Boko Haram, la Nigeria, il Camerun e una guerra che rischia di allargarsi
Raffaele Crocco
Terrore, possiamo parlare solo di terrore. Boko Haram ha annunciato stragi e vendetta. La guerra rischia davvero di allargarsi nei prossimi mesi.
Terrore, possiamo parlare solo di terrore. Dopo i duemila morti in poco più di una settimana ad inizio gennaio, c’è il rapimento in Camerun di 80 persone. La strategia scelta da Boho Haram per creare il nuovo califfato in Africa ricalca la dottrina di controguerriglia predicata negli anni’80 del secolo scorso dagli specialisti del mondo occidentale per abbattere i “Paesi rivoluzionari”. La Contra in Nicaragua, quando combatteva il governo progressista Sandinista, faceva lo stesso: attaccava i villaggi, sparava e distruggeva le scuole, gli ospedali, ogni luogo di aggregazione delle persone disarmate. Voleva creare panico, paura, insicurezza. Ci riuscì. Boko Haram segue questo schema e pare sia l’unica dottrina che accetta dall’Occidente. Ricordiamolo: la traduzione di Boko Haram è più o meno: “gli insegnamenti dell’Occidente sono peccato”. Non quelli militari, evidentemente.
L’azione degli integralisti sta diventando continua, serrata, in questo pezzo di Africa L’escalation sta coinvolgendo militarmente il vicino Camerun, colpito all’inizio della settimana a Mabass, nel Nord. Sono state rapite quasi ottanta persone, cinquanta erano ragazzi fra i 10 e i 15 anni. La reazione dell’esercito è stata immediata. Il battaglione di pronto intervento ha intercettato i miliziani ed ha liberato quasi subito una ventina di ostaggi. Gli scontri stanno proseguendo e i militari del Camerun non sembrano intenzionati a mollare.
Il Camerun appare sempre più coinvolto nel conflitto. I tentativi di sconfinamento degli integralisti si sono moltiplicati nell’ultimo anno. In autunno, un tentativo di irruzione era stato bloccato con una lunga battaglia, almeno cento i miliziani rimasti sul terreno in quella occasione. A fine dicembre, l’aviazione del Camerun ha bombardato Boko Haram nei propri santuari, in Nigeria.
L’allargarsi della geografia della guerra preoccupa. All’inizio di gennaio, il presidente del Ciad, altro Paese confinante, Paul Biya ha annunciato l’invio di soldati a sostegno dell’esercito del Camerun, con l’obiettivo di respingere l’offensiva dei guerriglieri islamisti. Boko Haram, da parte sua, dalla Nigeria si muove sempre più, reclutando uomini e trovando risorse proprio in Camerun, Ciad e Niger. E’ il segnale di un cambio di strategia dell’organizzazione: non più colpi “mordi e fuggi”, ma controllo e occupazione reale del territorio. Da qualche tempo, molte città e villaggi del Nord – Est della Nigeria sono direttamente governati dagli islamici, che hanno proclamato un califfato. Le organizzazioni umanitarie parlano di almeno 1,5 milioni di sfollati e di quasi 4mila morti.
La conquista è stata facilitata dall’atteggiamento dell’esercito nigeriano. Il Paese ha 180milioni di abitanti, solo in parte musulmani. E’ considerato una potenza economica emergente, ma le strutture istituzionali appaiono fragili. L’esercito, poi, sembra tenersi lontano dai luoghi controllati dagli integralisti, preferendo il disimpegno o ritirandosi durante gli scontri a fuoco.
Un atteggiamento decisamente differente da quello dei militari del Camerun, decisi a non mollare la presa. Il governo di Yaoundé non ha alcuna intenzione di tollerare califfati sul proprio territorio. Boko Haram ha reagito annunciando stragi e vendetta. La guerra rischia davvero di allargarsi nei prossimi mesi.