Cisgiordania, demolita scuola elementare
Redattore Sociale
L’azione delle forze di difesa israeliane è avvenuta nella comunità beduina di As Simiya, a sud di Hebron. La struttura era pronta a essere aperta e sarebbe stata utilizzata da una cinquantina di ragazzini: si tratta di sette “classi mobili”, ambienti realizzati con dei container, che evita lunghi e pericolosi viaggi
Nei giorni scorsi le forze di difesa israeliane hanno demolito una scuola elementare in Cisgiordania. Per la precisione, è successo il 5 dicembre nella comunità beduina di As Simiya, a sud di Hebron. La notizia è stata diffusa, tra gli altri, dall’Ufficio Onu per gli affari umanitari (Ocha) attraverso un alert lanciato dalla sua pagina Facebook. E il caso segnalato non è un episodio isolato.
Cinquanta bambini senza classe. L’istituto che è stato colpito dall’intervento era ormai pronto a essere aperto agli studenti. In tutto, a regime sarebbe stato utilizzato da una cinquantina di ragazzini. Il costo si aggira sui 40 mila euro e si sarebbe tratta di sette “classi mobili”, ossia ambienti realizzati con dei container. L’istituto avrebbe permesso ai ragazzi di frequentare la scuola senza dover andare ogni giorno fino ad Al Samou, un viaggio piuttosto lungo e pericoloso.
Un Paese diviso in tre. La modalità delle “classi mobili” fa parte di un programma ministeriale palestinese studiato per ragazzi che vivono in comunità “vulnerabili” che si trovano nell’area C del sud della Cisgiordania. Con gli accordi di Oslo di 23 anni fa, la regione era stata suddivisa in tre: area A, totalmente gestita dall’Autorità nazionale palestinese; area B, dove la sicurezza è affidata a Israele; area C, a totale controllo israeliano, dove si contano 300 mila palestinesi.
Un fenomeno diffuso. La demolizione di scuole avviene da diverso tempo, perché si tratta di strutture considerate illegali. Questo avviene perché ottenere i permessi necessari per costruire nell’area C è complicato e ha portato la popolazione palestinese a dover scegliere spesso tra andarsene altrove, oppure mettere in piedi costruzioni senza permesso.
La denuncia. Che la situazione delle scuole nella zona fosse a rischio, del resto, era stato denunciato già qualche mese fa da Roberto Valent, coordinatore dell’Ocha nei territori palestinesi: lo scorso febbraio si contavano già 45 costruzioni senza autorizzazioni e, di conseguenza, a rischio demolizione. Tanto che anche il governo palestinese di Ramallah, dopo che era stata buttata giù la struttura di Abu Nuwar, a Gerusalemme Est, aveva chiesto l’intervento della comunità internazionale a difesa dei diritti dei bambini.
Il report. Stando a un recente rapporto sul tema, pubblicato dall’Ocha a novembre, demolizioni ed evacuazioni sono aumentate parecchio ad ottobre: in quel mese sono state registrate 51 tra demolizioni o sequestri di strutture da parte degli israeliani e 43 abitanti hanno dovuto mettersi in cerca di un’altra casa. E secondo il Centro israeliano di informazione per i diritti umani nei territori occupati, B’tselem, sono migliaia quelli costretti ad affrontare spesso espulsioni o demolizioni.
L’articolo integrale di Irene Masala, “Cisgiordania: Israele demolisce scuole e case palestinesi”, può essere letto su Osservatorio Diritti
16 dicembre 2018
Redattore Sociale