Bersani, Vendola, Nencini al Ripetta con le associazioni. Ma le reti: Non firmiamo cambiali in bianco
Angela Mauro - www.huffingtonpost.it
Flavio Lotti: “L’ascolto è sempre positivo. I partiti sono indispensabili ma non bastano più a se stessi e quindi devono approfittare delle associazioni per mettere in moto energie per il paese.”
Lo scontro mattutino tra Massimo D’Alema e Matteo Renzi? Non pervenuto. E nel pomeriggio non perviene nemmeno quello tra il sindaco di Firenze e Sergio Marchionne. Al residence Ripetta, dove i tre candidati alle primarie Pier Luigi Bersani, Nichi Vendola e Riccardo Nencini stringono un patto di alleanza davanti a decine e decine di associazioni della società civile, Renzi non ha cittadinanza. Non è nemmeno convitato di pietra. Semplicemente qui l’agenda è un’altra. Non è certamente quella di Monti, criticata anche oggi all’ingresso sia da Vendola, con toni duri, che dallo stesso Bersani, con toni più morbidi. E’ l’agenda della “governabilità attraverso la partecipazione”, la definisce nelle conclusioni il segretario del Pd, consapevole che la “giornata dell’ascolto” di oggi non si traduce automaticamente in voti per le elezioni e forse nemmeno per le primarie.
Non è più tempo di bandiere, nè di cambiali in bianco. L’aria è questa, mentre al Ripetta si susseguono ben 49 interventi di altrettante reti e associazioni della società civile, dalle Acli a Legambiente, l’Arci, Libertà e Giustizia, gli insegnanti, il sindacato dei vigili del fuoco, quello della polizia, reti di precari e nuove professioni, le partite Iva. Dalle 11 del mattino fino alle 16: Bersani, Vendola e Nencini sono seduti in prima fila tutto il tempo, ad ascoltare e prendere appunti, nemmeno la pausa pranzo è concessa, solo il tempo di acchiappare qualcosa al volo al buffet organizzato per tutti. “Bene che i leader siano stati lì ad ascoltare, non si vedeva da tempo una cosa del genere”, ci dice Paolo Beni, presidente dell’Arci che dal palco ha appena finito di sottolineare che “non ci servono poltrone, ma non vogliamo nemmeno essere spettatori”. Per dire che “già ai tempi di Prodi si provò a fare un programma, ma poi è rimasto lettera morta. Un errore che non ci possiamo più permettere… Dopo questa giornata, per esempio, dovrebbero partire subito dei tavoli tematici per prendere decisioni concrete…”.
E’ questo che viene chiesto ai tre candidati al Ripetta. “L’ascolto è sempre positivo”, nota Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della Pace, che negli ultimi anni ne ha viste di iniziative comuni tra società civile e partiti: in alcuni casi, hanno portato a partecipazioni oceaniche alla marcia per la pace da Perugia ad Assisi, per esempio; in altri casi, si sono rivelati aborti. “Le giornate come oggi sono solite in campagna elettorale – sottolinea – ma poi il cambiamento deve essere reale. I partiti sono indispensabili ma non bastano più a se stessi e quindi devono approfittare delle associazioni mettere in moto energie per il paese. Il fatto è che la politica è molto spesso vicina ai luoghi delle decisioni, ma lontana dai problemi”.
Problematiche note da tempo. La novità è che oggi senza veli vengono ripetute davanti agli interlocutori politici. “Se andate al governo questa volta vogliamo vedere i fatti”, tuona al microfono Susanna Botta, professione interprete, attivista della rete ‘Generazioni ad alta partecipazione’, nonché mamma. Arrabbiata. Perché, dice all’Hp, “anche con Bersani e Vendola è difficile far passare il concetto delle nuove professionalità”. In quanto “le partite Iva, cioè io e la mia categoria, vengono viste ancora come i ricchi e contrapposte ai precari da tutelare. Noi non chiediamo l’assunzione, non è fatta per lavori come il mio, ma tutele sì. Il Salva Italia di Monti voleva alzarci l’aliquota al 33 per cento, poi abbiamo protestato e hanno congelato la cosa. Attenzione: con-ge-la-to!”.
Susanna racconta degli incontri dell’ultimo anno e mezzo con il responsabile economico del Pd Stefano Fassina, incontri che sono stati base per la carta d’intenti che Bersani, Vendola e Nencini firmeranno sabato, integrata con i suggerimenti raccolti oggi. Ma c’è ancora tanto da fare. Anzi il lavoro vero inizia ora. Al Ripetta non si costruisce nemmeno una base compatta per le primarie. Semplicemente perché oggi non è così che funziona. Ci spiega Davide Imola, dell’associazione ‘20 maggio’, vicina alla Cgil: “Siamo lontani dalle primarie, discutiamo di temi, non di leader”. E sarà anche un modo per non esporsi, anche perché in sala ci sono ben tre candidati, non uno solo. Ma c’è un fondo di verità, perché con le sole dichiarazioni di fede oggi non si va da nessuna parte.
In sala si aggira Susanna Camusso, ascolta anche lei, non parla. E c’è anche chi si chiede perché invece non ci sia anche Maurizio Landini della Fiom. Dal sindacato dei metalmeccanici della Cgil fanno sapere di non essere stati invitati, gli organizzatori al Ripetta invece dicono di sì, altri al residence forzano il concetto che alla fine la Cgil è l’organizzazione di cui fa parte anche la Fiom, dunque Camusso rappresenta anche Landini. Sono interrogativi che incrociano i malumori dei giovani vendoliani presenti. “Pochi giovani in sala”, nota Marco Furfaro, classe 1980, animatore della rete vendoliana Tilt. Colpa del Pd? “In parte, ma al di là di oggi Nichi si farà sentire, è in forma…”.
Eppure c’è molta sinistra al Ripetta, gongola Franco Giordano, ormai fisso dell’entourage di Vendola. “Gli applausi più forti sono stati per Antigone, per gli Lgbqt: qui nessuno invoca l’agenda Monti – sottolinea – è il segno che se ascolti la società civile, la risposta la trovi a sinistra”. Al di là delle etichette ideologiche, è questa l’operazione sulla quale insiste Bersani. La giornata di oggi, preparata da settimane, è di fatto una risposta a chi ieri nel Pd – da Enrico Letta a Paolo Gentiloni – ha attaccato Fassina per l’articolo sul Foglio dal titolo ‘Rottamare l’agenda Monti’. Lo stesso responsabile economico trascorre al Ripetta tutta la giornata: e presenze e assenze hanno significati precisi in certi casi e questo è uno di quelli. “Governabilità nella partecipazione”, ripete il segretario. “La politica si deve assumere dei rischi, dobbiamo metterci in gioco per conquistare i deboli che possono sentirsi affascinati dal populismo. Il contrario di populismo è popolare: dobbiamo partire da qui. Se guardi la società con gli occhi dei deboli, riesci a farla migliore per tutti: non è l’inverso”.
Fonte: http://www.huffingtonpost.it
10 ottobre 2012