PAOLA CARIDI - INVISIBLEARABS.COM


Qualcosa di nuovo sul fronte…

Il processo di pace langue (ormai da anni, a dire il vero), l’impasse è totale, ma ci sono parole, in questi giorni, che potrebbero cambiare il panorama in Medio Oriente.

La eco-scuola degli Jahalin

Quattro aule, una saletta professori, e tutto fatto di copertoni e argilla. Per i bambini beduini della tribù Jahalin, a pochi chilometri da Gerusalemme.

Arance amare a Samaria

Viaggio nei confini di Terrasanta, come gli angeli di Wenders. "Da Gerusalemme a Sebastya, e ritorno, la sindrome dei confini è, però, ineludibile. Terra che diventa zona, definita da fredde lettere dell’alfabetico".

A Gerusalemme la tensione continua…

Ieri è stato arrestato dagli israeliani per alcune ore uno dei leader storici di Fatah a Gerusalemme, Hatem Abdel Qader, ex ministro per gli affari di Gerusalemme del governo Fayyad.

Se la nakba è un tabù

Scompare la "catastrofe" palestinese dai libri di testo in Israele destinati alla minoranza araba. E una diatriba letteraria scoppia proprio sulla memoria storica.

Resistenza, tra Hamas e Obama

Una parola controversa, significati diversi, ma sia il movimento islamista sia il nuovo presidente americano l’hanno usata. E la sua comparsa è uno degli elementi importanti in questa singolare fase del Medio Oriente.

Niente Palfest a Gerusalemme

Il Palestinian Literature Festival è stato bloccato dalle autorità israeliane. Non s’ha da fare, ma il console britannico ha invitato tutti a casa sua, al British Council.

I muri si possono abbattere

Ratzinger va a Betlemme e fa politica. Sì allo stato palestinese, prego perché venga tolto l’embargo a Gaza, i muri vengono facilmente costruiti, ma non durano per sempre.

I muri si possono abbattere

Ratzinger va a Betlemme e fa politica. Sì allo stato palestinese, prego perché venga tolto l’embargo a Gaza, i muri vengono facilmente costruiti, ma non durano per sempre.

Gerusalemme diventi veramente città della pace

Benedetto XVI descrive la durezza di una città come Gerusalemme: "Ebrei, musulmani e cristiani, allo stesso modo, chiamano questa città la propria casa spirituale. Ma quanto bisogna fare per trasformarla veramente in una “città della pace” per tutti i popoli, dove tutti possano venire in pellegrinaggio in cerca di Dio, e poter sentire la sua voce”.