Cento autori per il cinema italiano…


Martina De Fabrizio


Per una riforma che guardi al modello francese, all’insegna della partecipazione e della trasparenza e per “la libertà di espressione, la molteplicità degli sguardi e la personalità di punti di vista come un patrimonio necessario della vita delle persone”.



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Cento autori per il cinema italiano...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dieci, cento, mille autori per un cinema nuovo che privilegi “la libertà di espressione, la molteplicità degli sguardi e la personalità di punti di vista come un patrimonio necessario della vita delle persone”.
Tutto ha inizio il 10 febbraio quando, dopo le dimissioni di Carlo Macchitella alla direzione di Rai Cinema a seguito di indagini giudiziarie, un gruppo di autori del cinema e della televisione italiani si riunisce presso la Libreria del Cinema, in Via dei Fienaroli a Trastevere quasi per gioco, con fare garibaldino. Si sarebbe detto un gruppo di amici in circolo a scambiare opinioni. Oggi il gruppo cosiddetto dei “CENTOAUTORI” annovera circa 1000 personalità tra registi, attori e maestranze del mondo del cinema e della televisione tra i suoi firmatari. Tutti accomunati dall’esigenza di lavorare per un cinema che abbia tra le sue priorità i diritti degli spettatori, l’indipendenza dalle logiche politiche, la libertà delle energie produttive, la creatività dei talenti e delle professioni che ogni giorno si esprimono attraverso la settima arte.
100 autori che chiamano a confronto il mondo della politica. E la risposta arriva puntuale, lunedì 7 maggio, presso il Teatro Ambra Jovinelli. L'appello suona così: "Per una Costituente del cinema e della Tv”. Francesco Rutelli, Ministro per i Beni e le Attività Culturali, garantisce una riforma di sistema, che non si limiti ad apportare correzioni o interventi puntuali, ma che miri a ridefinire i principi cardine dell’industria culturale italiana. E propone che i ‘Cento’ si organizzino in una delegazione che segua e che collabori alla stesura della proposta di legge. Parole d’ordine sono creatività, talento, industria e arte. Tra i temi discussi figura il ‘prelievo di scopo’, una misura che impegna tutti i soggetti che utilizzano contenuti cinematografici e audiovisivi a trasferire quote prefissate dei loro proventi per finanziare le attività del Centro Nazionale del Cinema. La regolamentazione antitrust che permetterebbe di superare il dualismo Mediaset-Rai è anch’essa all’ordine del giorno, nonché la proposta per la corretta applicazione della Legge 122, secondo la quale le reti televisive hanno l’obbligo di investimento su progetti filmici.
La pirateria, la trasparenza, la giusta impostazione delle politiche produttive: tutti soggetti affrontati nel corso di un’assemblea che ha visto la partecipazione da una parte del mondo politico con Andrea Colasio, Presentatore alla Camera dei deputati della legge di sistema sul cinema, Pietro Folena, Presidente della Commissione Cultura Camera e Vittoria Franco, Presidente della Commissione Cultura Senato; dall’altra il mondo del cinema con nomi quali Bernardo Bertolucci, Marco Bellocchio, Francesca Comencini, Carlo Verdone, Stefano Rulli. Tutti affiatati nell’accordare al cinema un ruolo che, lungi dall’essere mero intrattenimento, è patrimonio e memoria del nostro sistema culturale e storico. Verdone insiste sull’importanza di investire sulla formazione delle nuove leve, attraverso strumenti quali il Centro Sperimentale di Cinematografia. Rulli parla di “potere forte” riferendosi alle professioni del cinema che finalmente si schierano unite a favore dell’apertura del mercato.
La Comencini sottolinea come il duopolio produttivo Medusa-Rai Cinema crei una disfunzione strutturale in Italia, laddove la compresenza di più soggetti favorirebbe un circolo virtuoso di qualità. Bertolucci, con tono apocalittico, piange la situazione di “barbarie culturale” in cui versa il Bel Paese, ormai lontano da quegli anni ’70, densi di tensione creativa, morale e politica e guarda alla Francia, laboratorio di ricerca e sperimentazione. Vince, infatti, il modello francese (con le sue norme antitrust, con i suoi vantaggi fiscali per le innovazioni tecnologiche) anche nella lettera che Walter Veltroni fa pervenire agli attori del confronto: meno ingerenza politica, più cinema indipendente; sperimentazione e incentivi alle nuove generazioni.
Queste le proposte del sindaco di Roma, il sindaco che ha portato la Festa del Cinema a Roma, dimostrando quanto appeal e quanto forza abbia questo strumento strategico di sviluppo, promozione del territorio e crescita culturale che è il Cinema, ovvero la Fabbrica del Sogno.

Fonte: Articolo21

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