Atenei sull’orlo del collasso. Occupati i rettorati
Maristella Iervasi
La protesta degli Atenei contro la controriforma Gelmini, annunciata nei giorni scorsi, è stata un successo. Università in subbuglio ovunque.
Esami saltati, studenti sdraiati contro la forbice del duo Gelmini-Tremonti. E ancora: raccolta di firme a Salerno e lezioni a rischio a Milano come a Palermo, Roma e Firenze. La protesta degli Atenei, annunciata nei giorni scorsi, è stata un successo. Università in subbuglio ovunque, la manifestazione contro la controriforma Gelmini è scattata all'unisono a mezzogiorno. Tutti i rettorati sono stati "simbolicamente" occupati. E la mobilitazione contro i tagli che mette gli Atenei in ginocchio non cessa: domani la protesta si sposta sotto il Senato, dove è in discussione il contestatissimo disegno di legge di riforma. Una mobilitazione contro le misure sul trattamento economico, il reclutamento e la riorganizzazione della governance, voluti dalla ministra "unica" dell'Istruzione. E alla "ribellione" hanno aderito tutti: docenti, ricercatori, precari, lettori, personale tecnico-amministrativo e gli studenti (Udu, Cipur-Confsal, Cisal, Flc-Cgil, Link-Coordinamento Universitario, Snals-Docenti Università, Ugl-Università e Ricerca, Uilpa-Ur, e tanti altri) .
Insomma, il momento del "collasso" si avvicina e «già oggi molte università sono in una condizione di deficit crescente che impone il taglio dei corsi, dell'offerta formativa, della ricerca», continua il sindacato. Al problema delle risorse si aggiunge la vertenza dei ricercatori a tempo indeterminato a cui la riforma al vaglio del Senato sbarra la strada: resteranno fuori da ogni possibilità di carriera poichè la loro figura viene eliminata: ci saranno solo ricercatori a termine a cui vengono garantiti percorsi più definiti di carriera. Entro sei anni, ci sarà «una concorrenza spietata – dicono i ricercatori- tra vecchie leve (alcuni insegnano da decenni negli atenei) e nuovi assunti per i pochi posti da docente».
Assemblea con il segretario della Flc-Cgil Mimmo Pantaleo a Tor Vergata , poi l'occupazione del rettorato. Argomento: la scarsità di risorse sul piatto per gli atenei. «La drammatica condizione in cui versano le università per effetto dei tagli al finanziamento in parte già attuati, ed in parte da attuare nel 2011 e 2012 – sottolinea la Flc Cgil- metteranno in ginocchio il sistema. Una proiezione della conferenza dei rettori stima all'1 gennaio 2011 il momento di insostenibilità finanziaria per gran parte degli atenei».
Alla Sapienza l'assemblea del personale e degli studenti ha proclamato per il prossimo ottobre «lo stato di agitazione e la mobilitazione generale dell'intera comunità universitaria». Una mobilitazione che sarà messa in atto «attraverso il rifiuto degli incarichi didattici da parte dei precari e dei ricercatori, iniziative di lotta del personale tecnico amministrativo, con scioperi a scacchiera nei servizi, e mobilitazioni generali degli studenti». La Sapienza chiede «un finanziamento adeguato per il sistema universitario», dice "no" al «blocco delle assunzioni che priva i precari di ogni possibilità di stabilizzazione» e sollecita «un piano di assunzioni straordinario». Qui però l'occupazione del rettorato non c'è stata, ma è slittata a domani. Il motivo? Il rettore Luigi Frati ha "anticipato" l'azione simbolica degli studenti prendendo la parola nel corso dell'assemblea d'ateneo: "L'ltalia investe un terzo rispetto all'Europa in ricerca, due terzi sull'università», ha detto il rettore. In questo quadro, il ddl proposto dal ministro «contiene elementi illogici – ha continuato Frati – come quando si dice che i ricercatori a tempo determinato, finiti i contratti, devono poter essere assunti come docenti: con quali soldi? e che accadrà degli altri 20.000 ricercatori che ci sono già nell'università?».
Occupazione simbolica del rettorato dell'università di Firenze e assemblee di docenti, ricercatori, precari, tecnici e amministrativi degli atenei di Firenze, Pisa e Siena per protestare contro la riforma Gelmini. L'assemblea di Firenze ha approvato un documento in cui si chiede «la convocazione degli Stati generali dell'università prima dell'approvazione definitiva del ddl Gelmini». L'assemblea di Pisa ha approvato una mozione nella quale chiede al rettore Marco Pasquali di «procedere all'assunzione degli stabilizzandi e di revocare i provvedimenti di prepensionamento coatto contro i ricercatori e di perseguire per essi una soluzione concordata e volontaria come per associati e ordinari». La mozione chiede inoltre «un chiaro pronunciamento da parte degli organi di governo sui contenuti del disegno di legge sulla riforma dell'università in discussione al Senato e l'avvio sin da subito delle procedure per i concorsi per ricercatore».
A Firenze, sotto gli striscioni di Cgil, Cisl, Uil e Rsu dell'università hanno preso la parola in tanti per esprimere preoccupazione e rabbia per la "controriforma" che – secondo i lavoratori – è tesa a privatizzare e ridurre «la formazione», alla «riduzione della ricerca di base negli atenei», alla «dequalificazione della didattica» e all«assoggettamento della cultura al potere politico e alle logiche del profitto». In un'aula del rettorato gremita di persone, Pierandrea Lo Nostro ha letto il documento del Coordinamento dei ricercatori in cui «si rileva con grande preoccupazione l'improvviso e radicale stravolgimento dello stato giuridico dei ricercatori i quali vengono de facto equiparati ai docenti dal punti di vista degli obbligi didattici senza alcun adeguamento stipendiale».
Sit-in degli universitari anche a Cagliari, poi l'incontro con il rettore Giovanni Melis. «Condivido le preoccupazioni espresse da ricercatori e studenti – ha detto il rettore -. Non credo sia possibile riformare l'Università proponendo come unico strumento il taglio delle risorse. Serve l'intervento della classe politica – ha aggiunto Melis – .Di recente, ho personalmente manifestato forti perplessità anche durante l'audizione davanti alla Commissione Cultura della Camera e in alcuni documenti inviati alla classe politica sarda». «La riforma Gelmini – ha spiegato Enrico Puddu, uno degli studenti promotori del sit-in – rischia di danneggiare la nostra università: questa manifestazione vuole dimostrare che non abbiamo alcuna intenzione di abbassare la guardia».
Fonte: L'Unità
18 maggio 2010