui non interessa il clima. Qui c’è una scelta che non è razionale, nel senso che non è scientifica e che viene fatta solo per interesse economico”.

“Il mondo è una casa comune, una dimora per tutti i membri della famiglia umana. Pertanto, nessuna persona, nazione o popolo può imporre in modo esclusivo la propria comprensione del pianeta”, ha ribadito il Vaticano nel messaggio inviato a tutti i musulmani in occasione del Ramadan e firmato dal cardinale Jean Louis Tauran e da monsignor Miguel Angel Ayuso Guixot, presidente e segretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. Un messaggio che si ispira all’enciclica di Papa Francesco Laudato si in cui si ricorda che il Pontefice “attira l’attenzione sui danni causati all’ambiente, a noi stessi e ai nostri simili, dai nostri stili di vita e dalle nostre decisioni”.

Direttamente interessata dalla decisione è la Russia. In mattinata era stato Andrei Belusov a preparare il terreno: “E’ assolutamente evidente che senza la partecipazione degli Usa gli accordi di Parigi saranno inattuabili“, aveva detto il consigliere del Cremlino. Poco dopo è arrivato l’intervento di Vladimir Putinin persona: “L’accordo di Parigi è un buon documento, ma la Russia non l’ha ancora ratificato perché sta aspettando che vengano sistemati alcuni dettagli tecnici”, ha detto il presidente russo parlando al forum economico di San Pietroburgo. “Io adesso non vorrei giudicare il presidente Trump”, ha proseguito Putin, ma “secondo me poteva evitare di uscire dagli accordi perché si tratta di un’intesa di massima e difatti avrebbe potuto cambiare gli obblighi degli Stati Uniti nel quadro degli accordi di Parigi”.

A neanche 24 ore dall’annuncio del presidente, l’amministrazione dirama una nota che corregge parzialmente il tiro: “L’America resta impegnata sul fronte dell’alleanza transatlantica e degli sforzi per proteggere l’ambiente“, è la rassicurazione – spiega la Casa Bianca – che Trump ha dato ad Angela Merkel, Emmanuel Macron, Theresa May e Justin Trudeau nei colloqui telefonici avuti dopo la decisione di ritirare gli Usa dall’accordo di Parigi. “I leader si sono detti d’accordo nel continuare il dialogo e nel rafforzare la cooperazione sulle questioni ambientali e su altri temi”, si legge nel comunicato.

Anche il segretario di Stato, Rex Tillerson, cerca di minimizzare il clamoroso strappo del presidente americano spiegando che Washington non interromperà gli sforzi per ridurre i gas serra. “Gli Stati Uniti hanno uno straordinario record in materia di riduzione di emissioni, è qualcosa di cui possiamo essere orgogliosi e che abbiamo fatto in assenza dell’accordo di Parigi”, ha detto Tillerson che fino all’ultimo ha cercato di convincere Trump a non uscire dall’accordo.

 

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