Camminiamo insieme verso la pace
Pierangelo Monti
La mia PerugiAssisi: insieme a centomila pacifisti, soprattutto giovani e giovanissimi, ho marciato da Perugia alla rocca di Assisi, per la pace e la fraternità, per fermare le guerre, i bombardamenti, gli attentati, le distruzioni progettate dalla cupidigia violenta e stupida dell’uomo.
Foto di Pierangelo Monti
La Marcia Perugia-Assisi che si è svolta domenica 9 ottobre è stata ancora una volta una grande manifestazione popolare, che vuole rompere l’indifferenza di fronte a mondo carico di ingiustizie e violenze.
I 100.000 pacifisti che hanno percorso i 24 km da Perugia alla rocca di Assisi, hanno manifestato per la pace e la fraternità, per fermare le guerre, i bombardamenti, gli attentati, le distruzioni progettate dalla cupidigia violenta e stupida dell’uomo. La maggior parte di loro erano giovani e giovanissimi, gioiosi, forse poco consapevoli della storia di questa Marcia iniziata 55 anni fa da persone come Aldo Capitini, convinte che solo sulla via della nonviolenza si arriva alla pace. Questa esperienza certamente servirà loro ad alimentare il desiderio di pace e di fratellanza con tutti.
“CAMMINIAMO INSIEME VERSO LA PACE”, stava scritto su uno striscione portato da giovani africani, che innalzavano anche delle vele con scritte in varie lingue, per richiamare il dramma dei profughi. Lo scambio di saluti e di applausi tra i marciatori e un nutrito gruppo di africani lungo la strada, fermi davanti a un grande edificio dove penso alloggiassero, è stato un segno di fratellanza e di consapevolezza che la questione rifugiati dipende dalle guerre, dalla miseria e dalla mancanza di libertà.
Nell’appello del Comitato promotore della Marcia c’è scritto: “Così come la maggiore parte delle violenze odierne sono il risultato delle nostre scelte economiche e sociali, abbiamo tutti il dovere di creare pace facendo venire meno le cause di queste violenze.”
Nel telegramma ai promotori della Marcia, il Presidente della Repubblica Mattarella ha scritto: “Fermare le guerre non è solo possibile ma, anzi, è un dovere della comunità internazionale. Tante vite spezzate, tante famiglie disperate e sconvolte, tanti bambini uccisi, anche in questi giorni, scuotono la nostra coscienza. Non ci si può rassegnare alla strage e alle violenze di Aleppo. Ognuno di noi deve chiedersi cosa può fare per fermare la morte.”
Così i frati Francescani nel Messaggio del Sacro Convento di Assisi: “Anche noi non vogliamo “restare indifferenti di fronte al grido di dolore che proviene da tanti, da troppi luoghi insanguinati della terra”! Con papa Francesco ci chiediamo: “Chi ascolta queste grida di dolore che salgono dalla terra”? Non i potenti della terra, non i ricchi che si arricchiscono creando ingiustizie, producendo e commerciando armi! Nemmeno i Governi di tanti paesi ricchi, non gli Organismi internazionali che appaiono sempre più distratti, impotenti e insensibili a questi drammi!
Chi darà un risposta alla giovane donna della Repubblica centroafricana che, tre settimana fa, qui ad Assisi, ci ha chiesto: “Perché voi paesi ricchi continuate a mandare armi in Africa? L’Africa ne è piena, ma in Africa non abbiamo fabbriche di armi! Siete voi, paesi ricchi, a produrre le armi e poi le inviate nei nostri Paesi! Perché ce le mandate?”. Il nostro Paese, l’Italia, come risponde a questa domanda?”. Don Luigi Ciotti che insieme a Padre Alex Zanotelli ha camminato con noi, ha ripetuto la denuncia di un’Italia ipocrita che ha aumentato la vendita di armi a paesi carichi di conflitti.
E noi di Ivrea portavamo un cartello con la richiesta al governo di tagliare le spese militari e interrompere il costosissimo programma di acquisto di cacciabombardieri F35. Papa Francesco, il 5 luglio, parlando della Campagna della Caritas in Siria ha detto: “Mentre il popolo soffre, incredibili quantità di denaro vengono spese per fornire le armi ai combattenti. E alcuni dei paesi fornitori di queste armi, sono anche fra quelli che parlano di pace”.
Dal Canavese abbiamo partecipano alla Marcia in 25, compreso l’assessore Augusto Vino con la fascia del sindaco di Ivrea, in rappresentanza della città, che ha aderito ufficialmente, iscrivendo il Comune al Coordinamento Nazionale Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani.
Si spera che la grande partecipazione di popolo e di istituzioni alla marcia (550 enti locali, scuole, associazioni hanno dato l’adesione), serva a dare impulso ai progetti di pace, nonviolenza, disarmo, come quello della proposta di Legge depositata in Parlamento per istituire un Dipartimento di Difesa civile non armata e nonviolenta.
Lo striscione portato dai ragazzi in testa al corteo domenica, era un invito rivolto a tutti: “VINCI L’INDIFFERENZA”.
Pierangelo Monti, Ivrea
15 ottobre 2016