La lezione del conflitto libico
A Bruxelles ieri la dissonanza di suoni e strategie è stata ancora più potente. Tutti uniti ma come e fino a dove? Cosa insegna l’ultima guerra nel Mediterraneo.
A Bruxelles ieri la dissonanza di suoni e strategie è stata ancora più potente. Tutti uniti ma come e fino a dove? Cosa insegna l’ultima guerra nel Mediterraneo.
Il ticket out dall’Afghanistan è la somma che i paesi occidentali, a cominciare dagli Stati uniti, saranno disposti a mettere sul piatto dal 1° luglio 2011 quando, formalmente, dovrebbe iniziare il ritiro dei primi soldati americani.
Se l’attentato di ieri a Kabul rientra, bene o male, nella routine della guerra afgana, l’assalto al compound dell’Onu di due giorni fa, le manifestazioni nello stesso giorno a Kabul ed Herat e i fatti di ieri a Kandahar, indicano invece un salto di qualità o, quantomeno, la nascita di una nuova strategia della guerriglia, o di parte di essa…
E’ difficile prevedere una rivoluzione e sarebbe anzi più augurabile che le turbolenze pre rivoluzionarie fossero percepite da un ascolto attento che le trasformi in un dialogo aperto anziché in movimento antagonista. E spesso è solo questione di ascoltare. Ma per farlo bisogna scendere in strada. Ai piani alti certi mormorii proprio non arrivano. Una lezione afgana.
L’aeroporto militare di Kabul è lo specchio della nostra arroganza e persino della nostra stupidità. Il manifesto di una distanza che sembra sempre più incolmabile tra occupazione militare e destino del popolo…
Alla manifestazione per l’acqua pubblica. Molta energia ma nessuna bandiera arcobaleno. Perché si deve aspettare ancora una settimana per dire che siamo contro la guerra. Un commento.
Tra esibizioni muscolari, prudenze e ritrattazioni ognuno legge le carte come gli pare.
L’intervento delle truppe saudite a fianco della dinastia degli Al-Khalifa non ferma gli scontri e le proteste, ma rischia di innescare una pericolosa escalation.
Non è la No fly Zone la soluzione di cui al Libia ha bisogno. La storia recente dovrebbe averci insegnato che la via militare non solo è l’ultima chance cui si deve ricorrere ma che è anzi la peggiore delle soluzioni.
Infuriano i combattimenti a Zawiya, contesa tra le truppe fedeli a Gheddafi e i ribelli che sembrano avere la meglio.
Il caso per ripensare gli strumenti diplomatici e far valere la politica e il dialogo sulle tentazioni di nuove avventure militari. Facendo un salto di qualità ineludibile.
“Offuscata e messa in secondo piano dalle vicende mediorientali e del Maghreb, la guerra in Afghanistan continua però ad andare avanti, che i grandi giornali o le tv lo ignorino o meno”.