Carcere. La “dignità negata” nel rapporto di Antigone
Bruna Iacopino
E’ stato divulgato in questi giorni l’annuale rapporto pubblicato da Antigone. Da quando venne proclamata l’emergenza carceri (ormai tre anni fa) la situazione sembra essere peggiorata.
Ci sono argomenti che destano generalmente poca attenzione, tra i mezzi di informazione e conseguentemente l’opinione pubblica. Tra questi argomenti, quello inerente la condizione carceraria rimane fermo ai vertici della classifica, a meno che, come successo in questi giorni non venga divulgato l’annuale rapporto pubblicato da Antigone… o non avvengano episodi di violenza e morti sospette.
Così non poteva destare scalpore la notizia ( di questi giorni) di un nuovo sciopero della fame, questa volta al carcere di Perugia, da parte di un gruppo di detenuti, per denunciare ancora una volta le condizioni disumane in cui versano le strutture penitenziarie nostrane. Ma è soprattutto leggendo il rapporto di Antigone ( pubblicato in questi giorni), guardando i dati, i numeri, che il campanello d’allarme dovrebbe risuonare forte come non mai. Da quando infatti venne proclamata l’emergenza carceri ( ormai tre anni fa) la situazione sembra addirittura essere peggiorata. Allo stato attuale si legge nel rapporto “Il nostro tasso di affollamento è oggi del 142,5% (oltre 140 detenuti ogni 100 posti). La media europea è del 99,6%.”
Eppure il decreto varato ad hoc avrebbe dovuto provvedere a trovare soluzioni opportune anche facendo ricorso a nuova edilizia penitenziaria, in realtà le cose sono andate diversamente…
Ci ritroviamo così ancora una volta di fronte a celle sovraffollate, dove, “delle 66.685 persone detenute ( capienza regolamentare 45.568 ndr) al 31 ottobre 2012 ben 26.804, il 40,1%, non sconta una condanna definitiva ma è in carcere in custodia cautelare” ( di fronte ad una media europea che si aggira intorno al 28%) e gli stranieri presenti sono 23.789, ovvero il 35,6% dei detenuti e dove alti continuano ad essere gli atti di autolesionismo ( 33,2%) e i tentati suicidi (12,3%).
Un quadro che risulta ancora più drammatico se si prendono in considerazione i dati relativi ai ( mancati) percorsi di “rieducazione e reinserimento” ( per esempio corsi di formazione in carcere) o il ricorso a misure alternative, che, stando al rapporto, dal 2005 ad oggi, avrebbe subito un drastico calo (“Al 30 settembre 2012 in totale in Italia scontavano la propria pena in misura alternativa 19.107persone. Alla fine del 2005, prima dell’entrata in vigore dell’indulto del 2006, il numero totale delle persone in misura alternativa era 23.394, molti più di oggi.), quando invece questo risultava uno dei punti cardine del cosiddetto “svuotacarceri”.
Il capitolo di tagli alla spesa ha naturalmente fatto la sua parte: soldi per avviare nuove strutture o per completare quelle esistenti non ce ne sono, ma non ci sono neanche per garantire “il mantenimento, l’assistenza, la rieducazione ed il trasporto detenuti…” in questo settore i tagli arrivano a toccare il 63% a fronte invece di una popolazione carceraria sempre più numerosa.
Eppure di soluzioni ne sono state proposte tante nel corso di questi ultimi anni, a partire dalla depenalizzazione di alcuni tipi di reato ( droghe, recidiva, immigrazione) o il ricorso reale a pene alternative che, come accertato, diminuisce sensibilmente le percentuali di recidiva. E un ruolo in questo lo hanno anche i media, che hanno il diritto e il dovere di raccontare il carcere… Tuttavia, nessuna ha trovato finora reale applicazione. Si procede tamponando.
Allora come meravigliarsi se saremo costretti a pagare i 400.000 euro di multa che ancora una volta ci verranno comminati dalla Cedu? Secondo Antigone è questione di mesi.
Nell’attesa non ci rimane che contare: 93 morti in carcere, di cui 50 suicidi, uno per sciopero della fame, uno per overdose, un omicidio, 9 per malattia e 31 per “cause da accertare”
“A questi numeri – scrivono nel rapporto- si devono poi aggiungere altri quattro decessi, di cui 3 per suicidio, avvenuti nelle camere di sicurezza: si tratta di tre uomini e una donna stranieri di età variabile tra i 26 e 31 anni. La donna era ucraina e si è tolta la vita mentre si trovava in una stanza del commissariato di Villa Opicina a Trieste lo scorso aprile. Nello stesso periodo dello scorso anno erano morti 91 detenuti, 43 dei quali per suicidio. Nel 2012 si sono tolti la vita 8 appartenenti al corpo della Polizia penitenziaria, lo stesso numero
nell’anno precedente, 5 nel 2010, 6 nel 2009 e 7 nel 2008 e 2007.”
Per info e per leggere la sintesi del rapporto:
www.osservatorioantigone.it
Fonte:http://www.articolo21.org 21 novembre 2012