Botta e risposta tra Roma e Bruxelles
Alberto D’Argenzio
“Tra Europa e governo italiano non c’è amore, nemmeno a San Valentino. E una volta di più la crepa si apre sulla pelle altrui, in concreto su quella di chi scappa oggi dalla Tunisia e domani probabilmente lo farà dall’Egitto o da altri paesi del Maghreb”.
Tra Europa e governo italiano non c'è amore, nemmeno a San Valentino. E una volta di più la crepa si apre sulla pelle altrui, in concreto su quella di chi scappa oggi dalla Tunisia e domani probabilmente lo farà dall'Egitto o da altri paesi del Maghreb.
«È la caduta del muro del Maghreb, siamo soli, l'Europa non sta facendo nulla», spara Maroni. Attacca anche Frattini invocando un'Unione europea, di cui dovrebbe conoscere bene virtù e difetti, che è assente, accusata di rimanere ferma di fronte all'aumento della pressione sull'Italia.
Parole che non lasciano indifferenti a Bruxelles: lunedì mattina Cecilia Malmstrom, commissaria agli interni, prende carta e penna e scrive una dichiarazione che fa leggere al suo portavoce. Parole dure. «Sono stata formalmente in contatto sabato scorso con le autorità italiane a cui ho chiesto in che modo la Commissione poteva fornire sostegno. La loro risposta è stata 'no grazie, in questo momento non ne abbiamo bisogno'». La Malmstrom si dice «sorpresa» dall'affondo di Maroni, ma anche così porge la sua mano: «Ha rifiutato il nostro aiuto, ma la Ue è sempre disponibile a sostenere l'Italia». E ancora: «Siamo pronti a valutare le eventuali richieste concrete che dovessero arrivare dall'Italia» e che evidentemente non sono ancora arrivate. «Non è vero che l'Italia ha rifiutato l'aiuto offerto dalla Commissione europea per fronteggiare l'emergenza sbarchi dalla Tunisia», ribatte nel pomeriggio Isabella Votino, portavoce di Maroni.
La polemica raggiunge qui il suo massimo, poi partono i tentativi, tutti italiani, di abbassare un po' i toni. «Stimo la Malmstrom – afferma il ministro degli interni in una conferenza stampa serale – e mi dispiace per questa polemica, ma la mia critica non va a lei, quanto all'Europa nel suo insieme che non ha detto una parola forte e ci ha lasciato soli in questa emergenza». «Da Bruxelles – ha proseguito Maroni – ci chiedono l'invio di una richiesta formale di intervento: bene, è partita oggi, ma se riducono tutto a una lettera formale, non ci sarà l'intervento rapido che è necessario». Da Roma si dice che con le lettere si perde tempo, manco fossero inviate con i piccioni, mentre invece ci vuole una risposta rapida e che basta quindi chiederla per telefono. Non è così. «É un problema di comunicazione», riassume il ministro.
Comunicazione che non funziona sicuramente, ma dietro c'è anche molta sostanza. Commissione Ue e governo hanno mantenuto contatti continui durante il week-end, ma da Roma sono partiti proclami e non richieste concrete e formali di aiuto. La lettera a cui fa riferimento Maroni è stata inviata solo ieri mattina e, stando a sentire una fonte comunitaria, contiene l'invito a discutere il tema dell'emigrazione dalla Tunisia al prossimo consiglio dei ministri degli interni del 24 febbraio. Sarà anche l'occasione per il ministro leghista di farsi vedere a Bruxelles visto che suole presentarsi assai raramente ai consigli dei ministri Ue. L'Italia chiede anche l'intervento di Frontex, l'Agenzia per il controllo delle frontiere esterne della Ue, che peraltro è già stata allertata dalla Malmstrom.
E qui si arriva alla sostanza, che è poi tutta concentrata sul tipo di intervento che può fornire la Ue e Frontex in particolare. «Frontex attua nell'ambito della legalità e non attua respingimenti», ripete varie volte Michele Cercone, portavoce della Malmstrom, liberale svedese molto sensibile ai temi del diritto. Facile intendere che la rottura tra Roma e Bruxelles sia maturata sui respingimenti con il governo a chiedere dall'Europa un sostegno a una politica che pur piacendo a molti Stati membri, è comunque esterna al mandato di Frontex e anche alla sensibilità della Malmstrom.
Che il problema sia questo lo si capisce anche dalle parole di Maroni: «Senza la collaborazione della Tunisia ora è impossibile fare respingimenti, anche per questo è importante la missione a Tunisi del ministro degli esteri Frattini». Impossibile perché il governo di transizione, peraltro alquanto seccato dalla proposta italiana di inviare pattuglie in loco per controllare le partenze, non sembra intenzionato a riprendersi i suoi, una misura che sicuramente renderebbe più difficile queste complesse settimane.
E ieri a Tunisi non c'era solo Frattini, ma anche l'Alto rappresentante per la politica estera della Ue Catherine Ashton che si è fatta carico delle preoccupazioni italiane, ma fino a un certo punto. «La cosa più importante è che tutto sia fatto rispettando le regole per la salvezza dei giovani tunisini e dell'Italia». D'altronde dopo aver salutato con enfasi la stagione di libertà aperta dalla Tunisia, la Ashton non può nemmeno, alla sua prima visita ufficiale, dire che la libertà dei giovani tunisi finisce in mezzo al mare.
In sostanza, l'Ue è un po' latitante quanto a politica migratoria, e questo si sapeva da tempo, altra cosa è che, pur non riuscendo a condannarle pienamente, sposi e metta in pratiche le pratiche leghiste. Con questo panorama non si escludono altre polemiche, a partire dalla discussione che si terrà al Parlamento Ue su richiesta del Ppe.
Fonte: www.ilmanifesto.it
15 febbraio 2011