Città Santa di destra, flop di Zouabi a Nazaret


Michele Giorgio - Near Neast News Agency


Riconfermato nella citta’ santa il laico di destra Nir Barkat.I palestinesi hanno boicottato il voto.Nuovo mandato anche per Ron Hulday (Tel Aviv) e Yona Yahav (Haifa).


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Alla fine la sorpresa non c’è stata. Nir Barkat, il sindaco (apparentemente) laico di Gerusalemme, ha conquistato con il 51% dei voti il secondo mandato respingendo l’assalto del suo sfidante, l’ebreo osservante Moshe Leon, Quest’ultimo, forse, ha pagato il prezzo dell’alleanza con il partito religioso Shas, rappresentativo degli ebrei sefarditi e per questo poco gradito agli ortodossi ebrei di origine ashkenazita (europea) che a Gerusalemme formano una porzione consistente dell’elettorato religioso.

Non è peraltro servito a Leon presentarsi come un ultrà della squadra di calcio locale, il Betar Yerushalayim, ben nota per i sentimenti antiarabi dei suoi tifosi.

Forte del sostegno del premier Benyamin Netanyahu – oggi a Roma per incontrare il segretario di stato americano John Kerry -, Barkat resta sindaco della città santa, al termine di una battaglia elettorale in una città da tempo roccaforte della destra israeliana (anche di quella più estrema), in una giornata segnata da una bassa affluenza alle urne.

A Gerusalemme ha votato solo il 38% dell’elettorato, a Tel Aviv il 31, con un dato nazionale che sfiora appena il 42%. Solo nei centri abitati arabi l’affluenza alle urne è stata massiccia.

Barkat – che in questi anni ha proseguito l’opera di colonizzazione della zona araba sotto occupazione avviata dai suoi predecessori e negato risorse e servizi adeguati alla popolazione palestinese – la scorsa notte ha festeggiato con i suoi sostenitori e si è detto felice della riconferma. In questo secondo mandato però dovrà fare i conti con un consiglio comunale ancora più dominato dagli ebrei ultraortodossi, sempre più forti e influenti nella vita di Gerusalemme, specialmente nel mondo della scuola.

L’influenza dei religiosi è destinata ad aumentare ulteriormente alla luce della crescita demografica del segmento ultraortodosso degli abitanti della città. Già ora il 39% dei bambini che frequentano le scuole elementari di Gerusalemme provengono da famiglie ortodosse e ultraortodosse.

Problemi che non hanno, almeno per i momento, i suoi colleghi Ron Hulday e Yona Yahav, riconfermati agevolmente nelle laiche Tel Aviv e Haifa.

Hulday, con ogni probabilità, proseguirà l’opera di “cementificazione” di Tel Aviv tanto cara ai palazzinari israeliani trascurando ancora i quartieri periferici più poveri dove spesso è sfociata in violenza la frustrazione degli abitanti, pronti a far pagare ai migranti africani la mancanza di servizi adeguati causata dalle politiche di una amministrazione comunale che privilegia i grattacieli, i centri commerciali e l’abbellimento del centro e del lungomare della città.

Sorride anche Yona Yahav espressione di una Haifa che sotto la sua gestione assomiglia sempre meno a quella città tollerante, aperta, che qualcuno (con troppa generosità) aveva eletto a simbolo della «convivenza tra ebrei e arabi».

A conferma che gli uomini politici indagati piacciono anche in Israele e non solo in Italia, è da segnalare la riconferma di diversi sindaci, di città minori, sotto inchiesta per abuso d’ufficio e corruzione.

Infine non può passare inosservato il flop a Nazaret, la principale città araba, della coriacea parlamentare Hanin Zouabi (era sulle navi della Freedom Flotilla nel 2010). Ha ottenuto appena il 12% dei voti contro il 45% di Ramez Jaraizy (che si riconferma primo cittadino per l’ennesima volta) non riuscendo così a diventare la prima donna-sindaco araba della storia di Israele.

Fonte: Nena News

23 ottobre 2013

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