Hanno ritrovato la sua macchina fotografica a terra, sporca di sangue. E dentro le immagini dell’ultima battaglia, davanti all’ospedale Kindi di Aleppo. Mulhem Barakat è morto così, come un vero grande reporter, ma non aveva ancora compiuto diciotto anni.
L’ultima notizia in questo muro di silenzio è del 7 ottobre, due settimane fa: “Padre Paolo Dall’Oglio è vivo e viene trattato bene dai suoi sequestratori…
Rapito il 9 aprile scorso mentre raccontava la crisi di Damasco, il giornalista della Stampa è stato rilasciato. Liberato con lui anche il belga Piccinin.
La prima riflessione che mi viene da fare pensando ad Enzo (e mi capita spesso, soprattutto ad agosto) è che lui non c’è più, ma mica è cambiato niente rispetto a quando c’era.
La Turchia è attualmente la più grande prigione mondiale per i cronisti. Ed è ora guerra aperta con il governo di Ankara.
La notizia è stata tenuta riservata per venti giorni, ma ora la famiglia, il giornale e la Farnesina hanno deciso di renderla pubblica per agganciare nuovi contatti.
“Sono andato in Siria per parlare di quella sporca guerra, non sono contento che invece si parli di me, non è quello che volevo”.