“Campi vietati a noi dell’agenzia Onu per profughi”
Umberto De Giovannangeli - L'Unità
La portavoce in Italia dell`Unhcr spiega che dopo alcune settimane di chiusura l`ufficio di Tripoli ora è aperto ma può solo occuparsi dei vecchi casi.
Da quando siamo stati autorizzati a riaprire l`ufficio a Tripoli, non abbiamo avuto più la possibilità di visitare i centri di detenzione in Libia». A parlare è Laura Boldrini, portavoce in Italia dell`Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr).
Gheddafi è in Italia. Ma l`Unhcr è in Libia?
«L`Unhcr è in Libia da diciannove anni. Su richiesta delle autorità libiche. Poi, all`inizio del mese di giugno di quest`anno, ci hanno chiesto di chiudere l`Ufficio, perché non avevamo un riconoscimento formale della nostra presenza, il cosiddetto "accordo di sede". Quindi l`Ufficio è stato chiuso per alcune settimane.
Ma a seguito di un incontro tra una delegazione dell`Alto commissariato ed esponenti del Governo libico, è stata decisa la riapertura…».
Quindi tutto a posto?
«Siamo ancora in trattativa con le autorità libiche per definire il nostro raggio di azione. Infatti ci è stato chiesto di occuparci solamente dei vecchi casi e non di nuove richie- ste di asilo».
Vi è permesso di andare nei centri di detenzione dove si trovano i richiedenti asilo?
«No. Da quando siamo stati autorizzati a riaprire l`Ufficio, non abbiamo avuto più la possibilità di visitare questi centri».
Che tempo prevede perla realizzazione dell`accordo?
«Speriamo che si possa raggiungere l"`accordo di sede" quanto prima.
Ma certamente sarà difficile in questo periodo di Ramadan. Ci auguriamo che dopo la festa dell`Eid (che chiude il mese del Ramadan, ndr) si possa riattivare il negoziato».
C`è chi sostiene che nei rapporti con la Libia di Gheddafi, si parli troppo, da parte italiana, di affari e di lotta all`immigrazione clandestina, poco e niente di diritti umani e di asilo.
«Gli Stati hanno chiaramente il diritto di siglare accordi per contrastare l`immigrazione irregolare, ma in tali accordi dovrebbero essere sempre incluse delle garanzie specifiche per i richiedenti asilo. Cosa che non ci sembra stia avvenendo in questo caso specifico».
Ma i respingimenti che sono figli del- l`Accordo di Bengasi, come hanno inciso sul numero di domande di asilo in Italia?
«Nel 2008 in Italia sono state avanzate circa trentunomila domande di asilo, in linea con gli standard di altri Paesi europei. Il settantacinque per cento erano di persone provenienti, via mare, dalla Libia. A queste persone, lo Stato italiano, a seguito di audizioni individuali, ha riconosciuto nel cinquanta per cento dei casi una forma di protezione. Nel 2009, con i respingimenti, il numero delle domande di asilo è crollato a diciassettemila. Mi sembra un eloquente risultato: si è ridotta notevolmente la possibilità di fruire del diritto di asilo in Italia».
L`Europa guarda con diffidenza al modello di accordi con la Libia quale quello sottoscritto due anni fa dall`Italia.
«Le direttive europee in materia di asilo si ispirano alla Convenzione di Ginevra del 1951 che regola la materia. Di quella Convenzione, l`articolo fondamentale è il 33 che sancisce il principio del "non respingimento" di rifugiati e richiedenti asilo»
Fonte: L'unità
30 agosto 2010